Con la richiesta di rinvio a giudizio, il PM Maria Bice Barborini ha concluso l’inchiesta sulla realizzazione della galleria Cassia del Grande Raccordo Anulare, lavori che, nel maggio del 2010, causarono gravi danni ad alcune abitazioni della limitrofa via Volusia rendendole inagibili e causando l’abbandono delle stesse da parte di diverse famiglie. Dopo tre anni di indagini è stato contestato il reato di crollo colposo di costruzioni a sei esponenti dell’Anas e delle ditte incaricate dei lavori.
Era maggio 2010 quando un corposo smottamento di terreno, causato dalla costruzione della galleria Cassia del GRA, eseguita da tre ditte incaricate dall’Anas, rese pericolose alcune abitazioni di via Volusia, ubicate a pochi metri, tanto che Vigili del Fuoco e Protezione Civile le dichiararono pericolanti.
Le famiglie che vi risiedevano furono costrette ad abbandonarle. Da quel momento si trovarono in balia degli eventi, alcuni dei quali surreali. Come quello accaduto qualche mese dopo, quando l’amministrazione capitolina arrivò al punto di intimar loro di provvedere alla messa in sicurezza degli edifici. Come se fossero stati loro a renderli insicuri. Fu necessario l’intervento del TAR per ricondurre l’amministrazione alla ragione.
Ma da allora quelle famiglie non hanno più potuto far ritorno nelle loro case. Nel frattempo è andata avanti l’indagine della Procura di Roma che si è conclusa in questi giorni con la richiesta di rinvio a giudizio per violazione dell’articolo 434 del codice penale “concorso in crollo colposo di costruzione”.
Sei le persone coinvolte che, come riferisce l’Adnkronos, sono il direttore dei lavori commissionati dall’Anas sulla Cassia, il responsabile legale della società Vianini Lavori Spa, il rappresentante legale della società Operosler di Trento, il legale della Saicam Spa, il coordinatore per la salute e sicurezza dell’Anas, nonchè un componente della commissione per il collaudo tecnico-amministrativo dei lavori.
Edoardo Cafasso
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