L’idea, semplice, non è nuova ma ha dato buoni risultati specie nelle città del Nord Europa, sempre affamate di verde; trasformare le aree non utilizzate in orti da affidare, a canoni accessibili, ai cittadini. I vantaggi sono evidenti: le aree in stato di abbandono verrebbero utilizzate scongiurando così il rischio di finire nelle mani di costruttori senza scrupoli; per i cittadini ci sarebbe un bel risparmio in termini di “spesa” dal momento che l’acquisto di ortaggi incide non poco sul magro bilancio familiare; per molte persone, specie anziane, sarebbe un passatempo e un utile modo per fare attività fisica.
Ad esempio sulla Cassia, in Via Oriolo Romano, davanti al Centro Ricerche e sperimentazione in Agricoltura (CRA), c’è una vasta area inutilizzata adiacente alla sede della Telecom.
L’area, per lo più pianeggiante, da molto tempo non viene più usata tanto è vero che dopo l’abbattimento del cancello metallico all’ingresso è stato posto un “new-jersey” in cemento che impedisce agli autoveicoli di entrare.
All’interno di questa vasta area (lunga circa 3-400 metri e larga 200) l’erba è molto alta e neppure i “canari” la utilizzano più: e allora perché non trasformarla in un grande orto dove affidare piccoli appezzamenti ai residenti?
Basterebbe tagliare l’erba, lavorare il terreno, mettere alcune fontanelle per prelevare l’acqua e poi suddividere il terreno in piccoli orti da dare in concessione a chi ne fa richiesta.
L’area, una volta sistemato il terreno, potrebbe essere data in affidamento o adozione ad Associazioni o Cooperative di giovani che ne potrebbero ricavare un qualche utile.
Al fine di evitare poi che il tutto si trasformi in una “baraccopoli” (come succede nelle nostre campagne dove le reti dei letti vengono usate come recinzioni e le baracche si costruiscono con i materiali più vari) dovrebbero valere regole ferree come, ad esempio, nessuna costruzione, di nessun tipo, all’interno degli orti, niente recinzioni ma semplici “confini”, tra un orto e l’altro, costituiti da vialetti in terra battuta, custodia degli attrezzi (in fin di conti serve una zappa, un innaffiatoio e qualche canna) in un locale di uso comune.
Negli orti inoltre dovrebbe essere tassativamente proibito l’uso di diserbanti o di concimi non naturali; anche la vendita dei prodotti dovrebbe essere consentita sul luogo. Se poi, per motivi fiscali non è possibile, allora quanto meno permettere il baratto: un chilo di pomodori in cambio melanzane o cipolle.
L’area in oggetto consentirebbe forse la realizzazione di qualche centinaio di piccoli orti; se poi qualcuno ritiene troppo faticoso lavorare la terra l’appezzamento potrebbe essere usato per piantare fiori (in questo caso si potrebbero scambiare i pomodori con gerani o fresie).
L’unico inconveniente potrebbe essere il “rooting” dei cinghiali che scorrazzano da una parte all’altra di Via Oriolo; problema risolvibile con una rete (che in parte già c’è) e con recinzioni elettrificate.
.Affinché una idea come questa prenda corpo è necessario innanzitutto l’assenso dei proprietari dell’area. Ma se è vero che questo terreno appartiene al CRA quale migliore destinazione per esso? In fondo, in piccolo, anche così si farebbero ricerche e sperimentazione in agricoltura…
Francesco Gargaglia
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Bellissima idea….sulla carta.
Ci si mette tutti a coltivare l’orto, ci si investe in termini di fatica e di soldi, poi di sera arrivano i disperati e i ladruncoli che infestano sempre più numerosi il territorio, e si fregano la frutta e la verdura che hai coltivato con tanto amore. Siamo realistici! Tutto bello, senza recinzioni, ma servirebbe un controllo costante e continuo.
Sinceramente i cinghiali mi sembrano il minore dei problemi, sono gli “umani” che mi preoccupano!
@ Lucia. E quindi? Qual è la sua proposta? Non fare nulla?
PS e lei continua a votare chi ha permesso che ladri e ladruncoli infestino la zona?
Gli orti sociali sono meravigliosi, se si vuole stare più tranquilli si mette una recinzione alta con un cancelletto, niente di complicato.
ottima idea!
Gli orti diventerebbero un luogo di aggregazioni, una fonte di reddito, un modo per fare attività fisica e per recuperare un’antica sapienza.