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Quel gazebo solitario a Ponte Milvio

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Storie persone e ricordi di Vigna Clara

Da circa due settimane un gazebo elettorale di Luciano Nobili, coordinatore regionale del Lazio di Italia Viva e candidato alle prossime elezioni regionali,  è in mostra sul piazzale della Torretta Valadier di Ponte Milvio.  Non si può non notarlo, spicca perché solo, spicca perché bianco ma spicca perché spesso è chiuso.

Di quale utilità sia ai fini elettorali è tutto da capire. Quanto invece stoni è del tutto chiaro mentre sfugge invece il razionale per cui sia stato autorizzato dal Campidoglio (è da lì che è arrivato l’ok).

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Sfugge il razionale, anche perché il Consiglio del Municipio XV una dozzina di anni fa aveva proprio deliberato di “Non autorizzare più alcuna iniziativa da realizzare nel piazzale antistante la Torretta Valadier a Ponte Milvio fatta eccezione per importanti iniziative istituzionali e culturali, le quali comunque non dovranno avere alcun carattere commerciale – pubblicitario”.

Posto che non ci sia nulla di istituzionale e culturale in un gazebo elettorale mentre è incontrovertibile la sua natura pubblicitaria, ne consegue che la volontà dei parlamentini municipali vale molto poco lassù, sul colle capitolino.

Claudio Cafasso

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8 COMMENTI

  1. Caro Claudio Cafasso crediamo proprio che stavolta nelle tue attenzioni e cure alle attività sociali e politiche del quartiere tu abbia commesso un errore di strabismo. Le cose non stanno come tu le esponi.
    Il gazebo è attivo da sabato 14 gennaio con un presidio di volontari della lista Terzo Polo Italia Viva e Azione dalle ore 10.30-13 e 15.30-18, minuto più minuto meno.
    Il fine della presenza è nel sostegno alla candidatura di Alessio Amato alla Presidenza della Regione e dei candidati Consiglieri della lista Terzo Polo Calenda Italia Viva Azione. In particolare di Luciano Nobili vi è una “vela” con la sua immagine in mostra quando il gazebo è aperto per attività informativa e di propaganda.
    I permessi per il gazebo ovviamente sono stati richiesti sia al Comune che alla Questura. Riteniamo che l’importante l’attività civica di informazione politica che svolgiamo non rientri nella fattispecie del tuo richiamo “sfugge il razionale”. E troviamo del tutto improprio (se non offensivo) definire “incontrovertibile natura pubblicitaria” il sostegno al prossimo Presidente della Regione Alessio D’Amato, (ce lo auguriamo tutti) e ai Consiglieri.
    Sottolineiamo che presso il gazebo viene presentato ai cittadini elettori il programma politico e amministrativo del Presidente e dei Consiglieri dei prossimi 5 anni.
    Ci duole, anzi, che non ci siano altre forze politiche in appoggio alla candidatura di D’amato presenti nella frequentata e importante area di Ponte Milvio con pari impegno informativo elettorale.
    Salutiamo ribadendo la consueta stima nei tuoi confronti.

    Cristina Candidi e Giuseppe Maria Berruti
    Coordinatori Italia Viva del XV municipio.

