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Taste of Roma all’Auditorium, che delusione

Galvanica Bruni

tasteofroma.jpgSembra brutto dirlo, e forse non dovremmo, ma del resto bisogna pur ammettere i propri limiti, e pertanto confessiamo di non essere mai stati gourmet particolarmente eccelsi. Tuttavia, il senso critico ci impone di essere il più possibile obiettivi e non parlare per forza sempre bene di tutto e di tutti. Non ce ne vogliate quindi se ci permettiamo di esprimere qualche perplessità sul Taste Of Roma 2012, evento fieristico eno-gastronomico la cui prima edizione si sta tenendo in questi giorni presso i Giardini Pensili dell’Auditorium Parco della Musica.

Che poi, a ben vedere, se si guarda a questa rassegna con occhio distaccato si può riuscire a coglierne anche un lato tutto sommato divertente, se non fosse che a divertirsi sembra essere più chi l’ha organizzata che chi va a visitarla.

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Taste Of Roma è infatti un autentico carrozzone pubblicitario – tecnicamente, un Restaurant Festival – dove i più rinomati ristoranti romani si danno appuntamento per promuovere i loro prodotti all’interno di stand appositi e reclamizzarsi presso un pubblico non necessariamente composto solo da cultori dell’arte culinaria ma anche da visitatori meno esigenti, sperando, nella quantità, di far breccia nei portafogli di coloro (che evidentemente si avvertono essere in numero sempre più esiguo) maggiormente disposti a spendere.

In tempi di crisi, del resto, tutto fa brodo, e far credere di essere quello che non si è può comunque aiutare a raggiungere un discreto numero di presenze, tra i quali anche coloro che magari si aspettavano qualcosa di un pochino più “spartano”. Il sito dell’evento (www.tasteofroma.it) non si preoccupa troppo di fare chiarezza e a una lettura sommaria, come quella che danno quasi tutti coloro che decidono all’ultimo cosa fare di venerdì o sabato sera, non saltano all’occhio tutti i particolari.

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Normalmente, infatti, uno che legge “assaggio” e pensa a una più o meno estesa successione di capannoni dove, presumibilmente, sarà possibile degustare prodotti tipici, D.O.C., D.O.P., ecc.
Del resto, i 16 euro richiesti per il biglietto d’ingresso autorizzerebbero l’ignaro visitatore a star tranquillo sul fatto che non rimarrà a stomaco vuoto.

E invece no. Una volta entrati, se si vuol mangiare, bisogna spendere altri soldi.
E siamo sicuri, dai commenti captati in loco, che fossero in molti a non saperlo, aldilà delle apparenze.

Ogni stand è un ristorante diverso. O meglio, ogni stand rappresenta la succursale dislocata al Taste Of Roma di questo o quel ristorante.

Quando si arriva, come detto, si è certi che il biglietto valga la possibilità di degustare a volontà, e invece – sorpresa – appena oltre l’ingresso si staglia un enorme capannone sul quale campeggia la scritta “Acquista qui i tuoi sesterzi”. Acquistare sesterzi ? Sì, perché è un po’ come alle giostre, dove si comprano i gettoni per andare sulle macchinette. Qui, al posto dei gettoni, ti danno i sesterzi e per edulcorarti la pillola ti fanno credere che è tutto un gioco e che stai spendendo monete dell’antica Roma piuttosto che euro veri e sonanti.

A quel punto che fai, te ne vai ? No, altrimenti avresti buttato i tuoi soldi.
Se vuoi mangiare è necessario sottoscrivere una carta ricaricabile dove 1 euro equivale a 1 sesterzo. Ricarica minima 5 euro e possibilità di ricaricare solo per multipli di 5.

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Per poter dire, al termine della serata, di aver cenato (eufemismo) la spesa necessaria sarà stata in media tra i 15 e i 20 euro, in aggiunta alla quota d’ingresso. Se poi il pasto lo si sarà voluto innaffiare con del buon vino, la spesa lieviterà in media di altri 5 euro.
Ma il problema non è tanto la spesa quanto i crampi nello stomaco che, anche al termine della serata, continuano a susseguirsi inesorabilmente.
Difficile, del resto, per menti limitate come le nostre, convincerci che siamo sazi. Sembra la psico-cena di 7 chili in 7 giorni.

D’accordo, sarà pure alta gastronomia – e per quanto ne capiamo, i piatti erano davvero gustosi – ma uscendo da lì la fame morde ancora e la certezza è una sola: niente e nessuno, una volta rientrati a casa, riuscirà a frapporsi tra noi e un panino con la “mortazza”.

