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Teatro Olimpico, “Semo o nun semo” apre con successo la stagione

Galvanica Bruni

semo240.jpgIn scena fino a domenica 4 ottobre, “Semo o nun semo” – il delizioso e frizzante concerto-spettacolo di Nicola Piovani dedicato alla canzone tradizionale romana – apre con successo la nuova stagione del Teatro Olimpico con Massimo Wertmüller, Carlotta Proietti, Donatella Pandimiglio, Pino Ingrosso e Sara Fois che, accompagnati dai musicisti dell’Ensemble Aracoeli, ripercorrono in un’ora e quaranta minuti più di un secolo di serenate e stornelli.

Di questi tempi, in cui Roma viene rappresentata malamente da comici che cercano la battuta facile e l’applauso cotto-e-magnato, in cui la maniera di parlare ha perduto quasi tutta la bellezza delle forme dialettali e nei quali la memoria collettiva sembra appannarsi, è bello e confortante assistere ad uno spettacolo che rispolvera, tira a lucido e rivisita con rispetto la tradizione.

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Nicola Piovani – che ha messo in piedi questo bel concerto infarcito di aneddoti, modi di dire e di storie grandi e piccole, spesso dimenticate o cadute nell’oblio – sa bene, e lo dice, che conoscere il proprio passato significa proiettarsi nel futuro con maggiore consapevolezza, non ignora affatto che la posta in gioco è assai elevata, perché il senso di identità de noantri passa anche attraverso la conoscenza o la riscoperta della canzone tradizionale, che sarà anche di minore rilevanza rispetto a quella napoletana (e chi lo nega!), ma è il nostro patrimonio, la nostra cultura e la nostra storia.

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Tutto ciò non suoni noioso o stucchevole, per carità! Questo concerto è frizzante, lieve, accorato, divertente: si ascoltano le magnifiche composizioni di Romolo Balzani (“L’eco der core” e “Barcarolo romano”) o canzoni insuperabili come “Tanto pe’ cantà” e “Nina si voi dormite”, si snocciolano stornelli maliziosi, struggenti e a dispetto, si citano Aldo Fabrizi e Giuseppe Gioachino Belli, si ricordano Armando Trovajoli e Ettore Petrolini e, attraverso il susseguirsi delle canzoni e degli aneddoti, si ripercorre in cento minuti (più l’intervallo) oltre un secolo di storia romana e italiana.

Sul palco Massimo Wertmüller presenta e racconta, diverte e canta, mentre la strepitosa Donatella Pandimiglio incanta con la sua voce splendida e accorata e il tenore salentino Pino Ingrosso – che mescola talento e ironia – si guadagna senz’altro la cittadinanza onoraria. Applausi per Sara Fois e, beh, quando canta, interpreta, si dichiara e soffre, è difficile non innamorarsi di Carlotta Proietti!

Tutto scorre liscio in questo concerto, che tocca e fa vibrare le corde dell’anima, nel quale si incontrano e s’abbracciano la prosa e la poesia, si dipingono le speranze e le delusioni d’amore, si esalta la voglia di vivere e si esorcizza la morte, si scagliano invettive o si apre il cuore con sincerità infinita.

Al termine delle sue esibizioni Petrolini diceva: “se lo spettacolo vi è piaciuto ditelo a tutti, se non vi è piaciuto statevi zitti, perché non è giusto che la fregatura la pigliate solo voi”.
Noi ve l’abbiamo detto.

Giovanni Berti

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