Dopo un riposino di un paio d’ore, complice una abbondante “amatriciana”, decidiamo di fare una passeggiata, giusto per sgranchire un po’ le gambe. Destinazione Ponte Milvio: un buon caffè al bar Pallotta, una breve visita alla sua libreria, qualche “castagnola” alla pasticceria siciliana e poi quattro passi sul lungotevere gettando una occhiata alle bancarelle del mercato dell’antiquariato.
Giunti in strada sentiamo in lontananza dei sordi boati; scartata l’ipotesi di un temporale pomeridiano e di una festa patronale ci viene in mente che oggi allo stadio Olimpico c’è il “derby”. E allora in tutta fretta torniamo sui nostri passi per adeguare l’abbigliamento.
Indossiamo pantaloni mimetici e anfibi; non abbiamo un giubbetto antiproiettile e così optiamo per uno smanicato, ma non quello in piuma d’oca, troppo delicato. Nello zainetto mettiamo il necessario per una tranquilla passeggiata: borraccia, mascherina, ottima per il virus Corona e per i gas lacrimogeni, occhialoni da sci, un robusto paio di guanti e il caschetto di quando bambini correvamo sullo skate.
Ci guardiamo allo specchio per vedere se tutto è a posto: perbacco…manca una sciarpa. Giallo-rossa o blu-celeste? Nessuna delle due, meglio evitare provocazioni. Rossa? Neppure, potremmo essere scambiati per rivoluzionari…e allora nera? Neanche, potremmo passare per sovranisti. E allora optiamo per una sciarpa bianca, il colore della neutralità.
Ora possiamo scendere in strada.
Ci ritroviamo presto tra una marea urlante di persone dal linguaggio colorito che si dirige verso Ponte Milvio camminando ovviamente in mezzo alla strada dal momento che tutti i marciapiedi sono ricoperti da auto e scooter incastrati come i pezzi di un puzzle.
Vediamo in lontananza salire colonne di fumo colorate accompagnate dallo scoppio di petardi; attraversiamo in fretta la piazza piegati in due come abbiamo visto fare in dozzine di film di guerra.
Quando raggiungiamo incolumi il Lungotevere non c’è traccia del mercatino dell’antiquariato; al suo posto decine di mezzi di polizia e carabinieri che con occhio guardingo osservano la folla lontana.
Questa immagine ci ricorda una delle tante sommosse così frequenti nei paesi latino-americani: mancano solo gli elicotteri in volo radente.
Cerchiamo di attraversare la strada e dall’alto, attraverso una maschera di plexiglass, uno sguardo severo ci congela: una colonna di “cavalli corazzati” ci sbarra il passaggio. Ci vengono alla mente quei manichini visti in un museo della Prima Guerra Mondiale: cavalli con maschere, pettorali e protezioni per le zampe. Anche i poliziotti indossano corazze medioevali. Ripieghiamo sulla piazza.
Gli scoppi si susseguono agli scoppi e aspettiamo da un momento all’altro di vedere apparire tra la folla il Col. Kilgore con il suo: “Mi piace l’odore del napalm..”.
La piazza oramai è gremita di folla e i fumogeni appestano l’aria ma la situazione sembra tutto sommato sotto controllo;…in fin dei conti possiamo anche “ripiegare”.
Dal momento che non siamo appassionati di calcio e tantomeno tifosi torniamo sui nostri passi. Abbandonato in un angolo lo zainetto con il kit di sopravvivenza ci accomodiamo sul divano e dopo un quarto d’ora di frenetico zapping optiamo per un DVD: “Full metal jaket” o “Black hawk down”?
Abbiamo ancora indosso gli anfibi, i pantaloni mimetici e lo smanicato-antiproiettili e cosi decidiamo per “Hamburger Hill”…..giusto per chiudere in bellezza la serata.
Francesco Gargaglia
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Bravo, ottimo “pezzo”!
…. giustamente satirico ….
nell’anniversario della tragica e gloriosa battaglia di Nikolajevka i nostri giovani, alla disperata ricerca di una bandiera da difendere, si accapigliano per sentirsi vivi! Miserbabili…..