Innamorati di tutta Roma, Gin e Step del centro e della periferia, mettetevi l’animo in pace e da oggi, anziché acquistare lucchetto e pennarello, per dirvi “ho voglia di te” regalatevi una rosa. E’ più romantico e servirà a salvare il decoro di Ponte Milvio, il ponte più antico della Capitale noto per la sua storia, checché ne dica Moccia.
Oggi infatti, il Consiglio del XX Municipio ha votato all’unanimità un documento sulla base del quale tutti i lucchetti presenti verranno rimossi e si da mandato al XX Gruppo della Polizia di Roma Capitale di porre in atto azioni onde evitare che il fenomeno riprenda piede.
“E’ una questione principalmente di sicurezza ma anche di bonifica da una situazione degradata” ha affermato Gianni Giacomini, presidente del XX Municipio, nell’apprendere il risultato del voto – era infatti assente dall’aula – dichiarando poi alla stampa “tra oggi e domani darò mandato all’ufficio tecnico del Municipio di agire. L’intervento non costerà tanto, serviranno di base soltanto delle cesoie.”
Ci resterà male Federico Moccia, che proprio stamani dalle pagine del Corriere della Sera aveva dichiarato convinto, beato lui, che “i lucchetti hanno reso Ponte Milvio un luogo noto in tutto il mondo e che prima, pur avendo duemila anni di storia, era fuori da tutti i circuiti turistici, nessuno lo visitava”.
“E poi – si chiede – perché togliere un sogno a tanti ragazzi?” La risposta è agli atti del Municipio. Nel documento di oggi si legge infatti che “il numero di questi lucchetti deturpa profondamente il paesaggio dando il senso di una città abbandonata all’incuria”.
E ci resterà male anche l’assessore capitolino all’Ambiente, Marco Visconti, che sabato 8 ottobre, dando il via alla rimozione dei lucchetti da tutti i ponti di Roma aveva annunciato “non possiamo tollerare che la città venga invasa da questa ferraglia che va a deturpare un patrimonio storico-artistico inestimabile” aggiungendo però subito dopo che non sarebbero stati toccati i lucchetti “situati su Ponte Milvio, che ormai rappresentano un rito romantico per tanti giovani”.
Romantica la ferraglia? Anche in questo caso la risposta è agli atti. “Il gesto del lucchetto – dice il documento di oggi approvato anche dai consiglieri dello stesso partito di Visconti – più che un fatto romantico è diventata una vera e propria moda”.
Ma tant’è, ipse dixit, ovvero così ha deciso il parlamentino municipale. Nonostante che alcuni consiglieri PdL siano usciti prima del voto, forse per far cadere il numero legale, i presenti erano in numero sufficiente per decidere che i lucchetti vanno rimossi.
A dir la verità al voto non si è giunti in un amen. Ci sono voluti 90 minuti, senza neanche l’intervallo, durante i quali a difendere la porta della squadra dei lucchetti c’era solo Marco Perina, assessore alla Cultura. Lunga la sua disanima dei problemi di decoro che attanagliano Ponte Milvio e che non vede in pole position il problema dei lucchetti.
“Oggi siamo qui a discutere di un fenomeno secondario, prima di questo ci sarebbe da discutere del suk sulla piazza, dei parcheggiatori abusivi, di cartellopoli, della droga che circola, della microcriminalità, questo è il vero degrado di Ponte Milvio, questi sono gli argomenti di cui il Municipio non si è mai occupato” ha dichiarato l’assessore aggiungendo “e di ciò faccio mea culpa”.
Ma sul fronte opposto il mea culpa e l’invito a ritirare la mozione non sono bastati. I consiglieri presenti, sia di maggioranza che di opposizione, pur con alcuni distinguo, sono stati tutti d’accordo.
Secondo Cesarino Lelli, PdL, il fenomeno rappresenta “uno scempio”, per Daniele Torquati, PD, “è il segno del lassismo con il quale viene governato il territorio”, per Alessandro Cozza, sempre PD, “votare si significa mettere la parola fine ad una moda che pur avendo fatto il suo tempo continua a fare danni”.
Strappa infine un sorriso Antonio Scipione, PdL, che dichiara: “ero venuto in aula dubbioso su come votare, ma dopo aver letto le dichiarazioni di Moccia non ho alcun dubbio, i lucchetti vanno tolti!”.
E così sia.
