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Miracolo della natura in via dell’Acqua Traversa

Fabrizio Azzali

via-acqua-traversa.jpgCome il mitico Nilo che straripando spargeva il fertile limo sulle campagne anche il Fosso dell’Acqua Traversa, ingrossato dalle piogge di gennaio, ha sparso il suo limo sull’asfalto dell’omonima strada nei pressi della Cassia Antica.

“Lode a te o Nilo che dai da bere al deserto, quando tu inondi la terra il volto degli uomini si illumina” cantavano felici gli antichi egizi pregustando l’abbondante raccolto che sarebbe arrivato. Un po’ meno felici i residenti di Roma Nord che di quel fango, trasformato oggi in sabbia, ne farebbero volentieri a meno.

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Quando il fosso che costeggia la Riserva Naturale dell’Insugherata, ad inizio anno è straripato, una grande quantità di fango e detriti è stata trascinata sull’asfalto tanto che per giorni il transito di auto e pedoni è stato difficile se non impossibile; con il passare delle settimane il fosso è tornato ai suoi livelli normali ma il fango è rimasto sulla strada trasformandosi lentamente in fertile sabbia.

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Vuoi per altre piogge, il vento e il transito delle auto la maggior parte di quella sabbia si è andata accumulando a bordo strada dove ancora si trova in spessi “montarozzi” e qui, come per il Nilo, si è compiuto il miracolo.

Su quei cumuli di sabbia sono spuntate tenere piantine che oggi sono alte almeno una spanna e occupano un buon tratto di carreggiata.
Uno spettacolo affascinante che mostra come Madre Natura abbia risorse illimitate e riesca a portare la vita anche sulle strade più bistrattate di Roma Nord.

Un po’ meno affascinante lo spettacolo che si offre al cittadino che lascia Via dell’Acqua Traversa e entra in Via Panattoni; qui una mano impietosa ha deciso di dare una sfoltatina agli alberi che crescono a bordo strada.

Tronchi e rami, recisi con una motosega e accatastati gli uni sull’altro, giacciono da mesi sull’asfalto costringendo auto e scooter a pericolose gimkane.

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Ancor più impietosa quella che è intervenuta sul folto canneto di bambù; qui non si è usata una motosega ma più probabilmente un qualche strumento di tortura di epoca medievale dal momento che le canne sono state letteralmente frantumate. Neppure l’autore di “Pulp fiction” sarebbe riuscito ad escogitare un simile scempio.

Il bel canneto era una delle poche meraviglie di quella sponda di fosso che oltre a branchi di cinghiali ospita montagne di “monnezza”; oggi l’hanno trasformato in corti mozziconi di canna frantumati da mano assassina.

Roma Nord, terra di contraddizioni: sull’umile limo che ricopre l’asfalto sboccia la vita mentre la “furia di Chen” si abbatte su una delle meraviglie della Riserva.

Francesco Gargaglia

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