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    Piccolo commercio ma grandi regole ai tempi del coronavirus

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    ArsBiomedica

    Danilo ha cinquantuno anni e non è un eroe di questi tempi, più semplicemente è un commerciante. Il commerciante medio italiano. Stavolta non abbiamo cercato il gestore del grande negozio, abbiamo puntato i riflettori sulla bottega. Nel suo caso, la bottega vende occhiali.

    Danilo è l’italiano-medio, padre di famiglia che nel suo piccolo “s’è fatto da solo”. Un tipo ligio al dovere, che segue le regole dettate dal Governo per scavalcare il dramma-pandemia. Vuole metterci del “suo”, e dunque rispetta i dettami governativi.

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    In maniera molto onesta spiega anche che lo preoccupano le multe, e in un periodo storico in cui i clienti latitano, le tasche sono al verde e la cassa è in rosso, dice “è meglio non sbagliare, non avrei soldi al momento per pagare una contravvenzione per non aver eseguito in maniera corretta il mio dovere“. Per cui ha trasformato il suo negozio di quaranta metri quadrati, che in un nanosecondo è diventato… ricordate la pubblicità, quella dei sanitari in cui ci si poteva anche mangiare dentro? Ecco, la bottega di Danilo è linda e pinta come forse neanche nel giorno dell’inaugurazione.

    Però, sottostare alle regole, diventa un costo. Il che può anche sembrare cosa effimera al cospetto dei mille e più problemi scatenati dal Coronavirus, ma in ogni caso abbiamo approfondito l’argomento, ragionando sul fatto che viviamo un periodo in cui anche acquistare due rosette in più diventa un problema per molte famiglie.

    Ho comprato un set di mascherine, sono stato fortunato, una scatola da 50 mi è costata i famosi 61 centesimi, per cui non mi lamento, ne cambio una al giorno, quindi per un paio di mesi sto  posto. Ma – continua – le mascherine non sono l’unica spesa: i guanti, per esempio, costano tre euro a scatola, in ogni scatola ce ne sono 25 paia. Andrebbero cambiati con frequenza, diciamo per ogni cliente che entra dovrei avere un paio di guanti intonsi, è ovvio che se entrano due clienti nell’arco della giornata utilizzo due paia di guanti“.

    All’ingresso del negozio Danilo offre detergente per la clientela, un amico gli ha costruito con una stampante 3D il contenitore per il detergente. La spesa? Venti euro il contenitore, cinque euro il detergente.

    Ogni cliente che entra e prova un paio di occhiali poggia quel paio di occhiali su un tavolino e mi affretto  disinfettare la merce, così come sto attento a tutti i luoghi dove il cliente poggia le sue mani o gli oggetti, che possa trattarsi di una borsa da donna, di una 24 ore da uomo o di un maglioncino poco importa. Disinfetto tutto, usando più prodotti: l’alcool (3 euro e 50  litro), il Napisan (3 euro), la candeggina (1 euro e 50), l’acqua demineralizzata (1 euro e 50), e ripeto queste operazioni senza soluzione di continuità“.

    Insomma viene da pensare che invece dell’ottico, il “nostro” abbia aperto una impresa di pulizie, fermo restando che gli stracci e i prodotti per lavar per terra, il Vetril per le vetrine e gli ammennicoli vari dell’ordinaria pulizia fanno comunque parte del contesto.

    Calcoli inoltre – aggiunge – che c’è da fare la sanificazione dei locali, e a questa va aggiunta l’ultima regola da rispettare, il nuovo orario. A partire da lunedì la nuova regolamentazione è chiara: si apre, pardon, si deve aprire il negozio non prima delle 11 e non più tardi delle 11 e 30, mentre la sera si può tirare già la saracinesca non oltre le 21 e 30. Ah, quasi dimenticavo, c’è anche da tenere aggiornato quotidianamente il registro delle operazioni di sanificazione e pulizia“.

    Lavora mantenendo il sorriso sulle labbra, anche se ci sono giorni in cui la cassa non si apre neanche per cambiare venti euro al commerciante a fianco che deve dare – beato lui! – un resto al cliente di turno.

    No, Danilo non è un eroe, non è in prima linea a combattere il Covid-19, è un normal one. Ma senza le persone normali viene da pensare che le botteghe sarebbero solo un pallido ricordo.

    Massimiliano Morelli

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