Roma Nord terra di rap, chi l’avrebbe mai detto. Tra le tante anime del nostro territorio ce n’è anche una hip-hop che ha la faccia pulita e imberbe di un giovane rapper italo-filippino di nome Tahjack Tikaz, un ragazzo sveglio e di belle speranze che per le sue doti artistiche sabato 26 ottobre salirà sul palco del Premio Baiocco 2013 come miglior artista straniero dell’anno nel territorio del XV Municipio. Tahjack ha 23 anni, è nato a Roma e vive in zona Ponte Milvio, ma ha vissuto per molti tempo nelle Filippine, il paese dei suoi genitori.
I suoi testi sono in tagalog, la lingua locale, ed è il rapper filippino più famoso a Roma, tanto che si esibisce quasi ogni anno al grande evento del Giorno dell’Indipendenza delle Filippine, ed è inoltre stato uno dei pochi artisti chiamati ad esibirsi davanti alla comunità mondiale dei filippini durante la scorsa D2D, la conferenza mondiale sulla Diaspora Filippina svoltasi a Roma nel 2012.
Il simbolo di Tahjack è una fionda di legno con inciso l’emblema della bandiera filippina, fattagli dal padre, che lui porta sempre con sé.
Tahjack, tu sei molto legato alle Filippine. Che ricordi hai della tua infanzia passata lì ? Ho vissuto nelle Filippine 13 anni, i ricordi sono tanti, freschissimi e legati in larga parte alla mia famiglia, ai miei parenti, ai miei amici, che sono ancora tutti lì. Ricordo però anche la faccia meno nobile delle Filippine, vale a dire gli alti tassi di criminalità e corruzione, di cui non c’è molto da andare orgogliosi. E poi piove sempre. Diciamo che per questi ultimi aspetti non le rimpiango affatto.
I tuoi testi sono in tagalog, la lingua filippina. Perché ? A chi ti rivolgi e di che cosa parli nelle tue canzoni ? I testi che scrivo sono in tagalog per sottolineare il legame con la mia terra, e sono rivolti principalmente alla mia gente, alla mia comunità, anche se riguardano temi universali quali pace, amore, rifiuto della droga, tematiche molto sentite nel mio paese ma anche in Occidente.
Immagino che è per questo che il videoclip abbinato ad una delle tue canzoni più famose, Naniniwala, sia stato in parte girato a Piazza San Pietro. Esatto. Il titolo, del resto, significa “pace” e il testo parla di amore e rifiuto della guerra, quindi quale posto migliore per veicolare un messaggio così solenne e universale ?
Pensi che prima o poi passerai all’italiano, o magari all’inglese, per dare un respiro maggiore alla tua musica e raggiungere un pubblico più ampio ? Sicuramente sì. Non appena avrò una padronanza maggiore della lingua inizierò a scrivere anche in italiano, ma i temi resteranno gli stessi. Nella stesura delle liriche cercherò di farmi aiutare da qualche mio amico italiano.
E’ giusto definirti rapper o ritieni questa etichetta troppo limitante ? Non credo che il rap sia limitante, anche perché abbraccia molti stili, e poi permette di esprimersi molto meglio di altri generi, perché l’importanza delle parole è fondamentale e il ritmo cadenzato delle stesse ne è l’essenza.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali ? In verità non mi rifaccio a qualcuno in particolare, e anzi fino a pochi anni fa neanche avevo mai ascoltato musica rap. Ho iniziato ad interessarmi al genere grazie ad alcuni miei connazionali rapper che suonano a Roma, quindi diciamo che sono state loro le mie fonti d’ispirazione. E poi erano loro a incoraggiarmi su questa strada, a dirmi di continuare così che andavo forte. E io ho continuato.
Hai qualche progetto discografico all’orizzonte ? Sì, a dicembre uscirà il mio primo mix-tape autoprodotto. Conterrà 10 canzoni e lo farò circolare gratuitamente tra i miei amici che vivono qui.
Suoni molto dal vivo ? Intendi concerti veri e propri ? In verità no, ma ogni domenica tengo delle piccole esibizioni per la comunità filippina che mi divertono molto e mi fanno sentire in qualche modo utile alla causa.
Cosa fai nella vita per mantenerti ? Attualmente lavoro in un chiosco di giornali.
Come vive Ponte Milvio un musicista come te ? La vita qui è molto tranquilla. Il quartiere è a misura d’uomo, puoi uscire, divertirti, stare tra la gente senza paura. Le persone sono fantastiche, ascoltano musica e si relazionano tra loro senza pregiudizi. Ho molti amici e mi trovo benissimo.
Valerio Di Marco
riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma
© RIPRODUZIONE RISERVATA