Cambierà dunque faccia Ponte Milvio? Ad oggi è così, come documentato in questo breve video girato da RomaNord.tv subito sotto il quale troverete un excursus delle alternate vicende di cronaca e di politica che negli anni hanno fatto da sfondo alla storia dei lucchetti.
Claudio Cafasso
La storia dei lucchetti
Quando e come è partita la moda dei lucchetti? Tutto ha avuto inizio nel 2006 quando lo scrittore e regista Federico Moccia ha pubblicato il romanzo “Ho voglia di te”, il seguito di “Tre metri sopra il cielo”. E’ stato allora che si è scatenata la cosiddetta moda dei lucchetti di Ponte Milvio, ribattezzato il “ponte dell’amore”.
Il top si è raggiunto l’anno successivo, nel 2007, quando il romanzo è diventato un film. Da quel momento moltitudini di adolescenti si sono recate sullo storico ponte romano per suggellare il loro amore e renderlo eterno.
Proprio come spiegava Gin a Step in “Ho voglia di te”: “Questa è la catena degli innamorati. Praticamente gli innamorati vengono qui, chiudono il lucchetto, lanciano la chiave nel Tevere e poi non si lasciano più”.
Forse neppure lo stesso Moccia, quando ha scritto il libro, immaginava che quel gesto, quell’attaccare un lucchetto al terzo lampione di Ponte Milvio, quello che guarda il ponte di Corso Francia, chiuderlo e gettarne la chiave nel biondo Tevere, avrebbe dato il via ad un fenomeno di tanto vaste ed anche preoccupanti proporzioni.
O forse sì. Ma a conti fatti quel che è accaduto è che la moda dei lucchetti è dilagata prepotentemente tra i giovani, trasformando uno dei più antichi ponti di Roma in un accumulo scriteriato di ferraglia. Ma non solo.
La moda dei lucchetti, infatti, ha oltrepassato i confini della Capitale ed è arrivata in altre città del Bel Paese. Per non parlare dei siti web nati proprio per “tutte le coppie innamorate che non possono recarsi a Roma per mettere un lucchetto al lampione che si trova sul Ponte Milvio e gettare la chiave nel Tevere, ma vogliono comunque testimoniare il loro amore”.
Se un tempo si usava disegnare le proprie iniziali sulla sabbia o inciderle nella corteccia di un albero, ora era diventato indispensabile correre dal ferramenta. Oppure lasciare qualche euro a chi, visto il trend, ha messo su il business dei lucchetti proprio accanto al lampione incriminato.
Ma c’è da dire che con il tempo i “lucchetti dell’amore”, i “locks of love”, hanno conquistato anche altri spazi. Sull’intero Ponte Milvio se ne possono vedere a centinaia appesi ovunque, non solo nei cosiddetti “appositi spazi”; appena c’è qualcosa su cui poter agganciare un lucchetto ecco qui che gli innamorati di turno non perdono tempo. E click. Perché così l’acerbo amore diventa eterno.
Il punto è che metti un lucchetto oggi, mettine uno domani, il primo lampione preso di mira in breve è crollato sotto il peso di tanto metallo. Si potrebbe dire che il rito d’amore ha fatto la sua vittima.
Così, nell’aprile del 2007, il Comune di Roma ha deciso di prendere provvedimenti. Sindaco di allora era Walter Veltroni. La soluzione fu quella di installare in prossimità di ogni lampione dei pilastri con agganciate delle apposite catene alle quali poter appendere i “lucchetti dell’amore”.
Un paio di mesi prima, nel febbraio del 2007, la moda dei lucchetti è stata al centro di un acceso dibattito politico. Da una parte il gruppo L’Ulivo per Veltroni, dall’altra Forza Italia e AN.
Se l’allora assessore AN del XX Municipio, Marco Clarke, diceva: “La sinistra è contro gli innamorati. Incredibilmente ci è pervenuta una richiesta da parte del gruppo L’Ulivo per Veltroni di procedere urgentemente alla rimozione dei lucchetti presenti sui lampioni di Ponte Milvio. Un’iniziativa retriva e miope che offende i tanti innamorati. Quella dei lucchetti a Roma è un’usanza che si sta trasformando in una tradizione e va rispettata”, il capogruppo de L’Ulivo per Veltroni, Massimo Denaro, affermava: “Noi non siamo contro gli innamorati, semplicemente vorremmo che d’intesa con la Soprintendenza si trovasse un sito alternativo. Ponte Milvio è un luogo storico, teatro della battaglia tra Massenzio e Costantino. E invece sui lampioni ora i ragazzi cominciano ad appendere di tutto: perfino la ruota di un motorino. E pian piano stanno lucchettando anche la porta della torretta del Valadier. Capisco le promesse d’amore, ma il decoro urbano è importante”.