  2. Il gazebo bianco a ridosso della Torretta del Valadier riapre antiche questioni, con molta evidenza mai risolte.
    Nel caso specifico, poi, molteplici sono gli ingredienti che condiscono la circostanza, in ogni caso – subito e a scanso di equivoci – da censurare fermamente.
    Cercherò di rimanere nei binari giusti, poiché proprio questo affollamento di componenti potrebbe introdurre il rischio di “uscire dal seminato”.
    Specie in questo periodo nel quale siamo bombardati da frasi che alludono al dito guardato al posto della luna indicata dal dito medesimo.
    Il focus è – e deve rimanere – il rispetto per gli ambienti urbani a forte valenza storico-culturale.
    L’UNESCO li definisce HUL, Historic Urban Landscape e definisce una rigorosa disciplina a loro salvaguardia.
    Ma a Roma, la Città Eterna, sito della WHL UNESCO (World Heritage List), scarsissima è la sensibilità nei confronti di queste tematiche, oserei dire nulla.
    A tutti i livelli, in cascata libera dagli Amministratori, ai politici tout court, fino ai cittadini che, del resto, dai primi due sono (male)educati.
    Ahimè molteplici sono gli esempi nella cosiddetta città storica e, da sempre, il povero Piazzale Ponte Milvio non è immune da sfregi, degrado gratuito e sciatta mancanza di attenzione e rispetto.
    In più occasioni i cittadini accorti (sempre di meno) hanno condotto battaglie in difesa del decoro del luogo di straordinaria importanza e memoria storica. Spesso anche con successi puntuali e occasionali legati a presenze inopportune di installazioni pubblicitarie, uova enormi, improbabili cubi, macchine di ogni genere e cilindrata.
    Ma, appunto, vittorie “di Pirro”, come si direbbe. Mai niente di strutturale e definitivo, ad ogni buona occasione si ritorna in scena con sgangherate tridimensionalità in copertura di visuale sulla Torretta o sul Ponte Mollo.
    Si trattasse anche, come nel caso censurato, di “semplici” candidi gazebi.
    Viene dichiarato che il Comune, al proposito doverosamente interpellato per i regolari permessi di “occupazione suolo pubblico” (presumo), li abbia regolarmente concessi. Aggravante!
    Infatti ci risiamo con la scarsa (leggi “nulla”) sensibilità dei nostri Amministratori che concedono permessi come se il suolo pubblico da occupare fosse in qualsiasi altra parte anonima, e priva di testimonianze storiche, della città.
    Senza dire (ma lo dico) della spiccata attenzione e rispetto per i “mini-sindaci” che governano quei territori sulla destinazione d’uso dei quali il Comune interviene senza neanche consultarli.
    Almeno spero che questo non sia accaduto.
    E già, altrimenti sarebbe una ulteriore aggravante, stante il fatto che – come giustamente ci ricorda Cafasso nella sua encomiabile denuncia – “… il Consiglio del Municipio XV una dozzina di anni fa aveva proprio deliberato di “Non autorizzare più alcuna iniziativa da realizzare nel piazzale antistante la Torretta Valadier a Ponte Milvio fatta eccezione…”.
    Non saprei proprio cosa sarebbe meglio tra lo “scavalcamento” istituzionale (a proposito di mancanza di “cultura delle istituzioni” della quale si parla tanto in questi giorni), o la “distrazione” dell’attuale Consiglio Municipale nei confronti delle proprie decisioni, ancorchè vecchie di un decennio o poco più.
    E fin qui ci siamo.
    La fattispecie “politica” aggrava ulteriormente il quadro, a mio avviso assolutamente indifendibile.
    Poichè il terreno si fa scivoloso e, in maniera troppo facile, potrebbe rimanere scoperto un determinato fianco, sottoponendolo indifeso all’accusa di faziosità, preciso che quanto scriverò in seguito (come tutto fin qui esposto) avrebbe avuto gli stessi identici contenuti qualunque fosse stata la bandiera partitica sul pennone del gazebo. Apprendiamo, tra l’altro, questo essere integrato in orario di apertura anche da una “vela” con un bel faccione del politico di turno a fare ombra al “paesaggio storico urbano” (HUL).
    Infatti, è proprio dai politici, e dai partiti che li sostengono, che sarebbe da aspettarsi quella attenzione e cura del dimenticato “bene comune” (cos’altro se non massimamente rappresentato dal nostro Patrimonio), attenzione e cura che avrebbe dovuto consigliare loro minore superbia e prepotenza, semplicemente spostandosi qualche metro più in la, nella frequentata e importante area di Ponte Milvio.
    Preoccupa, personalmente allontana, la dimostrazione di questa totale mancanza di sensibilità, cultura e attenzione.
    Come a dire, se queste sono le premesse, quale tipologia di avveduta amministrazione costoro potranno garantire?
    Ripeto, non sono minimamente interessato alla bandiera partitica esposta. Il mio commento è valido per l’intero arco costituzionale.
    Un ultima parola sulla querelle relativa alla natura pubblicitaria dell’iniziativa, come scrive Cafasso, e l’attività civica di informazione politica (propaganda elettorale) come scritto nel commento.
    La scienza del marketing (di derivazione anglosassone), infatti, ci dimostra fin dagli anni novanta del secolo scorso (precedenti in Kotler e Levy del 1969), come sia ormai usuale misurarsi con il cosiddetto marketing politico, applicando le stesse regole di mercato a qualsiasi organizzazione che offrisse un servizio.
    Il concetto di marketing, infatti, è inteso a guardare un prodotto in relazione alla capacità del prodotto di soddisfare i bisogni. Lo scopo del marketing politico è, sì, far vincere le elezioni politiche a candidati e partiti, ma anche stabilire una connessione e stabilire una relazione a lungo termine con gli elettori e le loro esigenze
    L’inizio del marketing politico è legato all’indebolimento del rapporto tra partiti politici e cittadini, per recuperare il quale gli stessi vengono trattati da “pubblico consumatore”.
    E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti noi.
    Ma questo, molto apparentemente, è un altro discorso.
    Concludo con l’auspicio che chiunque vorrà amministrare il vasto territorio della Regione, della Città Metropolitana, e infine del Municipio, sappia – e voglia – rispettare la memoria storica e le testimonianze, materiali e immateriali, dei luoghi.
    Rappresentano l’irrinunciabile patrimonio di tutti noi, il nostro diritto alla cittadinanza (del Mondo).
    Paolo Salonia
    architetto e cittadino

