
Ottanta minuti nella Londra vittoriana del XIX secolo, tanto accogliente, con le sue case ampie e ben riscaldate, quanto ostile lungo le sue strade nebbiose e piene di pericoli. Tuttavia, il male non fa distinzioni di classe o posizione sociale, alberga ovunque e in ciascuno di noi, senza eccezioni, è la tenebra che ingaggia un duello costante con la luce nel campo di battaglia che è la nostra anima.
Partiamo da qui, da queste atmosfere e da queste suggestioni, ottimamente restituite, per parlare della prima rappresentazione de Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde, che è in scena al Teatro Ciak (via Cassia, 692) fino a domenica 12 febbraio. La storia è nota, paradigmatica, è diventata la metafora dell’ambivalenza del comportamento umano fin dal lontano 1886, quando il racconto di Robert Louis Stevenson venne pubblicato per la prima volta, riscuotendo immediatamente un successo clamoroso.
Portare una vicenda del genere a teatro non è un’operazione facile, se si considerano la popolarità dell’opera e gli innumerevoli adattamenti per il cinema e la televisione. Cosa si può aggiungere? Cosa si può dire, che non sia stato già detto in precedenza?
Matteo Tarasco, che ha curato la traduzione, l’adattamento e la regia, riesce nell’intento di interpretare la storia senza stravolgerla, rispettandola e mantenendone il linguaggio forbito e gustoso. Il regista individua nel classico un’ulteriore chiave di lettura, evidenziando il carattere decisivo del libero arbitrio e mettendo in rilievo la necessità o la possibilità di due anime che si riconoscono come guardandosi in uno specchio.
A questo scopo inserisce il personaggio di Mary, la cameriera del dottor Jekyll, assente nel racconto di Stevenson e assai ben interpretata da Linda Manganelli, la quale, rendendosi conto della lotta interiore che devasta il suo padrone, gli rammenta costantemente che esiste o può esistere una via d’uscita. È troppo tardi? Oppure, l’alternativa non può che essere obbligata, a un certo punto?
Ruben Rigillo passa con estrema disinvoltura ed efficacia dalle maniere raffinate e amichevoli del dottor Jekyll ai modi decisamente inurbani (eufemismo vittoriano) che caratterizzano mister Hyde. Qui si compiono efferatezze di ogni tipo e le tracce conducono alla casa e al laboratorio del dottore!
Se ne accorge per primo Poole, il suo domestico (molto bene Giovanni Carta), che lo tiene costantemente d’occhio, e poi inizia a preoccuparsi anche l’amico e avvocato Utterson, solidamente interpretato da uno strepitoso Enrico Ottaviano. Al riguardo, forse, potrebbe fare qualcosa il permaloso Hastie Lanyon (Amedeo D’Amico), che è amico dei due e che pure lui, fatalmente, è un po’ Jekyll e Hyde, ma poi succede che…
Il successo di questo spettacolo non è ascrivibile soltanto alla bravura del cast artistico: la compagnia dello Stabile del Giallo comprende tecnici d’eccezione, che ben lavorano dietro le quinte e che sono in grado di proporre un palco accattivante, di grande atmosfera, come si diceva all’inizio, che garantisce un’immersione ininterrotta in un altro secolo e in un altro mondo. Citiamo, in particolare, Francesco Ghisu (scene), Valentina Bazzucchi (costumi) e Marco Catalucci (disegno luci).
save the date
Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde è in scena al Teatro Ciak (via Cassia, 692) fino a domenica 12 febbraio. Da giovedì a sabato le rappresentazioni iniziano alle ore 21, la domenica alle ore 17.30.
Per informazioni e prenotazioni si può inviare una mail a info@teatrociakroma.it o telefonare al numero 0633249268. I biglietti possono essere acquistati on line (cliccando qui) o al botteghino del teatro (martedì-sabato 10-13 e 16-19, domenica 10-13).
Giovanni Berti
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