Sono passati dodici mesi dalla presentazione del “Piano superamento dei campi rom” annunciato dal Campidoglio. Un documento che pianificava l’andare oltre i campi di Monachina e La Barbuta a cui venne aggiunto poco dopo il campo River di via Tenuta Piccirilli, sulla Tiberina, mettendolo al primo posto in quanto doveva rappresentare un test sulla bontà e sulla validità delle iniziative messe in campo.
Nel corso di quest’anno, l’Associazione 21 luglio ha effettuato un attento monitoraggio dell’andamento del “Piano” per valutare i risultati e l’impatto concreto sulla qualità della vita delle persone interessate, evidenziandone lacune e criticità.
Da questo lavoro di analisi e di ricerca è nato il report “Il Piano di Carta. Rapporto sui primi dodici mesi del Piano rom del Comune di Roma” presentato oggi in Campidoglio. che evidenzia, a detta degli esponenti dell’Associazione, numerose fragilità cui è urgente porre rimedio. Qui di seguito una sintesi del documento.
Le persone coinvolte nel Piano
Un primo livello di inadeguatezza riguarda il numero di persone coinvolte. Secondo il “Piano di Roma Capitale per l’inclusione dei rom” sono ammessi alle misure di sostegno tutti i rom censiti dalla Polizia di Roma Capitale nel 2017, 4.503 persone presenti in 11 insediamenti formali che non comprendono in alcun modo i 1.600 rom presenti nei “campi” informali della città, circa 300 microinsediamenti sparsi nel territorio della Capitale.
In assenza di qualsiasi progettazione di carattere inclusivo per questi nuclei in condizione di grave fragilità, sono rimasti gli sgomberi forzati. Dal 31 maggio 2017, giorno di presentazione del “Piano rom”, al 10 maggio 2018 sono stati 28 gli sgomberi forzati effettuati dalle autorità capitoline che, in assenza delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite, hanno coinvolto un totale di circa 700 persone per un costo stimato di circa 880 mila euro.
La vicenda del River
Già a pochi mesi dalla presentazione del Piano, il progetto del Comune ha dimostrato la sua inadeguatezza. Un primo banco di prova ha riguardato infatti il campo nomadi River, per il quale una Deliberazione di giugno 2017 fissava la chiusura dell’insediamento al 30 settembre 2017, scadenza che non è mai stata rispettata perché si è scontrata da subito con la difficoltà oggettiva di attuare le azioni previste dal “Piano” una volta calate nel contesto reale.
Ad oggi non solo l’insediamento è ancora aperto, ma nel frattempo le condizioni di vita al suo interno sono visibilmente peggiorate. Il 15 giugno, secondo la comunicazione notificata ai residenti, il Comune di Roma provvederà a rimuovere le abitazioni mobili presenti nell’area, aggravando così drammaticamente le condizioni delle 100 famiglie accolte.
Monachina e La Barbuta
Criticità si sono riscontrate anche nelle azioni volte al superamento degli insediamenti di “Monachina” e “La Barbuta”. A dicembre 2018 l’Ufficio Speciale, Rom Sinti e Caminanti ha comunicato l’esito del bando di gara per l’affidamento dei servizi finalizzati al superamento dei “campi”: per il primonon si è registrata alcuna domanda, per il secondo è pervenuta una sola offertada parte dell’Associazione della Croce Rossa Italiana Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale.
Nel corso dei mesi, in tutti i casi e in ciascuno degli insediamenti monitorati da Associazione 21 luglio, l’Organizzazione ha riscontrato nei residenti una marcata sfiducia, una conoscenza superficiale e generica di azioni e finalità del Piano – sintomo di un inadeguato coinvolgimento dei diretti interessati – e una forte preoccupazione sulla mancanza di sostenibilità delle offerte abitative proposte dal Piano e dal Dipartimento Politiche Sociali del Comune di Roma.
Minori e scolarizzazione
Risulta drammatica inoltre la situazione scolastica dei minori rom negli insediamenti formali della città. Dopo la sospensione del “Progetto di scolarizzazione che negli ultimi dieci anni ha registrato un numero di minori iscritti oscillante tra le 1.700 e le 2.000 unità, secondo il Dipartimento Servizi Educativi e Scolastiche di Roma Capitale il numero dei minori rom iscritti alla scuola dell’obbligo nell’anno 2017-8 era drasticamente sceso a 1.025.
Le raccomandazioni della 21 Luglio
Nel corso della presentazione del Report, l’Associazione 21 luglio ha ribadito la sua preoccupazione e ha chiesto una profonda revisione del Piano attraverso l’attuazione di alcune raccomandazioni, quali l’attivazione di un dialogo reale con le comunità rom in emergenza abitativa, l’inserimento di quanti sono stati esclusi nel censimento e l’individuazione di un ventaglio di strumenti abitativi e di percorsi di inclusione lavorativa certi e sostenibili.
In via urgente Associazione 21 luglio ha richiesto un intervento sociale per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei “campi”, la sospensione degli sgomberi forzati degli insediamenti informali, l’arresto dell’emorragia di iscrizioni e frequenze scolastiche dei bambini rom e la revisione del Patto di Responsabilità solidale, sottoposto alle famiglie per accedere ai servizi del Piano, giudicato inadeguato e discriminatorio.
Secondo Associazione 21 luglio «Il Piano rom della Giunta Raggi è un “Fake Plan”, ovvero un “Piano di carta con un impianto teorico ma una forte disconnessione dalla realtà degli insediamenti della Capitale, e quindi le sue azioni sono condannate al fallimento”.
Dopo dodici mesi dalla sua presentazione per la 21 Luglio sono i numeri a parlare: 700 persone sgomberate al di fuori delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite; 1.000 bambini rom non più iscritti alla scuola dell’obbligo; condizioni di vita negli insediamenti drammaticamente peggiorate; 100 famiglie che il prossimo 15 giugno si vedranno private dei loro container nell’insediamento Camping River e costrette a dormire all’addiaccio.
“In compenso – hanno concluso i relatori – registriamo proclami fondati su dati errati e informazioni distorte. Solo una profonda revisione del “Piano rom”, urgente e immediata, potrà consentire un diverso impatto delle azioni promosse dal Campidoglio, che oggi risulta lesivo dei diritti fondamentali. Questo è l’appello che rivolgiamo alla sindaca Virginia Raggi”.
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