C’è stato un tempo in cui la voce di Neil Tennant era un inconfondibile marchio di fabbrica. Tanto più che si librava sugli altrettanto inconfondibili tappeti sonori imbevuti di elettronica tessuti da Chris Lowe. Oggi quel ricordo è forse un po’ sbiadito, ma i Pet Shop Boys hanno sempre il loro perchè.
E giovedì 25 giugno daranno sfoggio della loro classe per la prima volta alla Cavea dell’Auditorium con un concerto che è già uno dei più attesi dell’estate romana 2015.
34 anni di carriera, 12 album, 50 milioni di copie vendute. Questi alcuni numeri di una band-icona della musica moderna. I Pet Shop Boys sono un’autentica istituzione. Portabandiera di un’estetica essenzialmente pop ma “vestita” di elettronica, post-modernismo, attitudine modaiola, e riferimenti alla cultura “alta”, oltre che di un sound immediatamente riconoscibile.
L’elettro-pop del duo londinese ha segnato una generazione. Pur non avendo inventato nulla, sono riusciti a crearsi un loro stile attingendo qua e là a quanto seminato da miriadi di band che giocavano coi synth in un decennio, gli anni ottanta, segnato indelebilmente dalla musica elettronica. Ma soprattutto rimandando a memoria la lezione impartita da Kraftwerk e Neu! fin dagli albori dei Settanta.
Tuttavia, si sa, le radio hanno un debole per la melodia. E allora va bene l’elettronica tedesca, ma Tennant e Lowe decisero che per sfondare bisognava che i loro singoli si diffondessero nell’etere.
Così si misero a scrivere brani ricercati ma orecchiabili, collocandosi a metà tra Human League, Depeche Mode e Soft Cell da una parte, e Duran Duran, Spandau Ballet e Tears For Fears dall’altra. Il tutto condito da un’attitudine arty e “dotta” alla Talking Heads che li ha resi irresistibili alle masse oltre che immensamente popolari.
Le loro canzoni sono storia. Da West End Girls e Suburbia a It’s A Sin, Always On My Mind e Heart, fino a Left to My Own Devices e Can You Forgive Her, senza dimenticare alcuni gustosissimi remix di pezzi di band come gli spassosissimi Village People (Go West) o i più seriosi U2 targati eighties (furono i primi a “profanare”, ovviamente a modo loro, Where The Streets Have No Name).
Oggi, Tennant e Lowe sono due eleganti sessantenni con la passione immutata per i sintetizzatori e una voglia ancora sfrenata, se non di stupire, almeno di risultare interessanti.
L’ultima prova in studio risale a due anni fa, e lo spettacolo con il quale si presenteranno all’Auditorium sarà uno degli ultimi del tour a supporto dell’album Electric.
Un tour che finora ha collezionato 108 tappe in 47 paesi ed è caratterizzato da una forte componente coreografica, arricchita da costumi e filmati commissionati in esclusiva che interagiscono con i performer e i danzatori sul palco. In più, a far strabuzzare gli occhi ci sarà un sorprendente gioco di luci ed effetti laser.
Insomma, un concerto dei Pet Shop Boys non è solo un salto nel passato glorioso di una band leggendaria, ma anche un modo piacevole per guardare al futuro.
Valerio Di Marco
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