In scena fino al 2 marzo al Teatro Ghione di via delle Fornaci 37, e a distanza di 133 anni dalla pubblicazione del libro di Carlo Collodi, “Pinocchio” conquista ancora una volta il cuore degli spettatori di tutte le età. La rappresentazione in due atti, curata e diretta da Veruska Rossi e Guido Governale, è un misto di leggerezza, poesia ed emozioni. Sul palco, Pino Ammendola è affiancato egregiamente da un gruppo di giovanissimi professionisti di Roma Nord. Abbiamo assistito alla prima ed incontrato uno dei “Piccoli per Caso”.
Sorprende ancora
È stato tradotto in più di 240 lingue e rappresentato in tutto il mondo. Milioni di padri e di madri, di nonne e di nonni lo hanno raccontato, rielaborato e trasmesso; milioni di bambini lo hanno ascoltato e “vissuto” prima di andare a dormire, con gli occhi sgranati o assonnati.
In ogni angolo del pianeta – nelle case dei ricchi come in quelle dei poveri, nei teatri più scalcinati o in quelli prestigiosi, sugli schermi cinematografici e televisivi – sono andate in scena le avventure di Pinocchio, nato burattino e rinato bambino.
Narratori e ascoltatori, artisti e spettatori
Tutti abbiamo seguito con apprensione lo svilupparsi della vicenda, tutti ci siamo tuffati nel suo mondo immaginifico e identificati con i suoi personaggi, tutti lo abbiamo sognato. “Pinocchio” è una favola che possiede la capacità inesauribile di coinvolgere, emozionare e di stabilire una connessione.
“Pinocchio” arriva a tutti, parla ai più piccoli per insegnare anche ai più grandi; “Pinocchio” è un magnifico romanzo di formazione che è diventato un classico della letteratura di tutti i tempi. E un classico, come sosteneva Italo Calvino, è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
Ma a rimaneggiare i classici c’è il rischio di farsi male. E parecchio
Guido Governale e Veruska Rossi hanno corso il rischio, accettato la sfida e l’hanno vinta. Sono riusciti a dire quel che “Pinocchio” non aveva ancora finito di dire. Le qualità dello spettacolo che abbiamo visto e che è in scena al Teatro Ghione fino al 2 marzo sono notevoli, importanti.
La rappresentazione conquista e emoziona tutti, scorre come un sogno delicato, si vive come si vivrebbe un abbraccio caloroso, è una melodia dolce e struggente. Gli attori – una compagnia che comprende bambini e ragazzi di età compresa fra gli otto e i diciassette anni, e che ha la sua base operativa sulla Cassia – vi sorprenderanno per la capacità di “condire” la spontaneità della loro età con una professionalità che qualche volta latita persino fra gli attori adulti.
Bambini e ragazzi ancora non plasmati, senza sovrastrutture, che hanno deciso di mettersi in gioco e di rappresentare “i propri sentimenti e le proprie emozioni”, come ci ha detto uno degli attori nell’intervista che pubblichiamo di seguito.
Tutto fila liscia in questo “Pinocchio”
Tutto fila liscio perchè si avvale, oltre che di uno splendido cammeo in video di Giorgio Albertazzi nel ruolo di Mangiafuoco, della magnifica interpretazione di Pino Ammendola. Attore poliedrico e raffinato, il sessantaduenne napoletano è il narratore – intenso, ispirato e non di rado ironico – delle avventure di Pinocchio, il direttore d’orchestra – se così si può dire – al quale l’ensemble dei “Piccoli per Caso” risponde con precisione e puntualità.
La narrazione è sciolta, fedele e moderna, tradizionale e innovativa nello stesso tempo, le scene curate da Paolo Dore e le luci di Gianluca Cioccolini sono tanto semplici quanto efficaci, i costumi di Lisa Sorone bellissimi. Un plauso commosso va a tutta la compagnia e anche Simone Destrero, che rende ottimamente il personaggio di Geppetto.
