
I risultati di uno studio sperimentale sull’effetto underdog nella comunicazione politica, oggetto della tesi di laurea specialistica in Psicologia della Comunicazione e del Marketing presso l’Università La Sapienza di Roma, condotto da Gaia Azzali.
Il termine underdog
Le origini del termine “underdog” risalgono al diciannovesimo secolo, quando tale espressione veniva utilizzata per riferirsi ai combattimenti tra cani, una pratica comune a quel tempo.
Nelle competizioni il cane perdente veniva etichettato come “under dog” in quanto nell’arrendersi finiva con la schiena a terra, permettendo al cane più forte di sovrastarlo.
Quindi il cane più debole era letteralmente sotto (under) il cane più forte, che ovviamente si trovava al di sopra (top).
Attualmente l’espressione “underdog” fa riferimento a una persona o un gruppo che, in occasione di una qualsiasi competizione, è ritenuto sfavorito rispetto all’avversario.
In base all’opinione popolare, ai risultati delle competizioni precedenti e alle differenze relative alle abilità e risorse possedute dagli aspiranti vincitori, gli spettatori stimano le probabilità di vincita dei concorrenti in competizione e gli attribuiscono lo status di underdog e quello di topdog.
Underdog effect
Sebbene la maggior parte degli studi abbia evidenziato una naturale propensione a “salire sul carro dei vincitori” (bandwagon effect), alcune ricerche hanno riscontrato una tendenza a supportare il contendente dato per sfavorito (underdog effect).
Tale preferenza è stata riscontrata in ambiti diversi, in particolare nello sport, nel business e nella politica.
I risultati dell’indagine
Le conclusioni dell’indagine effettuata su 203 soggetti di nazionalità italiana ed inglese hanno fornito interessanti spunti per la costruzione di potenziali strategie di comunicazione politica.
I risultati forniscono spunti interessanti per la costruzione di potenziali strategie di comunicazione politica.
La maggiore intenzione di voto nei confronti del candidato underdog ha evidenziato i benefici elettorali derivanti da questo tipo di posizionamento strategico, mentre il risultato secondo cui la percezione di calore sarebbe il motivo per cui gli elettori preferiscono, e quindi votano, il candidato underdog rispetto al topdog, suggerisce l’importanza di valorizzare gli aspetti legati al proprio calore umano.
Il risultato più rilevante riguarda il commento del giornalista.
L’atteggiamento di protezione verso il candidato underdog, suggerisce che tale candidato, durante la campagna elettorale, invece di preoccuparsi di difendersi dalle critiche che, come dimostrato, non influenzano le intenzioni di voto degli elettori, dovrebbe occuparsi di mettere in risalto il proprio calore umano.
Scarica il PDF della presentazione dei risultati dell’indagine.
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