
E’ libero il pusher di Maddalena Urbani, la ragazza morta per un’overdose il 27 marzo del 2021 in un’abitazione in via Vibio Mariano, quartiere Tomba di Nerone, sulla Cassia.
Scende infatti a 4 anni e sei mesi, in Appello, la condanna per Abdulaziz Rajab, il pusher siriano a cui è stato contestato l’omicidio colposo per la morte della ventenne. L’uomo in primo grado era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. Per lui i magistrati hanno disposto il ritorno in libertà.
I giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno inoltre condannato a tre anni Kaoula El Haouzi, amica della ragazza, riformulando per lei l’accusa in omicidio colposo.
Nel procedimento si erano costituiti parte civile la madre e il fratello della vittima. “Anche il processo di secondo grado ha stabilito che Maddalena poteva essere salvata se soccorsa tempestivamente. Ha avuto una drammatica agonia durata circa 15 ore ma nessuno ha chiamato il 118”, ha commentato il loro legale Giorgio Beni.
la vicenda
Maddalena era figlia di Carlo Urbani, medico e microbiologo nato nel 1956 in provincia di Ancona e morto a Bangkok nel marzo del 2003, noto per esser stato il primo a identificare e classificare la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, Sindrome Respiratoria Acuta Grave) o “polmonite atipica”, la malattia al centro dell’epidemia esplosa in Estremo Oriente tra il 2002 e 2003 che provocò 774 vittime accertate, tra cui lui stesso.
Come stabilito nel primo processo, Maddalena morì a causa di un mix di droghe e medicine che, stando alla ricostruzione degli inquirenti, vennero assunte nell’abitazione del siriano nella notte fra il 26 e il 27 marzo del 2021. La ragazza poteva però essere salvata se anziché chiamare finti medici che le iniettarono naloxone e che le fecero massaggi cardiaci, fosse stato chiesto subito aiuto al 118.
In quella notte accadde infatti di tutto in quell’appartamento di via Vibio Mariano. La ricostruzione di quelle terribili ore nel nostro articolo di pochi mesi dopo il decesso della giovane.
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