Ma passi pure il discorso della fame – oltre a quello della spesa spropositata a fronte di portate che è più giusto chiamare bocconi – quello che fa letteralmente andare il boccone (per l’appunto) di traverso è piuttosto il clima di falsità che aleggia su un’iniziativa che in fondo si regge su una doppia ipocrisia: da una parte quella dei ristoratori, il cui solo interesse è vendere i loro prodotti, alla faccia dell’arte culinaria e della valenza culturale di ogni singolo piatto, dall’altra quella di gran parte dei visitatori, molti dei quali appartenenti a quella cosiddetta “Roma bene”che normalmente affolla le serate all’Auditorium e tra cui i veri cultori dell’alta gastronomia (così come, in altre occasioni, della musica) si contano sulle dita delle mani.

La Roma perbenista e fashion, che si dà appuntamento là dove conta esserci aldilà del motivo per cui ci si va, e nella quale si annida presumibilmente la stragrande maggioranza degli evasori capitolini, totali o parziali.

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E allora ci si può sbizzarrire a guardarsi intorno e scrutare la variegata fauna che affolla la stradina contorniata dai numerosi stand.  E’ divertente, per dire, osservare le facce fintamente soddisfatte dei “fini” degustatori, in realtà delusi – pure loro – per l’esiguità della portata.
Oppure notare che presso i pochi stand dove le degustazioni sono gratuite si creano calche affamate di disperati in attesa ognuno del proprio stecchino con dadino di mozzarella di bufala infilzato sopra, che l’espositore di turno si degnerà di porgergli caritatevolmente, forse più per paura di venire divorato lui.

Lungo il percorso, poi, si è letteralmente assaliti dagli addetti che fanno volantinaggio per convincere i visitatori a fermarsi presso il loro stand piuttosto che da quello del dirimpettaio.
E in giro trovi pure i vigilantes che ti fermano per controllare il biglietto e assicurarsi che non sei un imbucato (tsè!).

Per concludere, aldilà della critica sociale che si può muovere al Taste Of Roma, l’impressione è comunque di trovarsi al cospetto di una presa in giro per cui, a meno che non siate dei veri intenditori, il consiglio spassionato (anche se sembrerà banale e qualunquista) che dal basso della nostra ignoranza ci permettiamo di darvi è lasciate perdere e andate a farvi una bella carbonara unta e bisunta che, oltre ad essere più democratica è anche più buona, con tutto il rispetto per la nouvelle-cuisine.

Perché è giusto soddisfare occhi e palato, ma in democrazia anche lo stomaco vuole la sua parte.

Valerio Di Marco

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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11 COMMENTI

  1. Non sono affatto d’accordo su quanto scritto. Ho visitato il Taste of Roma la sera di apertura, ed ho passato una piacevolissima serata alla scoperta di nuovi sapori ed avendo la possibilità di degustare le specialità proposte dall’eccellenza degli Chef romani, ad un costo più che abbordabile, considerato che non avrei avuto altra possibilità per poterlo fare (i menù degustazione proposti dai vari ristoranti presenti, hanno un costo di media di € 150,00 a persona).
    Certo, andare in trattoria a mangiare una semplice carbonara può dare le sue soddisfazioni, ma per una volta nella vita, perchè non appagare il palato con piatti più raffinati?
    Vorrei precisare inoltre che sul sito dell’evento era stato specificato nei minimi dettagli tutto il programma della manifestazione, biglietto di ingresso, i nomi dei ristoranti, gli Chef, i menù e relativi prezzi di tutte le specialità proposte, pertanto il visitatore non poteva essere così ignaro di quello che avrebbe trovato…

  2. Concordo perfettamente con quanto scritto da Cinzia …. Comprese tutte le informazioni date sia sul sito che all’ingresso , dove ho deciso di acquistare un biglietto premium a cui ho aggiunto 15 euro . Quindi con 70 euro complessivi ho fatto 6 degustazioni in diversi stand e con il carnet degustazione di champagne brunelllo franciacorta satin ecc da abbinare alle pietanze . Inoltre ai vari stand i produttori erano molto cortesi e si potevano degustare molti prodotti, per non parlare della fantastica esperienza con antony genovese … Chef del Pagliaccio e lo showcoocking di Cristina Bowerman . va inoltre precisato che da nessuna parte si nominavano piatti …. Bensì degustazioni. Quindi prima di parlare di democrazia …. Informatevi bene …. E se volete provare un’esperienza sensoriale scegliete uno di quei ristoranti!!!! Tutto cio’ detto con cognizione di causa … La mia famiglia fa ristorazione da anni .. Non a Roma!

  3. Concordo al 100% con quanto scritto da Valerio.
    Definirei questa sorta di fiera gastronomica come una vera truffa architettata con grande ingegno e battage pubblicitario.

    File ad ogni dove, prima all’ingresso, poi per ritirare la carta prepagata ed infine doppia fila ad ogni stand dove a cifre inaudite si assaggiano delle microporzioni spesso assolutamente non all’altezza delle aspettative da consumare in piedi. Non é previsto un pezzetto di pane d’accompagnamento e se non hai nel frattempo provveduto ad approviggionarti di un bicchiere di vino resti anche assetato. Nessuno che nemmeno su richiesta ti fornisce un bicchiere di acqua.

