
Chi va nella grande area dell’Inviolatella Borghese, specie se accompagnato da bambini e cani, di solito frequenta la parte aperta e pianeggiante senza inoltrarsi nelle aree boscose.
In realtà, l’ex tenuta dell’Inviolatella, oggi proprietà del Comune, oltre al Parco di Via di Villa Lauchli e al Parco attrezzato più la grande area a cui si accede dall’omonima via posta ad inizio di via Cassia Nuova, comprende anche un’ulteriore area di grandi dimensioni compresa tra alcune proprietà private e i terreni del Centro per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura (CRA).
In passato i comitati di quartiere hanno cercato attraverso semplici progetti (che prevedevano anche un accesso da Via Oriolo Romano) di rendere fruibile questa area, senza però riuscirvi.
Noi l’abbiamo voluta visitare per farvela conoscere. A grandi linee, abbiamo seguito l’itinerario in giallo indicato nella pianta entrando da quell’accesso posto sulla sinistra di Via dell’Inviolatella Borghese (su quel tratto, ancorché si tratti di una strada consortile, il transito è consentito).
Dopo il cancello ci sono due possibilità: percorrere il sentiero a sinistra in basso (quello che costeggia il “banco fluoritico”) o prendere a destra salendo per un ripido sentiero; entrambi i percorsi, dove ancora si intravedono i segnavia bianco-rossi del Parco di Veio, portano ad un piccolo altopiano che confina con i terreni del CRA; oltrepassato il cancello, a destra si costeggia proprio il confine, camminando ai bordi di un vasto pianoro.
I campi si estendono a perdita d’occhio e in lontananza si intravede la sagoma dell’Ospedale S.Andrea e di fronte, ancora più lontano, il Monte Gennaro.
Il terreno, coltivato o adibito a pascolo, è sconvolto dall’opera infaticabile dei cinghiali che qui devono essere molto numerosi; delle vere e proprie “autostrade” si intrecciano e portano alle aree boschive. I cinghiali hanno praticato dei fori nelle recinzioni e passano con disinvoltura da un terreno all’altro.
Noi, in realtà, non ne abbiamo visto neppure uno segno evidente che durante il giorno se ne stanno rintanati nelle macchie.
Il percorso che abbiamo deciso di fare ora scende verso il basso sino ad un cancello e poi piega a destra in una piacevole valletta; riusciamo a distinguere in lontananza i pini di Monte delle Grotte e più avanti un tratto della Flaminia all’altezza di Villa Claudia.
Il terreno è molto bello circondato da macchie fitte di alberi e di rovi dove si intravedono anche alcune piante di melograno; prendiamo il sentiero che sale verso la cima della collina e in circa 15 minuti arriviamo nei pressi di una fattoria (le ville private sono sulla destra, lontane).
Lasciamo la fattoria e rimanendo sul crinale della collinetta dopo un po’ siamo proprio sopra il parco attrezzato dell’Inviolatella Borghese; la vista da qui è stupefacente e lo sguardo può spingersi in profondità per decine di chilometri.
Sul versante ripido della collina che scende al parco, c’è un gregge di pecore con i loro “aironi guardabuoi” appollaiati sulle groppe; se non fosse che la trafficata Cassia Nuova è appena a 200 metri in linea d’aria si potrebbe pensare di essere lontani chilometri dalla città.
I due grossi cani maremmani che guardano svogliati il gregge si avvicinano e si lasciano accarezzare, a lungo, appoggiandosi come fanno i cani di grossa taglia alle nostre gambe. La piacevole passeggiata finisce così.
Nel lasciare l’Inviolatella ci chiediamo come mai i tanti progetti dei comitati siano finiti nel nulla dal momento che quest’area pubblica è un patrimonio inestimabile; certo, i sentieri qui si stanno richiudendo inesorabilmente ma basterebbe poco per rendere di nuovo fruibile l’area.
Q qui le scolaresche potrebbero venire a vedere che cosa è la natura, come è fatta una fattoria con gli animali, camminare e respirare aria pulita. Soprattutto si sfrutterebbe una grande area, patrimonio della comunità, oggi poco o per niente nota.
Francesco Gargaglia
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Ringrazio Francesco Gargaglia per la dettagliata descrizione della sua passeggiata all’Inviolatella. Ci chiediamo anche noi perché ancora non si sia riusciti a mettere in sicurezza questa preziosa proprietà comunale. Serve ancora l’impegno delle tante persone delle associazioni e dei Comitati che dagli anni ’70 del secolo scorso, senza mai lasciarsi prendere dallo sconforto, si sono battuti per la salvaguardia di questo bellissimo tratto di campagna romana situato tra i popolosi e cementificati quartieri del nostro Municipio.
Ma perchè non si realizza un marciapiede o una pista ciclabile lungo il tratto di via Cassia dove sono i punti di accesso? Oppure un punto di accesso a Via Fabbroni? Tra i tanti progetti che si propongono perchè non si fa nulla per rendere fruibile questo parco ai residenti della zona intorno a Corso Francia??
concordo con Mauro , essenziali gli ingressi da via Fabbroni e da via Oriolo . qual è il problema?
il ponticello? gli abusivi?
come si può risolvere? ampliare il marciapiede su via cassia nuova per non ritrovarsi morti..ed un sentiero , illuminazione non sarebbero sgraditi..perchè appena cala il sole…
Purtroppo ogni anno siamo sempre a ripeterci le stesse cose. Non vi è un’area verde decentemente manutenuta, alle volte alcune neanche sono accessibili, in tutto il territorio municipale che ricordo essere per estensione il più grande di Roma. Poi non ci lamentiamo se i bambini li si portano al centro commerciale il sabato e la domenica.
Si continuerà per altri 30 anni a parlare del parco papacci, volpi, podismo, inviolatella ecc ecc e sulla loro potenzialità senza poi fare nulla.