E nel finale che viene dopo il finale (scusate il gioco di parole, ma quando andrete capirete) c’è tutto quello che Collodi voleva dirci e che continua a dirci, c’è un’altra pagina che viene dopo la parola “fine”, una parola che non sarà mai pronunciata finché esisteranno narratori come questi, finché ci saranno un bambino che diventerà adulto e un adulto che sarà capace di tornare bambino.
A colloquio con Gabriele Berti
Diciassette anni, occhi azzurri, capelli biondi. Nato e cresciuto sulla Cassia, Gabriele Berti regala al suo personaggio, la Volpe, una buona dose di ironia e leggerezza. Noi di VignaClaraBlog.it abbiamo chiacchierato un po’ con questo giovane attore.
Gabriele, come sei arrivato al teatro e alla compagnia? Da tre anni frequento la scuola di recitazione “Omnes Artes” del Teatro dell’Ascolto, in via Veientana. Dopo un lungo lavoro, che è andato di pari passo con la mia crescita personale, sono stato inserito nella compagnia dei “Piccoli per Caso” alla fine del 2013.
La mia prima esperienza è stata nel ruolo di Romeo in “Romeo e Giulietta”, una rappresentazione dilettantesca a chiusura del mio primo anno nella scuola. Poi, ho recitato in altre occasioni, ma solo come allievo di un’accademia. Prima di “Pinocchio”, ho interpretato il ruolo del dottor Niente nell’adattamento teatrale de “La Peste” di Albert Camus.
Com’è lavorare con Pino Ammendola? Recitare con Pino Ammendola è un onore e un privilegio, oltre che un piacere e un divertimento. Ci aiuta e ci consiglia moltissimo, e la domenica mattina, prima delle prove, porta le paste per tutti…
Il teatro diventerà la tua professione anche da adulto? Me lo auguro con tutto il cuore, ma credo che per fare questo mestiere occorra una buona dose di fortuna, oltre al talento e alla disciplina. Se mai dovesse capitarmi un’altra occasione come questa, non me la lascerò certo sfuggire e mi impegnerò moltissimo per sfruttarla al meglio.
Parlaci del tuo personaggio… La Volpe, il personaggio che interpreto in questo spettacolo, è la classica figura di persona priva di scrupoli, opportunista e ruffiana, che per derubare Pinocchio utilizza, con la complicità del Gatto, la sua furbizia e le sue arti persuasive.
Come lo hai preparato? Ho costruito il mio personaggio solo dopo aver letto il libro di Collodi e aver visto lo storico sceneggiato televisivo di Comencini, oltre al film più recente di Benigni. Poi, ho proposto ai nostri registri varie interpretazioni. Insieme, le abbiamo esaminate e superate, per arrivare ad una caratterizzazione che rispecchiasse di più la mia indole e la mia personalità, nel senso che abbiamo attribuito agli atteggiamenti meschini della Volpe sfumature simpatiche e divertenti.
Com’è il tuo rapporto con i colleghi? Intanto, userei più la parola “amici” che “colleghi”! Infatti, ci sosteniamo ed aiutiamo reciprocamente, e nonostante la fatica e i momenti di sconforto sappiamo ridere insieme e sempre insieme troviamo il modo per migliorarci e andare avanti.
Tre motivi per i quali bisogna vedere il vostro “Pinocchio”? Il primo motivo per cui bisognerebbe vedere “Pinocchio” è la sua lettura a 360 gradi, perché è adatto a tutte le età, sia per i contenuti che per i personaggi che lo animano.
La seconda ragione è perché il cast è composto perlopiù da ragazzi che mettono in scena i loro sentimenti e le loro emozioni, forse con una passione, un’intensità e un entusiasmo maggiori rispetto agli attori adulti.
Il terzo motivo per cui invito tutti i lettori di VignaClaraBlog.it a vedere il nostro “Pinocchio” è perché saranno conquistati dalla magia dei costumi, dalle musiche e dalla scenografia… In tutto quello che facciamo c’è lo zampino dei nostri registi, Veruska Rossi e Guido Governale, e non parlo solo di “recitare”, parlo anche di “continuare a crescere”….
Giovanni Berti
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