  3. Spesso in questi giorni ho contribuito ad animare quel solitario gazebo.Mi ha mosso una motivazione politica ancora forte,in un clima che appare di sostanziale indifferenza per le sorti della regione.Forse sono forme poco efficaci,volte piu’ al contatto personale che alle fanfare mediatiche.Forse sortiranno pochi risultati,ma sono forme di fare politica alternative a quelle on line,e non si escludono: sappiamo usare anche quelle mediatiche,ma il contatto umano continua a sembrarci importante anche se difficile.La militanza langue in tutti i partiti ma quella che c’e’ va salvaguardata perche’ ha un valore civico irrinunciabile.Cordiali saluti

  4. Ha ragione Giampiero Mughini quando afferma che i partiti politici non hanno più ragione di essere e di esistere; quello che deve fare la politica (senza partiti) è di occuparsi delle esigenze degli italiani, specie dele classi più deboli e indifese: lavoro, casa, sanità, sostegno ai disabili, istruzione.
    Tutto il resto oggi non significa più nulla.

  5. Partendo dal presupposto che i partiti o, comunque, le liste elettorali dovrebbero sempre dare l’esempio ed essere nel pieno rispetto di ogni normativa, sarebbe sicuramente più opportuno collocare tali gazebo in posizioni non attigue a siti di interesse storico-culturale.
    Quindi, nel dubbio perché vicino alla Torretta Valadier e non nella Piazza?
    Infine, una battuta. Nel 2023 pensate davvero che le persone scelgano di votare in base al volantino o al gazebo?

