
Una città paralizzata per il successo continentale della Roma, che riconquista un trofeo europeo dopo 61 anni, i bus diretti al Circo Massimo in netto ritardo rispetto alla tabella oraria e i tifosi che hanno scortato (a piedi, in bicicletta, in motorino o con l’auto), i pullman scoperti con i protagonisti della Conference league sin dalla partenza.
Hai voglia a cercare un pertugio, la Cristoforo Colombo tutto sembrava, ieri pomeriggio, tranne una strada a più corsie e a scorrimento veloce. Clacson a ritmi alternati e cori da stadio, mentre i giocatori salutavano la folla e Josè Mourinho firmava bandiere, sciarpe e tutto quel che gli veniva passato dal popolo romanista.
Nel volto degli autisti la sofferenza di chi era costretto a viaggiare lemme lemme e a inchiodare praticamente ogni metro del percorso, nonostante le attenzioni delle feste dell’ordine. Sfottò all’indirizzo degli amatissimi nemici di Lazio e Juventus, un vortice di emozioni senza eguali.
Ai totali, la folla che ha idealmente abbracciato la Roma (come nelle manifestazioni di piazza si viaggia a tentoni coi numeri, chi dice duecentomila persone e chi un milione e mezzo di cuori romanisti partecipi dei festeggiamenti, nda) ha dimostrato come la “fame” di successi si sia impadronita di tutti.
Di “pischelli” e nonnette, di bambini e belle signore. E pure di Argo, che – assicurano i “familiari” del Golden retriever di nove anni e mezzo – ha assistito alla finalissima con la sciarpa giallorossa al collo.
Massimiliano Morelli
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