Nel parco dell’Inviolatella, quello con ingresso in via di Villa Lauchli, in fondo al grande prato confinante con la Cassia Nuova c’è un laghetto che ospita alcune specie acquatiche. Alimentato dalle acque piovane e forse da una sorgiva, anche se dà ospitalità a germani, gallinelle e nutrie in realtà non è tanto bello come sembra. Al suo interno ci sono una quantità di rifiuti di vario tipo (compresa una vecchia vasca da bagno e alcuni bidoni sospetti) mentre sulle acque color smeraldo si affaccia un vecchio casale fatiscente ricolmo di rifiuti.
Chi porta a spasso i cani all’Inviolatella evita di far loro bere quell’acqua perché girano voci su presunte infezioni provocate dalle nutrie.
In realtà basta dare una occhiata a quello stagno per immaginare un altro motivo, come uno scarico fognario, all’origine di un possibile inquinamento dell’acqua: non sarebbe certo la prima volta.
La nutria (Myocastor corpus) è bene chiarirlo subito non è un ratto: è invece un roditore con le zampe palmate dalle origini notturne che si ciba della vegetazione ripariale (anche se non disdegna i prodotti di un orto). Questo simpatico animale, che assomiglia ad un castoro, è oramai diffuso in quasi tutte le zone umide tanto che in alcuni comuni del nord-Italia, a causa della sua prolificità, è stato oggetto di una caccia spietata.
Non è una specie autoctona e la sua presenza è stata spesso contrastata anche da naturalisti e ambientalisti; sulla nutria esistono poi delle vere e proprie leggende come la responsabilità nella distruzione degli argini o la sua voracità che lo spinge a razziare i piccoli nei nidi (strana abitudine per un erbivoro!).
Alle feci e all’orina della nutria vengono invece attribuite gravi infezioni come la leptospirosi; e allora, al solito, abbiamo chiesto aiuto al web e nel sito della LAV, oltre a scoprire che la legge 157/92 la inserisce nella fauna selvatica italiana escludendola pertanto dalle specie cacciabili, abbiamo anche letto: “ Il presupposto serbatoio epidemico delle nutrie è risibile rispetto a quello di altri animali introdotti per l’attività venatoria come cinghiali e lepri…(dati diffusi da WDA-Wildlife Disease Association)…gli istituti zooprofilattici hanno evidenziato una bassissima frequenza di positività a forme di leptospirosi (Soccini & Ferri 2001, Venturini & Cassotta)…non esistono casi documentati di malattie trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici (Roberto Cocchi INFS)…”
Mentre l’Ente Protezione Animali chiarisce: “Le analisi effettuate presso gli Istituti Zooprofilattici su carcasse di nutria hanno evidenziato una bassissima frequenza di positività a forme di Leptospira, tutt’al più paragonabile a quella normalmente riscontrabile in altri animali selvatici presenti nei medesimi territori. Inoltre, non esistono casi documentati di malattie che siano state trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici“.
Tutto questo farebbe pensare all’innocenza della nutria anche se alcuni veterinari non sono d’accordo; e allora che fare per il laghetto dell’Inviolatella?
Per evitare una drastica decisione come quella adottata in un comune del Veneto che ha portato all’uccisione di 140 esemplari in un sol giorno, basta fare due semplici cose: la prima è bonificare il laghetto e le sponde e accertare che non vi siano scarichi fognari.
La seconda è assai più semplice: mettere all’Inviolatella un paio di fontanelle in maniera tale da dissetare senza problemi cani e umani. Tenuto conto che non siamo nel Kalahari e neppure nel Negev non dovrebbero essere difficile farla arrivare.
Lo stagno dell’Inviolatella di Via di Villa Lauchli, ancorché sporco e pieno di rifiuti, è un vero e proprio ecosistema al cui interno vivono insetti, anuri, uccelli e roditori, ed è per questo che va salvaguardato.
E ad apprezzarlo non siamo solo noi: in queste acque abbiamo fotografato una Casarca, un’anatra originaria dell’Asia e del Nord Africa che solo sporadicamente transita nel nostro paese mentre proprio in questi giorni si possono vedere le femmine di Germano Reale, che dopo la schiusa delle uova, portano a spasso i loro anatroccoli.
Francesco Gargaglia
© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vero che sia stato oggetto di caccia,ma non per la sua proliferazione, l’atro nome molto piu’ conosciuto dalle signore, e’ Castorino Spitz e va in giro sotto forma di pelliccia addosso a parecchie signore.
il laghetto di vigna clara è troppo carino però dovrebbero collegare il parcon con quello dell’inviolatella borghese e poi il ponte che dovevano fare nell’area cani in via pareto che fine ha fatto?