In quell’occasione l’allora sindaco Veltroni assunse una posizione conciliante e disse: “Se non ci sono problemi per la stabilità dei lampioni e del ponte, non vedo nulla di male a che questi lucchetti restino. Mi sembra una manifestazione spontanea e bella”.
Adesso, a distanza di qualche anno, il mondo politico è tornato ad occuparsi della questione e lo ha fatto in modo più drastico, con un colpo di cesoie.
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Moccia: “Poi mi piace l’idea che prima il ponte fosse associato al ricordo della battaglia di Costantino, ma ora lo sia all’idea dell’amore”.
Storia contemporanea.
Cons. Antonio Scipione
Il fatto che, per colpa di qualcuno che coi lucchetti si è fatto ricco e famoso, Ponte Milvio sia diventato una vergogna da vedere per romani e turisti, appare innegabile ad ogni persona di buon senso.
Tranne che per gli “amici del grande fratello” che pensano di immortalare il loro amore lucchettandolo sotto gli occhi di tutti.
Il fatto che vi siano problemi anche più gravi come lo spaccio, il passeggio dei gonzi con bicchiere in mano, il parcheggio incivile e l’abusivismo, è altrettanto innegabile.
Allora credo che da qualcosa si debba cominciare. Cominciamo, intanto, da quella più evidente e facile: togliere quella ferraglia che è simbolo non d’amore giovanile, ma di imbecillità di massa, scatenata da spirito di emulazione (del peggio, mai del meglio).
L’ho proposto da anni e lo ripeto: si potrebbe, con minima spesa, far contenti anche i lucchettari, spostando le stesse sbarre tolte dal ponte sulla banchina sottostante. È vero che si correrebbe il rischio di vedere i lucchetti temporaneamente affogati durante qualche piena, ma ciò invoglierebbe chi li ha messi ad andare lì sotto e tenere pulito. E forse un po’ di movimento giovanile contribuirebbe a tenere la banchina meno isolata e meno appetibile per gli spacciatori che ora vi hanno campo libero.
Sapete perché non lo fanno? Perché quella è terra di nessuno: vi gravitano decine di competenze diverse ma la Regione la fa da padrone con il suo braccio operativo ARDiS (quello che quando, raramente, ha l’ordine di pulire, spazza via tutto con le ruspe, distruggendo l’habitat vegetale e animale). I permessi di farci qualcosa sembra arrivino solo con l’estate romana, quando si incassano soldi. E i lucchetti non portano soldi, se non al famoso qualcuno e a chi li vende insieme ai pennarelli indelebili…
E se il XX Municipio prendesse un’iniziativa sconcertante, al di fuori della sua competenza, come quella di sistemare lì sotto, in banchina, le sbarre con i lucchetti, cosa accadrebbe? Pensate, Ponte Milvio rimarrebbe lo stesso il “ponte dell’amore”, i consiglieri favorevoli ai lucchetti farebbero una gran bella figura, la gente di buon senso sarebbe soddisfatta, i giovani imparerebbero a scendere quegli scalini che portano alla banchina e potrebbero passeggiare lungo il Tevere di cui non sanno niente…
Sandro Bari
Ma per cortesia finiamola con questa ipocrisia, l’amore, la tradizione (che NON E’ MAI ESISTITA… E’ cominciata dopo il “libro” di moccia) e diciamo le cose come stanno!
I commercianti che hanno invaso ponte milvio sono contrari a interrompere il pellegrinaggio demente dei lucchettari. La tutela dei beni culturali e del decoro della zona vengono dopo….
Il sindaco e’ come sempre ostaggio degli interessi dei commercianti e pone la citta’ intera ai loro piedi. Punto.
Ritengo che l’autevole posizione di Sandro Bari sia la più ragionevole e credo che già abbia avuto qualche effetto.
Nonostante questo anche io ho sempre odiato i lucchetti. Sia chiaro.
G.Mori
Cons. Municipio Roma XX
FEBBRAIO 2007 – LA REPUBBLICA il sindaco Walter Veltroni dice: «…Se non ci sono problemi per la stabilità dei lampioni e del ponte, non vedo nulla di male a che i lucchetti restino. Mi sembra una manifestazione spontanea e bella…»
…..come al solito ha proposto stupidaggini…..