Poco prima di mezzogiorno del 14 agosto un boato scuoteva la città di Genova nell’assolata vigilia di ferragosto: un tratto dell’autostrada A10 che collega Genova a Ventimiglia, esattamente il Ponte Morandi, era crollato causando la morte di 43 persone, numerosi feriti e 255 famiglie allontanate dalle loro case.
La tragedia ha creato un generale allarme in tutta Italia. Quanto sono sicuri i ponti costruiti decenni fa? Solo a Roma sono circa 400 (cavalcavia compresi) quelli che verranno monitorati entro la primavera del 2019. Nei giorni successivi la tragedia di Genova, due eventi creano allarme sul territorio del Municipio XV.
Il primo è la chiusura per un pomeriggio intero di via Flaminia all’altezza dello svincolo di Grottarossa per consentire degli accertamenti sul cavalcavia – quello che consente di raggiungere l’Ospedale S.Andrea – a seguito della caduta di alcune parti dello stesso. Allarme rientrato la sera stessa quando i Vigili del Fuoco fecero sapere che “da una verifica visiva non sono stati evidenziati pericoli per l’integrità della struttura portante del ponte ma solo un ammaloramento degli elementi di rivestimento della base di appoggio del guard-rail, con distacco di piccole porzioni d’intonaco e calcestruzzo”.
Il secondo, la notizia che Ponte Flaminio e soprattutto il cavalcavia di Corso Francia (quest’ultimo realizzato da Riccardo Morandi) saranno attentamente monitorati e sottoposti, entro la primavera 2019, ad una cura di ferro per 1,8 milioni di euro.
Per saperne di più abbiamo chiesto il parere del professore ed ingegnere Mario Petrangeli. Già assistente dei professori Giulio Ceradini e Riccardo Morandi, ha tenuto il corso di Costruzioni di Ponti nella Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza dal 1976 al 2010.
Professore, ogni quanto tempo è necessaria la manutenzione di un ponte?
Bisogna distinguere fra quella che è la manutenzione ordinaria dalla manutenzione straordinaria. La prima deve essere fatta periodicamente e si tratta di un’ispezione visiva riguarda di più le parti accessorie che strutturali. Quindi la fanno i cantonieri oppure gli addetti delle ferrovie. Con una frequenza che può essere nell’ordine dei mesi e comprende la pulizia delle caditoie e dei giunti.
Poi invece c’è la manutenzione straordinaria che presuppone che sia stata rilevata una qualche disfunzione. Quindi durante queste ispezioni se si rileva qualche disfunzione, l’ispezione viene fatta in modo più approfondito, strumentale e quindi si può fare la manutenzione straordinaria.
Quanto incidono le condizioni atmosferiche, l’età, il peso ed i carichi pesanti?
Il peso dei carichi non è cambiato molto nel tempo. Se andiamo a guardare il carico massimo che era previsto sui ponti fatti negli anni ’60 è più o meno quello che abbiamo adesso. Quello che cambia è il numero di passaggi. C’era molto meno traffico pesante all’epoca. Per cui, mentre allora, sui ponti stradali il traffico pesante era di una certa entità (autocarri a pieno carico) adesso sullo stesso ponte il numero di passaggi è diventato dieci volte maggiore.
E questo ha influenza sulla “fatica “perché molti materiali si affaticano con il numero di passaggi. Parliamo ovviamente di ponti stradali e non ferroviari, questi ultimi da un certo punto di vista sono sempre stati eterni, con i treni merce che sono sempre quelli per cui i ferrovieri si sono sempre preoccupati della “fatica” perché sanno anche il numero preciso di treni che passano.
I ponti stradali vengono progettati per un carico massimo che non esiste poi nella realtà, perché tiene conto di certi fattori di sicurezza, si prevede un carico massimo superiore alla realtà. Mentre i ponti ferroviari hanno il carico massimo molto simile a quello dei progetti.
I ponti hanno una durata?
Oggi, con la conoscenza che abbiamo si è capito che un ponte ha una vita utile attualmente fissata in 50 anni, sui regolamenti attuali. Vuol dire che un ponte costruito oggi deve poter durare almeno 50 anni con la sola manutenzione ordinaria.
Negli anni ‘60 o ’70 quando è stato realizzato il grosso dei ponti in Europa serviti per costruire la rete autostradale, per ricostruire quelli distrutti dalla guerra, si era convinti che una volta costruito, collaudato il ponte sarebbe durato per molto tempo. Quei ponti costruiti in quell’epoca in cui non c’era questa coscienza della durabilità dovrebbero essere tutti ispezionati.
Attraverso il monitoraggio è prevedibile il cedimento di un ponte?
Salvo casi particolari, con un monitoraggio attento se un ponte è a rischio si può ragionevolmente individuare il rischio. Dopo il Polcevera, in Francia è stata fatta un’indagine sui ponti governativi, uscita a fine agosto, dalla quale risulta che su 12mila ponti gestiti dallo stato più di ottocento sarebbero a rischio. Costruiti sempre tra gli anni ’60 e ’80.
Quali tecniche di costruzione esistono oggi?
La tendenza che si sta affermando e si affermerà sempre di più è di utilizzare, parliamo del cemento armato, invece che le barre di ferro materiali fibro-rinforzati che sono o fibre di vetro o materiali a base di carbonio, cioè tutti materiali che non sono soggetti a corrosione, ossidazione. Prevedo un grande sviluppo di questi materiali che hanno una durabilità maggiore.
Come mai Ponte Milvio che ha più di 2000 anni regge ancora?
Ponte Milvio ha le fondamenta e una parte delle arcate che sono romane, un’altra parte del Medioevo. Questo genere di ponti sono totalmente in pietra non hanno all’interno i cavi o le barre che se non sono trattate nella dovuta maniera nel tempo fanno la ruggine e si ossidano.
Mentre un ponte totalmente in pietra non ha questi problemi d’invecchiamento, quanto meno sono limitati. In ogni caso nel ’62 sono stati fatti importantissimi lavori sulle fondazioni, è stata fatta una soglia, dei micropali altrimenti Ponte Milvio sarebbe venuto giù. Anche questa idea dei ponti romani eterni va un pochino rivista.
E Ponte Flaminio?
Il ponte Flaminio è stato cominciato prima della guerra ed è stato ultimato negli anni ‘60. Fu interrotta la costruzione e poi ripresa ed inaugurato da Rebecchini nel ‘60. È un ponte decisamente più tranquillo. Il traffico pesante è limitato su quel ponte. Non ci sono grossi tir o autocarri che passano li.
Il traffico delle auto, a parte le vibrazioni che possono dar fastidio, come entità del carico è modesta. Poi è un ponte ad arco in cemento armato, le fondazioni sono a cassoni molto profonde. Non mi preoccuperei di quello francamente.
Invece è il cavalcavia di Corso Francia che va controllato. Costruito da Morandi, ha dei tiranti come quelli del Polscevera, solo che stanno sotto invece che sopra. Sono elementi sensibili, vanno dunque ispezionati.
Francesca Bonanni
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Ma volete ricordarci che Ponte Flaminio negli anni ’60 fu chiuso per lunghissimi mesi e sostituito dal ponte bailey dell’ Esercito ? Che cosa fu fatto allora ?
Il viadotto è di Nervi. Leggi in
Roberto Saracino http://www.archidiap.com/opera/viadotto-di-corso-francia/
Gestire
archidiap.com
Viadotto di Corso Francia