Home AMBIENTE Aree verdi, sponde del Tevere, chi deve  pulirle? Il nodo delle competenze

Aree verdi, sponde del Tevere, chi deve  pulirle? Il nodo delle competenze

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Galvanica Bruni

Da anni siamo abituati, quando si tratta di rimozione dei rifiuti da aree verdi, dai grandi parchi e dalle sponde del Tevere, ad assistere a un conflitto di competenze tra Regione e Comune con una sola e logica conseguenza, sono i cittadini a pagare lo scotto. Sarà la complessità di leggi e norme oppure la personale interpretazione a generare confusioni istituzionali, fatto sta che raramente se ne viene a capo.

Per chi come noi da anni si interessa delle situazioni di degrado di Roma Nord con particolare riguardo alle aree verdi, parchi e riserve, è diventato un imperativo fare luce in particolare su due aspetti importanti della questione: a chi compete la rimozione dei rifiuti  all’interno delle aree protette e a chi sulle sponde del Tevere. Impresa non facile data la complessità della materia.

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Per quanto riguarda le aree protette (riserve e parchi) è “comune sentire” che la pulizia delle stesse debba competere agli enti gestori. In realtà questi hanno solo la responsabilità della “salvaguardia ambientale” che consiste nella protezione, vigilanza e ripristino delle aree naturali danneggiate.

“Roma Natura” è un Ente regionale che gestisce il sistema delle aree naturali protette nel Comune di Roma; 17 aree tra riserve, parchi e monumenti naturali per un totale di 16.000 ettari di cui garantisce la “salvaguardia ambientale” non avendone però la proprietà. Basterebbe in fin dei conti dare una occhiata all’organico dell’Ente per capire come Roma Natura non abbia strumenti operativi (eccezion fatta per i guardiaparco che fanno altro lavoro) per tenere pulite le aree.

Ma a fare chiarezza in merito alle competenze c’è una Legge Regionale, la n.29 del 6 ottobre 1997, che assegna in modo chiaro i compiti di “Roma Natura”.

Infatti in una comunicazione del 10 aprile 2008  diretta ai Presidenti di tutti i municipi e ai comandi di Polizia Locale la Regione Lazio ribadiva che ai sensi della citata legge “Roma Natura non è proprietario né possessore dei terreni” e pertanto di non avere alcuna competenza su “pulizie e bonifiche dei terreni, manutenzione del verde, potature e rimozione di alberi pericolanti, rimozione di accampamenti abusivi” azioni che competono invece ai proprietari o ai soggetti ad essi addetti. Nella stessa lettera si evidenziavano i compiti dell’Ente tra cui il rilascio dei vari nulla-osta, la sorveglianza del territorio, la gestione della fauna selvatica.

Fatta chiarezza su questo aspetto è da definire a chi compete la pulizia delle rive del Tevere, materia più complessa dato l’alto numero di soggetti interessati: Regione, Comune, Demanio, Autorità di bacino, Vigili del Fuoco, Capitaneria di porto e tanti altri.
E’ proprio l’alto numero di enti competenti a creare attriti o situazioni che si vanno trascinando da anni come la discarica di Via del Baiardo o quella sulle scalinate del ponte Duca d’Aosta.

Anche in questo caso il “comune sentire” ritiene che sia un compito della Regione dal momento che ha competenza sull’alveo e sulle aree golenali (l’alveo è quella parte del fiume occupata dalle acque mentre l’area golenale è quella tra la riva e l’argine e che può ricevere le acque in caso di eventi alluvionali).

In realtà una legge che disciplina la questione c’è e anche se molto complessa e articolata (700 pagine) che non dovrebbe lasciare dubbi: parliamo del “Codice dell’Ambiente” ovvero il DL n. 152 del 3 aprile 2006  e in modo particolare degli articoli 183, rifiuti urbani, e del 198, competenze. Vediamoli nel dettaglio.

Secondo l’art. 183 i “rifiuti urbani” sono  “carta e cartone, vetro, metalli, plastica, rifiuti organici, legno, tessili, imballaggi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di pile e accumulatori e rifiuti ingombranti, ivi compresi materassi e mobili”  e poi quelli: “di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua”.

La legge è chiara perché definisce “rifiuti urbani” quelli che si trovano sulla riva del fiume, Tevere o Aniene che sia: ma a chi compete rimuovere i “rifiuti urbani”? Sebbene la risposta sembri essere scontata a chiarirlo da un punto di vista della norma è l’art. 198 “Competenze dei comuni” che precisa  che i comuni stabiliscono  “le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani. Anche il Consiglio di Stato con numerose sentenze tra cui la  n.3895 del 2020 lo ha confermato.

Vale anche sottolineare come lo spirito del “Codice dell’ambiente” sia improntato in realtà alla “collaborazione” tra enti ed istituzioni e questo allo scopo sia della tutela dell’ambiente che di quella del cittadino; ogni contrasto in materia dovrebbe pertanto essere accantonato e non trasformato in oggetto di scontro.

Noi non siamo degli esperti in leggi e magari potremmo anche esserci lasciati sfuggire qualcosa ma anche i “Contratti di fiume” sembrano proprio voler confermare quanto scritto.

Francesco Gargaglia

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1 commento

  1. E’ tipico del comportamento italico frammentare le competenze per non avere responsabili.
    Se non siamo capaci noi, ispiriamoci alle capitali europee dove lo cose sembrano funzionare meglio come Parigi e Londra che, essendo anche loro attraversate da fiumi, gestiscono efficacemente (almeno a mio parere) la pulizia dei loro beni fluviali.

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