Se la parola disabile indica una o più carenze che limitano la vita di un individuo, non dovremmo dimenticare che dietro tali carenze si cela una persona con sentimenti, emozioni e abilità residue. VignaClarablog.it ha incontrato alcune famiglie che, vivendo a diretto contatto con questa realtà, hanno fondato un’Associazione che si occupa dei disabili con lo scopo aiutarli a ritrovare se stessi e ricondurli ad una condizione di autonomia e indipendenza.
Il Centro Diurno Porta Aperta nasce a Labaro nel 1993. L’ingresso del centro, ricavato dai vecchi corridoi del complesso scolastico in piazza Castelseprio, guarda verso il quartiere, mentre il giardino e l’orto verso la collina.
Una location che ben racconta il Centro Diurno e l’Associazione Porta Aperta Onlus: dopo aver varcato la porta dell’abitazione si accede ad un ambiente proiettato e proiettante verso altri orizzonti, verso altre strade da percorrere.
Anche la vicinanza alla scuola potrebbe avere un suo simbolismo visto che i 24 utenti del centro sono tutti di età adulta, persone ormai escluse dal contesto sociale che gli istituti scolastici creavano loro intorno e che ora trovano un altro luogo di socializzazione e condivisione. Inoltre, organizzando cene o gite, i genitori e gli operatori vogliono uscire dell’idea di una sterile frequentazione di un centro per creare una vera e propria rete di amicizie tra i ragazzi.
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Dagli intenti qui descritti nel 1993 un gruppo di genitori creò l’Associazione Porta Aperta … “sul mondo” aggiunge Romano Agostini, presidente della stessa e genitore di uno degli utenti del Centro.
“Ultimati gli studi i nostri ragazzi restavano chiusi in casa, ecco perché Porta Aperta. Abbiamo deciso di aprire la porta di casa, delle case di tutti noi associati, per creare una possibilità di inclusione nella vita quotidiana, un’opportunità d’autonomia per i nostri giovani”.
E ancora, negli scritti di una delle fondatrici dell’associazione si legge: “Associarsi significa: mettere insieme, mettere in comune cose o risorse. Ed è quello che vogliamo fare: mettere insieme sì i nostri problemi, i nostri bisogni, le nostre esigenze, ma anche le nostre personali risorse, capacità e disponibilità per risolvere i nostri problemi.
Noi in prima persona dobbiamo risolvere i nostri problemi, gli altri ci possono aiutare. Cosa vogliamo raggiungere? Vogliamo fare dell’Associazione uno strumento per affrontare ad una ad una tutte le difficoltà che si incontrano nel vissuto di un disabile. In quale modo? Innanzitutto con dignità. Nessuno di noi vuole piatire, ma neanche ‘pretendere’ tutto da tutti. Quindi con dignità e rispetto reciproco, in questo modo vogliamo raggiungere i nostri obiettivi.”
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Con 3 collaboratori, 7 dipendenti e il coordinatore Djodji Damas, il Centro Diurno Porta Aperta ha fatto della diversità un valore imprescindibile.
Diverse abilità, generazioni ed etnie tra le mani dei partecipanti diventano arte, per esempio nei quadri che hanno realizzato nel laboratorio di pittura, in ogni pennellata o disegno di un collage si ritrova l’identità di uno dei ragazzi del centro, la storia e il sentimento di un singolo che prende forma e si contestualizza nell’insieme collettivo.
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Questo è un altro fondamentale valore che anima gli operatori e si intende trasmettere ai partecipanti dei laboratori: il senso della collettività, la solidarietà e la sinergia di forze. Uno per tutti e tutti per uno sembra essere il motto che anima questa piccola società, in ogni attività svolta l’essenziale non l’estetica finale, ma è l’esperienza stessa del lavoro collettivo, la piacevolezza dello stare insieme.
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E le attività proposte sono molte, dai laboratori di artigianato e artistici in cui si sviluppano le abilità creative dei partecipanti, a attività in palestra, le preferite dai ragazzi da noi incontrati perché molto più ludiche di altre, e momenti di educazione alimentare supportata dal lavoro nella serra e nell’orto.
Il lavoro all’aria aperta risulta molto formativo per i ragazzi e stimola spontaneamente il carattere solidale di molti di loro che si aiutano e supportano vicendevolmente in un’attività a contatto diretto con la natura e col mondo esterno sempre molto carico di sollecitazioni e significati.
Al termine del nostro incontro con i collaboratori ed i dirigenti del centro ci soffermiamo con i ragazzi che stanno montando la nuova insegna che loro stessi hanno creato durante il laboratorio di ceramica.
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Chiediamo loro di raccontarci il lavoro svolto, ci rispondono con esplosioni di allegria e risate, indugi e dimenticanze, l’uno completa la frase dell’altro o corregge o suggerisce la risposta all’amica; la solarità di questi ragazzi è coinvolgente, sanno donare un mondo di semplicità, serenità e spontaneità che chiusi in noi stessi e nelle nostre case troppo spesso perdiamo tanto che ci domandiamo se la porta sia aperta realmente per persone con disabilità o se piuttosto non sia una porta che si apre verso noi.
Francesca D’Angelo
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Abito a Prima Porta dal 1987 e non ho mai avuto notizia di questo encomiabile attività.
In questo articolo non si parla di iniziative volte alla vendita delle opere realizzate.
E’ una dimenticanza o non è prevista???
Comunque bravi tutti.
Conosco alcuni di questi ragazzi, sono splendidi e speciali.
mio fratello è uno degli utenti, il posto è meraviglioso come le persone che operano all’interno. Forse la società dovrebbe investire un pò di tutte le tasse che paghiamo per far crescere, arricchire e moltiplicare esperienze come questa. Per i nostri ragazzi queste sono delle isole di Gioia e Crescita.