
Special Olympics è un’associazione sportiva no profit internazionale, che si prefigura come scopo quello di allenare, far crescere e competere in gare di livello mondiale, europeo, nazionale e regionale atleti con disabilità mentale. E’ riconosciuta dal CIO (comitato olimpico internazionale). Nel mondo sono 174 i paesi che hanno aderito a questo movimento.
Abbiamo seguito un allenamento della Special Olimpics alla Lungotevere Remo, dove abbiamo incontrato Paolo Ramoni, coordinatore di tutte le attività sportive.
“Alla Tevere Remo abbiamo iniziato da dodici anni con un sei ragazzi che venivano la mattina a fare avviamento al canottaggio. Oggi abbiamo oltre sessanta atleti con disabilità intellettiva nelle diverse discipline: nuoto, calcetto, ginnastica ritmica, basket e il calciotto. Da quest’anno per il calciotto prenderemo parte alla quarta categoria, che è un torneo della Lega calcio, dalla quale siamo stati adottati“.
All’allenamento di ginnastica ritmica, i ragazzi sono tutti attenti ed impegnati in ogni singola mossa, ma alla fine è palese la loro soddisfazione.
Lo sport come strumento di integrazione, ne parliamo con Martina Amosso la responsabile tecnica della ginnastica ritmica.
“Per loro vuol dire far parte di qualcosa, vincere i propri limiti, esprimersi, ma soprattutto credere in se stessi. Sono messi alla prova in tutto ed è un modo per far parte del mondo. Molti ragazzi hanno grandi potenzialità. lo scorso anno al saggio hanno fatto tutto l’esercizio in modo coordinato, per me è stata una grande emozione.”
Il giuramento dell’Atleta Special Olympics è “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”.
Il movimento nasce nel 1968 con i primi Giochi internazionali a Chicago, per volontà di Eunice Kennedy, partendo dalla propria esperienza personale. La sorella, infatti, aveva una disabilità intellettiva, ma crescendo insieme Eunice si rese conto da subito non solo dei benefici dello sport sulle persone con disabilità ma la possibilità che lo sport abbattesse le barriere con la cosiddetta società normale.
La federazione canottaggio ha recentemente riconosciuto l’associazione di Tevere Remo come centro di riferimento per il canottaggio per la disabilità intellettiva. Questo sport è il più frequentato con l’adesione di 30 dei 60 atleti totali e l’allenamento si divide in diverse fasi: la voga a terra, una voga sul pontile ma con il remo in acqua e poi l’allenamento in acqua.
Le gare di canottaggio sono con equipaggio integrato, c’è sempre un atleta partner senza disabilità, nel doppio è uno a uno, nel quadruplo o due a due oppure tre e uno. Paolo Ramoni è riuscito a fare una convenzione tra Special Olympics e Federazione Canottaggio grazie alla quale nelle gare è sempre presente la categoria “special olympics”.
Tutti gli sport concorrono a dare benefici fisici: dal riconoscimento del proprio corpo al coordinamento dei movimenti. In particolare il canottaggio si rivela molto utile per la postura. Inoltre il contatto con la natura in generale, lungo le sponde del Tevere in questo caso, resta la maggiore fonte di benessere.
I ragazzi sono spesso impegnati nelle trasferte e anche questo rappresenta un traguardo importante per la loro autonomia e per l’autostima.
Simona è l’allenatrice di canottaggio. “Si sentono più sicuri e quindi anche fuori nella società hanno un approccio diverso. Un nostro atleta ha partecipato ai Giochi di Los Angeles nella squadra italiana di calcetto, è stata una grande soddisfazione. Il prossimo evento nazionale è a Natale a Firenze. Mentre a Londra a Dicembre si terrà il campionato europeo indoor rowing, una nostra atleta è stata convocata.”
Francesca Bonanni
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