Finisce in un nulla di fatto il trasferimento del Municipio XV in una nuova sede. Anzi, per dirla tutta, è finita a carte bollate e presumibilmente potrebbe approdare in Tribunale.
Il Dipartimento capitolino al Patrimonio ha infatti ufficializzato di non poter dar seguito alla stipula del contratto di locazione con chi si era aggiudicato la gara “per omesso perfezionamento della procedura dell’avviso pubblico per il reperimento di immobili in locazione da destinare a fini istituzionali”.
Ma non solo. Il Dipartimento ha disposto di “quantificare la stima del danno … e di dare mandato all’Avvocatura di agire in giudizio nei confronti dell’aggiudicatario per manifesta violazione della responsabilità precontrattuale”.
Il fatto
Tutto nasce dal fatto che firmato nel 2009, il contratto di affitto per la sede del XV Municipio in via Flaminia 872 – 3219 metri quadri – costa ai contribuenti 933.300 euro l’anno, oltre 24 euro al mese a metro quadro. Troppi per il Campidoglio, che aveva deciso che per il XV era giunto il momento di cambiare casa.
A novembre 2016 viene emesso un primo avviso pubblico per la ricerca di un immobile in affitto “agibile e adeguatamente localizzato nel contesto del territorio” da destinare a nuova sede istituzionale del XV. Le offerte, un paio, non furono ritenute idonee e quindi a settembre 2017 ecco un secondo avviso alla cui scadenza risulta arrivata una sola offerta: a presentarla è la società Camilluccia 2000 srl, che propone una sede al costo di 13,45 euro a metro quadro al mese per un canone annuo di 802mila euro.
L’offerta viene dichiarata ammissibile e con la Determinazione Dirigenziale n. 304 del 17 aprile 2018 si approva la graduatoria predisposta dalla Commissione giudicatrice.
L’immobile offerto si trova in via Flaminia 970-972, quasi ad angolo con via di Valle Vescovo e con affaccio su via Flaminia Nuova, ed è quello che fino a qualche anno fa ha ospitato gli uffici di un importante brand del mercato di auto.
Sembrava tutto fatto. Anche il trasloco non sarebbe stato arduo visto la brevissima distanza fra le due sedi . Trasloco che sarebbe potuto avvenire addirittura entro il 2018 visto che, a norma di gara, dopo l’espletamento di tutti gli atti dovuti, l’aggiudicatario avrebbe dovuto “consegnare entro 120 giorni l’immobile offerto debitamente ristrutturato a sua cura e spese”.
Nel frattempo, come previsto dall’avviso, il Dipartimento al Patrimonio chiede ed ottiene dall’Agenzia per il Demanio parere positivo alla congruità del canone di locazione “al lordo degli eventuali abbattimenti previsti dalla legge“: ciò significa che agli 802mila euro di affitto annuo deve essere applicata “la riduzione del 15% per le locazioni passive di nuova stipulazione, aventi a oggetto immobili a uso istituzionale di proprietà di terzi, a norma dell’art. 3, comma 6, del Dl n. 95 del 6 luglio 2012” e il tutto viene notificato all’aggiudicatario a metà dicembre 2018.
Il colpo di scena
Poi, a febbraio 2019, il colpo di scena. Come si legge nella Determinazione Dirigenziale 191/2019, il legale rappresentante della società aggiudicataria sottoscrive una formale dichiarazione di non accettazione del canone con quella percentuale di abbattimento, quand’anche prevista per legge.
Al Dipartimento non resta che prendere atto del fatto formalizzando nel documento “di non poter dar seguito agli atti propedeutici alla stipula del contratto” evidenziando però che “la congruità del canone locatizio era già nota al momento della pubblicazione dell’avviso che ha impegnato il concorrente e la cui proposta contrattuale si è definitivamente perfezionata con l’aggiudicazione fermi restando i controlli successivi“.
Ma prendere atto al Dipartimento non basta. Visto che “l’omesso perfezionamento della procedura” è avvenuto “per fatto e colpa dell’aggiudicatario” i responsabili del dipartimento hanno disposto di “quantificare la stima del danno (annullamento dell’avviso, proroga dell’attuale canone etc…)” e di dare contestuale mandato all’Avvocatura capitolina “di agire in giudizio nei confronti del medesimo aggiudicatario per manifesta violazione della responsabilità precontrattuale“.
Nel frattempo il Municipio XV continuerà a restare nei 3219 metri quadri di via Flaminia 872 in attesa di un nuovo bando o che, come si ventila, venga finalmente costruita una sede definitiva di proprietà del Comune.
Claudio Cafasso
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