Via Cassia è una fonte inesauribile di spunti esemplificativi del cosiddetto degrado urbano. Ad esempio, il piccolo centro commerciale all’incrocio con Via Due Ponti nasconde tra i rifiuti e la spazzatura alcuni ‘reperti storici’ di grande interesse. Non lo sapevate? Seguiteci, il percorso è breve.
Il primo reperto è un contenitore per batterie esauste, probabilmente uno degli ultimi esemplari che a centinaia, in un impeto di esaltazione ambientalista, furono piazzati nella città ma che vennero poi riempiti di ogni cosa: mozziconi di sigarette, gomme da masticare, biglietti per l’autobus e fazzoletti di carta ma non di batterie, tant’è che dopo poco tempo furono abbandonati al loro destino. Quello della Cassia si fa fatica a riconoscerlo perché è stato ricoperto di manifesti e adesivi ma con un po’ di attenzione è possibile identificarlo per ciò che è, o che era.
A pochi metri sopravvivono invece i resti di quella che fu una antica insegna stradale risalente all’ era Argan o forse anche prima. Anche in questo caso il tempo ha operato la sua instancabile opera tant’è che del cartello, che indicava Via Due Ponti, oggi ne è rimasta soltanto una parte (“Via Due”).
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Poco più avanti, nei pressi della fermata del bus, è possibile osservare un altro reperto risalente all’era della telefonia classica: si tratta di una rara cabina Telecom a due posti, una di quelle che la compagnia telefonica ha deciso di smantellare. La cabina è sopravvissuta ai guasti del tempo e degli uomini: persa fin da subito la sua funzione originaria, è stata utilizzata per altri scopi: water, rifugio in caso di tempo piovoso, bersaglio per varie forme di tiro a segno. La sua origine storica è garantita dalla vegetazione che, come nei monumenti della capitale, è cresciuta nella parte superiore; tra uno spesso strato di aghi di pino sono nate alcune piante che ad un esame superficiale sembrerebbe della vera e propria cicoria romana.
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Di fronte al centro commerciale è possibile vedere invece i resti di una fiorente attività commerciale ovvero le vestigia di un banchetto per la vendita di piante e fiori. Lamiere, teli e tendoni stracciati sono la testimonianza di quello che, come le botteghe del lucus feroniae, era un punto vendita lungo una strada di intenso traffico. Cessata ogni attività (si dice per la mancanza delle necessarie autorizzazioni) oggi il banchetto viene utilizzato come cassonetto per la spazzatura e sfondo per manifesti elettorali.
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Ma forse il reperto più pregiato è quello che da tempo immemorabile giace coricato sul marciapiede. Si tratta di una parallelepipedo di travertino che in altra epoca indicava la Via Cassia; l’antico marmo è da talmente tanti anni che giace in quella posizione che in parte è affondato nell’asfalto.
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Anche se ha perso la sua funzione indicatrice risulta essere di grande utilità in quanto viene usato prevalentemente come sedile: inizialmente permetteva ai lavavetri di riposare le membra tra uno scatto e l’altro del semaforo. Dopo una contestata ordinanza comunale è punto di sosta e ristoro per le persone anziane che si recano a fare compere al centro commerciale.
Sic stantibus rebus, questa è via Cassia nell’Anno Domini 2010.
Francesco Gargaglia
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e si, la Cassia è una delle zone che risente di più del degrado municipale. Ci sono motorini rubati e abbandonati sui marciapiedi e tante altre amenità… erano meglio gli antichi romani di quelli di oggi.