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La Marcigliana, uno scempio ambientale nella riserva

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Se uno dei Commissari europei incaricati di versarci una vagonata di miliardi dovesse decidere di venire a Roma e recarsi in Via della Marcigliana, molto probabilmente alla fine non ci darebbe il becco di un quattrino: non fosse altro perché parte di quei soldi sono destinati al “green”.

Ora l’Italia per essere green è, grazie al suo immenso patrimonio ambientale, “super green”; il fatto è che non tutti i suoi abitanti lo sono e non saranno certo i miliardi europei a cambiare comportamenti e mentalità.

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In quella che è una delle riserve naturali più grandi del Lazio e più belle d’Italia, la Riserva Naturale della Marcigliana, è in atto un vero e proprio scempio ambientale che si protrae da anni. I suoi 4.960 ettari di terreno collinare sono sfregiati da chilometri di rifiuti accatastati ai bordi della via che attraversa un territorio di straordinaria bellezza.

La Marcigliana, trasformata in Riserva grazie ad una illuminata Legge Regionale, è un vastissimo comprensorio tra la Salaria e la Nomentana che conserva ancora integro il suo territorio a forte vocazione agricola.

Chi lo attraversa per la prima volta non può che rimanere stupefatto da tanta bellezza e dai paesaggi vastissimi che si offrono allo sguardo; campi interminabili, colline verdissime, piccole macchie boscose e poi una rete di antiche  carrarecce che è possibile percorrere a piedi o in bicicletta. E ancora castelli, torri, casali, fattorie, laghetti di pesca.

In questo territorio c’è inoltre una fauna straordinaria a cominciare dagli uccelli rapaci che trovano in queste campagne un ambiente eccellente per la caccia: in nemmeno cinquecento metri abbiamo avvistato 4 gheppi immobili nell’aria nella tipica posizione dello “spirito santo”.

La Riserva della Marcigliana è in sostanza un piccolo paradiso alle porte di una metropoli soffocata dalle polveri sottili.

Se decidi però oggi di andarci devi turarti il naso e coprirti gli occhi perché lungo le strade asfaltate che l’attraversano sono accatastate tonnellate di rifiuti di ogni genere che crescono ogni giorno di più. Ad un certo punto, nonostante una consolidata abitudine, abbiamo deciso, nauseati, di smettere  di fotografare questo scempio.

Neppure le periferie delle metropoli del terzo mondo offrono uno spettacolo così deprimente: e le istituzioni che fanno?

Eppure sul territorio della Marcigliana ci sono diversi “siti” sensibili come l’area archeologica, gli impianti telefonici e quelli dell’Enel e perfino un centro di monitoraggio delle spettro elettromagnetico del Ministero dello Sviluppo Economico.

Ma tant’é. La bellissima Riserva che farebbe invidia a qualsiasi capitale d’Europa è sommersa da cumuli di rifiuti e detriti in barba alle norme di salvaguardia delle aree protette.

D’altra parte nel nostro paese, che ogni giorno rischia di diventare meno-bel-paese, i reati ambientali sono perseguiti con sanzioni ridicole: perfino se vendi olio adulterato o avveleni fiumi e falde acquifere al massimo rischi una denuncia a “piede libero”. Se poi ti beccano a scaricare calcinacci, materassi e frigoriferi sulla strada la multa è solo di qualche centinaio d’euro.

Resta il fatto che lo scempio ambientale della Marcigliana è un qualcosa, come direbbe Fulco Pratesi, “che grida vendetta al cospetto di Dio” anche se poi è in buona compagnia con l’immensa discarica di Via del Baiardo, a Tor di Quinto, dove in un’area golenale di sei ettari giacciono da otto anni tonnellate e tonnellate di rifiuti d’ogni genere, anche inquinanti.

Francesco Gargaglia

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