Identificata la firma di un famoso pittore del settecento, che ha ispirato tra gli altri lo scultore Crocetti, in una misteriosa incisione del Colosseo. A fare la scoperta e a darne l’esclusiva a VignaClaraBlog.it Licia Capannolo e Andrea Venier, curatori della rubrica XX secoli di Ventesimo.
Al primo piano del Colosseo, sulla base di uno dei pilastri del corridoio interno è incisa questa firma di grandi dimensioni: + H. ROBERTI 1762.
Ma quale personaggio si cela dietro questa incisione misteriosa?
È con molta convinzione che riteniamo si tratti di un pittore francese della seconda metà del XVIII secolo, conosciuto con il nome di Hubert Robert. Ma sul particolare della firma torneremo più avanti. La sua formazione si divide tra la Francia, sua patria d’origine e l’Italia; il tessuto connettivo che fa da sfondo alla sua produzione artistica è lo scenario europeo del Grand Tour, attraverso il quale i nobili facoltosi portavano a termine la loro formazione viaggiando e soggiornando nelle località più importanti del vecchio continente, di cui l’Italia rappresentava la meta più affascinante.
Stranamente però il nostro personaggio non era nobile ma godeva della benevolenza del marchese di Stainville per il quale il padre, un borghese di Parigi, lavorava. Hubert Robert (1733-1808) non era destinato a diventare pittore, visto che la sua formazione in Francia fu per lo più umanistica. Ma ciò non gli precluse la via per l’Italia al seguito del conte di Stainville, figlio del marchese, divenuto ambasciatore di Francia a Roma. Questo prezioso passaporto lo portò ad entrare nell’ambita Accademia di Francia, che a quell’epoca aveva sede a Palazzo Mancini, pur non avendo frequentato l’Accademia Reale di Pittura e Scultura di Parigi, che gli avrebbe permesso di partecipare al concorso per il Grand Prix de Rome, il cui conseguimento lo avrebbe ammesso come pensionnaire all’Accademia. Insomma un raccomandato che però a differenza di molti seppe ripagare la fiducia di chi lo volle nella più prestigiosa istituzione artistica dell’epoca.
Quindi tra 1754 e il 1765 è a Roma; studia pittura divenendo allievo di Panini. L’ambiente aristocratico che lo circondava lo portò a frequentare molti artisti famosi come Fragonard, Piranesi e soprattutto solleticò la committenza di personaggi sempre più in vista come l’ambasciatore di Malta presso la Santa Sede.
Vasta è la sua produzione che non si esprime soltanto sulla tela ma bensì abbraccia anche la sanguigna e i lavis; pittore di paesaggi e di architetture non esaurisce la sua interpretazione nell’esattezza della prospettiva, maneggiata con poca padronanza, ma si esibisce in “capricci” in cui la realtà archeologica dei monumenti si confonde e si perde nella fantasia e nell’immaginazione di composizioni miste, dove la luce e le atmosfere fumose amalgamano il tutto, confezionando nostalgicamente le rovine di Roma regalando nuova veste a quello splendido passato
Tutto questo discorso è servito per inquadrare storicamente il personaggio. Ma come si è arrivati a collegare Hubert Robert con la firma di cui stiamo parlando? Ora citeremo alcuni dei lavori di cui è stata riconosciuta la sua paternità : Lavandaia e Bambino 1761 l’Arco di Tito a Roma 1762 , Arcata e scalinate del Colosseo 1764 , un Viaggiatore del gran Tour negli orti dei Maroniti a Roma . Tutte queste produzioni hanno qualcosa in comune ossia la firma del pittore che termina sempre con Roberti e la data.
Lo studio che è stato fatto per autenticare alcuni suoi lavori ancora dubbi rafforza la nostra ipotesi. Infatti gli esperti spiegano che questa modalità di firma ha permesso di assegnare un’ opera che era stata attribuita a Panini proprio a Hubert Robert. Si tratta di Alessandro Magno davanti alla tomba di Achille; il verso della tela recava la sua firma, Roberti.
Ma perché esistono problemi di autenticità? A quel tempo la pratica comune di chi voleva imparare a dipingere era copiare i lavori dei maestri e non solo. Ciò che aveva portato ad assegnare a Panini l’opera che invece è stata attribuita a Robert era proprio la somiglianza estrema che questo dipinto mostrava rispetto alla composizione di un opera perduta del maestro. Neppure Robert sfuggì a questa pratica. Un certo Ango copiò delle sue composizioni, ma per fortuna per alcune di esse oltre alla sua firma A. Roberti o Annibale Roberti, lasciò scritto che erano delle copie. Questo porta ad escludere che l’iscrizione di cui stiamo parlando sia un falso, poiché nella nostra firma c’è l’iniziale del nome, Hubert, e l’estensione del cognome, anche se in una forma strana, pur se riconosciuta autentica, ossia Roberti.
Forse si può azzardare un ipotesi che però non vuole in alcun modo pretendere di essere esaustiva nell’analisi della produzione di questo artista. Ma guardando tutti questi elementi messi insieme sicuramente possiamo dire che questo strana firma sia il tentativo di italianizzare il suo cognome; i quadri che abbiamo nominato appartengono tutti al periodo del suo soggiorno a Roma. Ma c’è di più. Forse al contrario di quanto si può pensare per un pittore che mischia realtà e fantasia la firma sul pilone di una delle arcate del Colosseo è la concreta testimonianza del suo passaggio e visita in quelle gallerie che lui raffigura in diversi quadri. Forse colpito della meraviglia e dalla suggestione di così tante rovine incide quasi a carattere romano la sua firma come se volesse condividere emozionalmente la sua appartenenza a quel glorioso passato.
Sconosciuto ai più questo pittore sarà qualche secolo più tardi, insieme ad altri, motivo d’ispirazione dello scultore Crocetti, a cui è dedicato un museo nella XX circoscrizione, il quale plasmerà le sue Lavandaie, avendo negli occhi i quadri di Hubert Robert
Licia Capannolo & Andrea Venier.
- J. H. Fragonard e H. Robert a Roma : Villa Medici, 6 dicembre 1990-24 febbraio 1991. Roma.
- Radisich, Paula Rea – Hubert Robert : painted spaces of the Enlightenment / Paula Rea Radisich – Cambridge.1998
- Visoni del Grand Tour dell’Ermitage (1640-1880). Catalogo Mostra S. Salvatore in Lauro. Roma.
Si ringrazia per la disponibilità e l’accoglienza il Direttore del Collegio dei Maroniti in Roma.
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