  6. Mi rivolgo al mio amico fraterno Paolo Salonia, architetto e cittadino, come ama definirsi e lo fa non certo per forma di vanteria ma per meglio far comprendere l’area estetica sociale e civica entro la quale lancia i suoi strali.
    Abbiamo fatto tante piccole battaglie insieme, ma stavolta proprio non ti comprendo Paolo. E non comprendo soprattutto la sottovalutazione di un impegno politico che tu riduci a marketing, a manifestazione di natura pubblicitaria, quando nella nostra società c’è tanto più bisogno di partecipazione e conoscenza politica.
    Le tue accuse contro gli artefici concreti del gazebo, presentati come soggetti di totale mancanza di cultura, sensibilità e attenzione al Bene Comune. E quale credibilità potrebbe mai avere una dirigenza politica con queste caratteristiche di base?
    A me che sono stato in piazza per anni a presentare programmi e candidati, a dare la mera informazione del rinnovo dell’Ente territoriale che fornisce alla comunità gli essenziali servizi le tue parole appaiono lunari. ( a tal proposito segnalo che un cittadino su due non è a conoscenza che il 12 e 13 si vota per il Consiglio e il Presidente regionale)
    Sotto i bombardamenti a Sarajevo, erano note le raccomandazioni dell’Unesco e gli Historic Urban Landscape, ma colui che si fosse messo a disquisire dove collocare gli ospedali da campo sarebbe stato altrettanto lunare.
    Ecco a me pare per tanti versi che siamo in una analoga situazione (meglio comunque essere bersaglio di parole piuttosto che di bombe!) e che l’ondata di incultura, demagogia, populismo riversata in tanti anni sul cittadino elettore possa essere contrastata e recuperata solo con un impegno politico che favorisca conoscenza e consapevolezza. l’impegno politico è esso stesso un bene e va salvaguardato. Anche un modesto impegno politico che si concretizza in colloqui con i cittadini in luoghi gradevoli come la frequentata area antistante la Torretta di Ponte Milvio accanto a un bianco capanno.

    • Caro Bruno, caro amico mio,
      concordo pienamente – e come potrei non farlo – con quanto scrivi relativamente alla indifferibile necessità di partecipazione e conoscenza politica (quante volte abbiamo affrontato insieme tali argomenti!).
      Ed è proprio con simili significati che ho inteso risolvere quella che ho definito querelle (pubblicità vs propaganda elettorale) richiamando (provocatoriamente) la “scienza del marketing”, perchè a tanto è ridotta la politica dei “personalismi” (più o meno carismatici).
      Fenomeno tanto diffuso che è nata una scienza sociale per definirne i contorni ed interpretarlo. Sperabilmente affinchè tutto sia ricondotto nel giusto alveo della Politica.
      Del resto, il “mezzo” (il gazebo) rappresenta un travestimento mediato dal mondo della “vendita del prodotto”. Per lo meno a quello rimanda, forse inconsapevolmente.
      Ma ora non voglio procedere su questo terreno, che non era questo lo scopo del mio intervento.
      Ribadisco i concetti espressi: non si può, né si deve, utilizzare il Patrimonio Storico come utile fondale (quando non addirittura come “specchietto”) per i propri “colloqui con i cittadini in luoghi gradevoli”.
      Far rinascere la Politica e riavvicinare ad essa i cittadini è una cosa, rispettare i luoghi di memoria e di bellezza è un’altra.
      Anzi, aggiungo che probabilmente anche con il buon esempio della pratica di tale rispetto più facilmente si possa riavvicinare i cittadini ai significati fondanti della Politica, accendendo in loro la voglia di partecipazione.
      Vale per tutto l’arco costituzionale.
      Non credo di sostenere concetti lunari.
      Con stima e affetto immutati
      Paolo

  7. Egregi, quante parole spese per deviare l’attenzione dal problema ! Qui in discussione non c’è la vostra passione politica ma il fatto che voi l’abbiate voluta esercitare tramite un’antiestetica tenda montata dove non dovevate. Fatela dove volete la politica e la campagna elettorale ma lasciate stare i monumenti. E quello che sconcerta, egregi signori, è anche che il Comune vi abbia dato l’autorizzazione a montare quella tenda. Meno male che entro venerdì sera dovrete smontarla !

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