
Ad incontrare “l’uomo dell’incontro” mille e forse più persone questa mattina a Ponte Milvio. Una folla enorme si è stretta intorno alla famiglia Pallotta per dare l’ultimo saluto a Giulio, deceduto per un arresto cardiaco a soli 64 anni nella notte fra venerdì e sabato 30 gennaio. Tanta la commozione di un intero quartiere, e non solo.
Saracinesca abbassata a Libri e Bar Pallotta e un laconico messaggio, “chiuso per lutto“, hanno reso surreale piazza Ponte Milvio questa mattina dopo che il feretro è stato condotto dalla camera ardente, allestita nella libreria, nella Chiesa Gran Madre di Dio, dove i pontemollesi e lo attendevano in silenzio.
Ma in tanti sono venuti anche da altri quartieri limitrofi. Da Vigna Clara, dal Fleming, la notizia dei funerali era infatti stata data questa mattina anche dal TGR Lazio nell’edizione delle 7.30.
E mentre intorno il quartiere si ferma attonito “come se avessero tolto la Torretta dal ponte e avessero asciugato il fiume...” per citare uno delle centinaia di commenti postati su facebook, la chiesa è gremita come non mai, perchè Giulio era amato e stimato da giovani e da anziani, dai residenti e non.
Una presenza storica la sua a Ponte Milvio, decenni di avanti e indietro a gestire il famoso ristorante fino al 2013 e poi, dopo averlo ceduto, a presidiare bar e libreria fino all’ultimo giorno. E da lì è stato testimone dei tanti mutamenti avvenuti nella zona.
Uomo di poche parole ma dal grande cuore. “Uomo dell’incontro” lo ha definito don Paolo, il sacerdote suo amico dal 1971, che ne ha ricordato le grandi doti di umanità e come fosse sempre piacevole incontrarlo, lui che incontrava tutti e che apriva le porte del suo locale a tutti e di ogni fede, anche calcistica.
Tifoso sfegatato della Lazio contava numerosissimi amici anche fra i romanisti. “Prima di morire diventerò romanista” diceva sempre scherzando ma – come ha ricordato il cognato commosso – non ha fatto in tempo.
E uomo dai grandi insegnamenti, soprattutto nei riguardi dei figli Valeria e Daniele per i quali il loro papà “ciccioloso“, come Valeria lo chiamava, era un vero mito.
“Tutto quello che Giulio ha seminato non andrà perduto” ha sottolineato don Paolo abbracciandoli con lo sguardo e lanciando un sorriso a Lucia, la moglie di Giulio.
Al termine della cerimonia le stesse centinaia di persone hanno atteso l’uscita della bara, e la commozione si toccava con mano.
“Di Ponte Milvio si può dire tutto e anche di più, ma una cosa è innegabile: questa comunità vive ancora di vecchi legami di solidarietà commoventi. È un coro unanime: questa piazza ha perso un pezzo di storia“, commenta Carmelo Calì, da anni libraio di Pallotta e diventato quasi un terzo figlio per Giulio.
Poi esce il feretro e l’ultimo saluto di Ponte Milvio è forte e chiaro: ciao Giulio.
Claudio Cafasso
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E’ un pezzo di Ponte Milvio, un pezzo di cuore che se ne va. “Fino a venerdì sera stava bene, mi ha detto la sorella, poi all’improvviso non è riuscito più a respirare e si è accasciato, morto”. Un’embolia polmonare, presumo. Troppe embolie, ictus, morti improvvise, qualcosa non torna. Non sarà che qui a Roma nord il numero di ospedali, case di cura, centri di riabilitazione e compagnia bella è troppo elevato? Mi dispiace tanto per Giulio ed anche per la sua famiglia.
Giulio era una persona e una figura da tutti, nella zona, conosciuto stimato ed amato. Era un romano sensibile gentile attento alla vita dei cittadini e della comunità di Ponte Milvio.
Ci è gradito ricordare l’immediata e gratuita offerta al nostro Comitato di ospitare nel ristorante le nostre prime riunioni ed assemblee cittadine nel corso del 2012 e 2013.
Porgiamo alla moglie, ai figli Valeria e Daniele alle sorelle e ai parenti e amici tutti la nostra vicinanza e le nostre sentite condoglianze.
Comitato Abitare ponte Milvio