    La conclusione é stata che in 2 abbiamo speso complessivamente 32+50 =82 euro per cenare in piedi senza bere e tornare a casa più affamati che incavolati.

    All’uscita ho incontrato un gruppo di carabinieri ai quali ho cortesemente chiesto se si trovavano lì per aspettare l’organizzatore di questa kermesse. Mi hanno chiesto il motivo di questa mia domanda, mi hanno ascoltato sorridendo ….

    Per completare segnalo anche che a fronte dei 16 euro di ingresso non é stato fornito alcun materiale informativo degno di nota se non uno squallido e scarno ciclostile.

    Complimenti agli organizzatori !!

    Vincenzo

  4. Ma quei tre grandi “bacarozzi” non dovevano servire, secondo il rutelliano pensiero, ad avvicinare il popolo (quello che mangia con 10 euro in pizzeria) e i giovani delle borgate, all’Arte e alla Musica??

  5. certo che a Roma la gente come voi non merita nulla, stiamo ancora al motto “si mangia bene e si spende poco”, penso che che qualcuno che ha scritto qui, non sia stato neanche al Taste of Roma…. il prossimo anno venite a mangiare con i Carabinieri ! Anzi non venite….

  6. Sono in parte d’accordo per quanto riguarda il biglietto d’ingresso, troppo caro in relazione a cosa offre, ma totalmente in opposizione al concetto di “truffa”, anche se capisco che è un termine volutamente eccessivo.
    Il sito internet, effettivamente, a mio avviso spiegava piuttosto bene le varie opzioni, il prezzo e le possibilità che offrivano i due tipi di biglietto: lo so perché l’ho spulciato a dovere prima di andare e una volta arrivato, ho constatato che avevo in effetti capito tutto.
    Io con i 12,5 euro di ingresso (sono under 26), ho fatto una degustazione di 5 formaggi in abbinamento a 5 vini, e una di the e bignè fatti al momento: bastava informarsi per sapere che c’erano e che era necessario prenotarsi allo stand apposito, cose comunque spiegate sul sito, sulla brochure e da qualsiasi addetto ai lavori in loco.
    A questo ho aggiunto 30 sesterzi con i quali ho consumato 6 piatti. Non certo enormi, ovviamente, ma davvero ottimi e senza dubbio con qualità e abbinamenti che non si trovano da nessuna parte, se non in ristoranti per l’appunto stellati.
    Costo totale: 42,5€ (sarebbero stati 46 per un over 26): caro, evidentemente, ma la mia curiosità per piatti che non si mangiano tutti i giorni è stata soddisfatta, e me ne sono andato anche sazio, francamente.
    Tutto questo sabato a pranzo dove, tra l’altro, c’era molta poca gente e non sono stato mai più di due minuti in fila.
    Sarò stato fortunato, forse, ma in realtà credo che mi sia bastato informarmi a dovere per non prendere fregature…

  7. Ero informatissimo sui costi del biglietto di ingresso, non è questo il problema. Certamente non sapevo che avrei dovuto mangiare in piedi senza avere nemmeno la possibilità di bere un bicchiere di acqua o accompagnare le microporzioni con un pezzetto di pane. Sepevo anche del biglietto più caro “assaggi inclusi” che non avrebbe in alcun modo migliorato la mia situazione; olretutto volevo scegliere gli assaggi e non essere vincolato da quanto proposto dalla soluzione “vip”
    Molto meglio sarebbe stato offrire la possibilità di cenare in un’area dedicata con la possibilità di sedersi ad un tavolo e scegliere tra x piatti da assaggiare (dove x è proporzionale ai milligrammi delle porzioni) e y degustazioni di vini (sempre con y proporzionale a millilitri di vino offerti). E voglio esagerare ….. il tutto con acqua e pane inclusi.

    Il costo ? Una cifra confrontabile con quanto si spende andando a cenare nei migliori ristoranti di Roma.

    Magari includendo nel biglietto un opuscolo con tutti gli assaggi e degustazioni possibili e relativo riferimento del ristorante (documentazione peraltro che avrebbe fatto ottima pubblicità ai ristoranti e sarebbe tornato certamente utile agli incauti partecipanti.

    Troppo difficile da prevedere ?
    C’è uno straccio di organizzatore che può dare una risposta ?

  8. Risposta per Romeo:

    Vivi per caso in Padania ? Dal nome non si direbbe … A Roma per fortuna si mangia bene e si spende il giusto.

    Ad eccezione di TASTE OF ROMA ce ne è per tutti i gusti !

  9. Edizione del 2014… a quanto pare non è cambiato nulla. Fortuna che appena usciti nessuno ti vieterà di farti un bel kebab dallo zozzone.

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