
Il 2 febbraio si è celebrata in tutto il mondo la “Giornata delle aree umide”, un evento che, caduto in un giorno feriale, non ha potuto coinvolgere, nonostante le numerose iniziative, un gran numero di persone.
La “giornata”, istituita nel 1997 e riconosciuta recentemente anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è nata a seguito degli accordi di Ramsar, cittadina dell’Iran, dove quasi 200 paesi hanno stipulato una convenzione a protezione delle “aree umide”.
Le aree umide, la cui importanza anche da un punto di vista della salvaguardia ambientale sono fondamentali, comprendono non solo le paludi o i delta dei grandi fiumi ma anche specchi d’acqua piccoli e grandi, naturali o originati dall’attività antropica (come ad esempio le grandi cave che con l’acqua piovana si trasformano in laghi).
Roma Natura, l’Ente regionale di protezione delle riserve del Comune di Roma, proprio in riferimento alla “Giornata delle aree umide” ha organizzato per il 6 febbraio una visita guidata ai laghetti di Pomezia, in Via delle Solfatare (una traversa della Via Pontina) nella Riserva di Decima Malafede. La visita della durata di due ore (prenotazione obbligatoria al n.tel. 3480851532) interesserà particolarmente “il lago Rosso”, generatosi all’interno di una gigantesca cava.
In realtà i laghi della zona, la cui colorazione è legata alla presenza di minerali solforosi e ferrosi, sono tre, il Rosso, il Bianco e il Verde (curiosamente un tris patriottico).
Tutto il territorio del comune di Roma presenta un gran numero di “aree umide”: dalle grandi “vie d’acqua” agli specchi d’acqua all’interno di parchi o riserve ( Villa Ada, Villa Pamphili, la Riserva di Decima Malafede, quella dell’Aniene , il Parco della Caffarella e di Mistica) o al di fuori, in terreni privati o comunali (come le grandi cave sulla Tiburtina o lungo la Via Tiberina).
Per scovarle possono essere utili delle guide (ce ne sono un grandissimo numero) oppure fare da soli attraverso l’incredibile strumento di Google-maps che consente di osservare il territorio dall’alto con gran dettaglio.
Una osservazione accurata ci porterà a scovare, anche nel nostro territorio , luoghi inusuali dove l’acqua è “protagonista”.
Raggiungere queste zone, il più delle volte non è neppure complicato e il solo aiuto di una forbice da giardiniere (per neutralizzare i rovi) e abiti adatti, ci consentirà di fare scoperte incredibili e inaspettate (come ad esempio il piacevolissimo specchio d’acqua generato da una cascatella che si trova ai piedi delle rovina di S.Maria di Galeria o i selvaggi laghetti a Castel Giubileo).
Ad essere importanti, si badi bene, non sono solo le grandi aree umide ma anche quelle piccole comprese le minuscole perché comunque rappresentano sempre un concentrato di biodiversità e incubatoi naturali per la riproduzione di uccelli acquatici, anfibi, rettili ed insetti, comprese le famigerate zanzare, il principale alimento di rondini e chirotteri.
Nell’Insugherata c’era una piacevole e piccola area umida, luogo di riproduzione di rane e rospi, che purtroppo per lavori è andata perduta come l’area umida all’interno del parco attrezzato dell’Inviolatella Borghese: del bellissimo canneto di canna palustre non rimane quasi nulla.
La sparizione di un acquitrino, di una pozza o di un rivolo è sempre una perdita ingiustificata che se da una parte non porta alcun giovamento (ad eccezione dall’avere scarpe più pulite) dall’altra provoca comunque e sempre un danno irreparabile.
Francesco Gargaglia
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