
Qual è la città italiana dove si vive meglio? Ce lo dice la classifica sulla qualità della vita nelle città italiane curata da “Italia Oggi” in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e da lunedì 19 novembre in edicola.
L’analisi del territorio è stata condotta, in particolare, su nove indicatori: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.
Ai primi tre posti si collocano tre città del nord-est del Paese. Bolzano al primo posto, seguono Trento e Belluno. Il quarto e il quinto posto sono occupati rispettivamente da Siena e Pordenone. E Roma? All’85mo.
L’analisi reca certamente una “nuova” fotografia dello stato di salute delle nostre città, dove, rispetto all’anno scorso, salgono in classifica e occupano i posti più alti i piccoli e medi capoluoghi di provincia e non le grandi città come Milano, Roma e Napoli.
Queste metropoli italiane infatti si collocano oltre la metà della classifica: il 55° posto è occupato da Milano, il 54° posto da Firenze, l’85° Roma, mentre al n. 106 e al n. 108 troviamo rispettivamente Palermo e Napoli.
La (non alta) qualità della vita a Roma
Uno dei cali più eclatanti è proprio quella di Roma, che è scesa di 18 posizioni in un solo anno. Se tendenzialmente nei capoluoghi di regione la qualità della vita cresce, arretrano sette città tra le quali – oltre Bari, Firenze, Catanzaro, L’Aquila, Potenza e Venezia – proprio la Capitale.
Dunque a Roma non si vive meglio: nel 2018 la sua collocazione nella classifica è arretrata di ben diciotto posizioni (scivolando dal 67° all’85° posto rispetto al 2017), ciò dimostrando quanto la qualità della vita non sia percepita buona o accettabile rispetto agli anni precedenti. Si tratta, per la Capitale, della peggiore posizione registrata negli ultimi anni.
Un quadro d’insieme
Le migliori performance sono dunque quelle dei centri più piccoli, con ritmi di vita più lenti e dimensioni più a misura d’uomo e maggiore cura del territorio.
È il caso, tra gli altri, di Siena, Parma, Aosta, Sondrio e Cuneo. Treviso, tra l’altro, emerge quale provincia più sicura d’Italia; Trento, Bolzano e Bologna quali centri più positivi per affari e lavoro; Parma, Siena, Trento e Piacenza quelle con la migliore offerta finanziaria e scolastica. Ancora, Isernia, Pisa, Ancona, Siena e Milano rilevano quali migliori realtà territoriali per l’attenzione alla salute.
Ad ogni modo, in questo quadro, l’aspetto positivo che forse dovrebbe essere tenuto presente (ed essere assunto a “modello” per il resto del Paese) è quello dello sviluppo locale che proprio nei piccoli centri sta contribuendo a diffondere la ricchezza in zone prima trascurate e determinando un’elevata qualità della vita.
Chiara Meoli
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