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Lo scempio ambientale di via Veientana

ViaVeientana
Fabrizio Azzali

Quello sulla parte finale della Via Veientana, all’interno del Parco di Veio, è uno scempio ambientale che può essere risolto solo con la chiusura della via o con l’installazione di sistemi di videosorveglianza in grado di individuare i responsabili dello stesso.

Via Veientana è una strada lunga neppure cinque chilometri che da via della Giustiniana arriva a via di Grottarossa; nel suo tratto finale, dopo aver scavalcato il fosso del Fontaniletto, si trasforma in una sterrata degna di una Parigi-Dakar, luogo abituale dove disfarsi di rifiuti ingombranti, elettrodomestici e calcinacci è facile, molto facile. E più ne tolgono e più ne scaricano.

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Per anni la stessa cosa si è fatta nei grandi spiazzi terrosi al di sotto del GRA fino a quando si è deciso di recintare l’area impedendone l’accesso e di sistemare un impianto di videosorveglianza segnalato con giganteschi cartelli.

Da allora il flusso costante di rifiuti si è interrotto e la discarica sotto il viadotto in cemento armato è definitivamente scomparsa.

Non così nel tratto che costeggia la parte bassa del Parco Volusia dove si scarica di tutto approfittando del buio e dell’assenza di una vigilanza costante. E questo nonostante si sia cercato di sbarrare la strada con della rete in plastica arancione che è stata ovviamente abbattuta.

Lo scempio risulta maggiore dal momento che via Veientana è zona di grande pregio archeologico e naturalistico; vi sono presenti sepolcri, torri e storici casali mentre tempo fa è stato effettuato un costoso intervento di rimboscamento proprio lungo un tratto della via. Contemporaneamente si è proceduto alla sistemazione della parte bassa del Parco Volusia che  in questa parte continua a rimanere però  chiuso; si fa per dire dal momento che tutti vi entrano da un passaggio aperto nella rete.

Difficile capire quali le ragioni di questa chiusura; forse l’assenza di un ponticello su un minuscolo fosso o la presenza di un qualche scarico fognario. Certo è che solo nel nostro paese si realizzano le strutture permanenti di un parco e poi le si lasciano  marcire tenendo sbarrato (si fa per dire) l’accesso. E’ come se una persona comprasse un auto nuova e poi la tenesse ferma in strada, senza utilizzarla, ad arrugginire.

Il fatto di non aver reso possibile l’accesso alla parte bassa del Volusia sicuramente incide sul degrado della zona dal momento che tutta l’area sembra abbandonata a se stessa.

Le immagini che vi mostriamo sono la testimonianza di questo scempio che va avanti da anni e che ovviamente ricade sulle spalle dei residenti e del contribuente dal momento che la rimozione dei rifiuti è una operazione costosa.

Si tratta di immagini dolorose che mostrano fino a quale livello può arrivare lo scempio del nostro territorio – peraltro un’area protetta – ad opera di pochi (o tanti?) incivili.

Cosa ci sia in quei sacchi bianchi gettati a bordo strada di via Veientana non lo sappiamo come non sappiamo cosa si nasconda dietro a quei cumuli di rifiuti; magari sostanze inquinanti o  pericolosi come l’amianto.

Se la chiusura della via (anche se la sua percorrenza è un martirio per le autovetture) non è fattibile per motivi di viabilità allora è necessario garantire la sorveglianza dell’area con sistemi attivi e passivi al fine di impedire il protrarsi di questo scempio ambientale.

Francesco Gargaglia

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