La decisione del Consiglio del XV Municipio di richiedere alla Commissione consultiva di toponomastica di intitolare una struttura pubblica di Cesano alla memoria del Ten. Giulio Ruzzi, caduto in servizio nel 1994, sebbene arrivi dopo tanti anni non può che essere condivisa.
Ed è per questa ragione, e per doveroso omaggio, che abbiamo deciso di raccontare nel dettaglio cosa accadde 27 anni fa in Somalia, dal momento che quegli eventi oggi rischiano di finire nel dimenticatoio.
Il Ten. Giulio Ruzzi, nato a Roma il 24 febbraio 1965, era in forza al 66° Reggimento di fanteria Trieste facente parte della Brigata meccanizzata “Friuli” e dal 27 novembre del 1993 era impegnato in Somalia, nell’ambito del Contingente internazionale UNOSOM, nella missione “Ibis 2”; proveniente dalla Scuola di Fanteria di Cesano, residente a Forlì, era un Ufficiale in servizio permanente con un ottimo addestramento.
Il 6 febbraio 1994, proveniente da Giohar, località sulla Via Imperiale, la strada che dirige verso il confine etiope, e diretto a Balad con una colonna di autoveicoli incaricata di prelevare viveri, alle ore 15.30 veniva fatto segno da numerosi colpi di arma da fuoco, esplosi quasi certamente da “banditi” somali.
E’ bene precisare che Balad è una piccola cittadina a circa 25 chilometri da Mogadiscio dove il Comando Italiano fin dal 1993 aveva installato un ambulatorio medico che prestava la sua opera a favore di migliaia di civili somali. Nella zona da sempre erano attivi gruppi di banditi che sottoponevano a furti e violenze gli uomini e le donne che da Balad ogni giorno si recavano ai mercati della capitale.
Numerosissime operazioni erano state condotte dal Comando italiano per stroncare tale attività ma i gruppi di banditi, armati di revolver, AK-47 e lanciarazzi, continuavano nella zona ad essere molto attivi.
Lo scontro a fuoco è stato sin dall’inizio violentissimo e mentre i soldati italiani rispondevano con le loro armi all’aggressione, venivano colpiti sia il Ten. Ruzzi che il bersagliere Franco Rattenni; mentre i veicoli pesanti ripiegavano nei pressi della locale stazione di polizia somala, i veicoli leggeri con a bordo i feriti dirigevano sul Raggruppamento Bravo per consentirne l’evacuazione in elicottero sul più vicino ospedale.
Purtroppo il Ten. Ruzzi a causa delle ferite moriva poco dopo mentre Rattenni, colpito alla gola, veniva tempestivamente operato e successivamente giudicato fuori pericolo.
Nel frattempo una colonna corazzata interveniva e provvedeva al recupero dei mezzi pesanti e al ristabilimento dell’ordine a Balad.
Il 7 febbraio la salma dell’Ufficiale veniva imbarcata a Mogadiscio su un G-222 dell’AM con direzione Luxor e poi l’Italia: a quella data in Somalia il contingente italiano aveva perso già 10 uomini.
Al Ten. Giulio Ruzzi venne concessa, alla memoria, la più alta onorificenza al Valor Militare. Il suo sacrificio e il contributo di tanti “sconosciuti eroi” permisero in quegli anni la distribuzione di una enorme quantità di aiuti umanitari e la salvezza di centinaia di migliaia di somali, soprattutto bambini, vittime di una gravissima e annosa carestia.
Il Suo ricordo, oltre che nel cuore dei suoi familiari, vivrà per sempre nell’animo di chi non dimentica l’opera infaticabile dei tanti appartenenti alle Forze Armate che anche in questo periodo così difficile prestano la loro opera in missioni all’estero o sul territorio nazionale.
Francesco Gargaglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA