Home ARTE E CULTURA Festival del Film: grandi attori per Ivory, Miguel Littin e i sopravvisuti...

Festival del Film: grandi attori per Ivory, Miguel Littin e i sopravvisuti di Dawson

ArsBiomedica

Giornata piena, quella di sabato al Festival Internazionale del Film di Roma. Red carpet  e bagno di folla per George Clooney (del film che lo vede protagonista, Up in the air, che sembra seriamente candidarsi per un premio importante, parleremo domani). Nel corso del pomeriggio e della serata, abbiamo visto Dawson Isla 10 di Miguel Littin, un documentario sui mali del nostro paese (L’Italia del nostro scontento) e la nuova pellicola di James Ivory.

Miguel Littin, leggendario regista latino- americano, dirige Dawson Isla 10: dopo il colpo di stato militare del 1973, che porta al potere il generale Pinochet, i collaboratori e i ministri di Salvator Allende vengono rinchiusi nel campo di concentramento dell’isola di Dawson, situata all’imbocco dello stretto di Magellano, dove le loro identità sono cancellate e scambiate con un numero. A causa dell’attenzione della comunità internazionale e alle pressioni della Croce Rossa, viene loro risparmiata la vita ma non il clima inospitale, le privazioni, le torture e i lavori forzati.
Il film, che si ispira al libro autobiografico di Sergio Bitar, ministro delle miniere di Allende e prigionierio numero 10, ci è piaciuto soprattutto perchè Littin è migue littin.JPGriuscito a rendere efficacemente la leggerezza e la voglia di vivere dei prigionieri con trasporto e amore, evidenziandone con tocchi delicati lo spirito d’amicizia e la dignità mai venuta meno, nonostante le condizioni di prigionia alle quale erano costretti a sottostare. Una (cinematograficamente) buona e amorevole testimonianza del periodo pù oscuro della recente storia del Cile, firmata da un cineasta che, oltre a vantare nella sua carriera due candidature ai premi Oscar, è vissuto a lungo in esilio dopo il golpe di Pinochet e al quale Gabriel Garcia Marquez ha dedicato il libro “Le avventure di Miguel Littin, clandestino in Cile” (edito da Mondadori ma fuori catalogo) nel quale viene raccontato come nel 1985 il regista fosse riuscito a rientrare clandestinamente in Cile e a girare sotto mentite spoglie un documentario (con tanto di permessi!) sulla realtà politica del suo paese.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

A proposito di documentari, successivamente alla proiezione del film di Littin, ci siamo recati al Teatro Studio dove tra gli spettatori abbiamo riconosciuto Giuliano Montaldo, Lilli Gruber, Massimiliano Fuksas (che era lì per motivi affettivi) e il presidente della Giuria per i documentari della sezione L’Altro Cinema scontento.jpgExtra Folco Quilici e dove abbiamo visionato L’Italia del nostro scontento, un documentario prodotto dalla RAI (ma che probabilmente sarà venduto a Sky – come succede spesso – perchè sembra che nel palinsesto delle tre reti non abbia speranze di trovare posto), firmato da tre giovani registe più o meno esordienti: Elisa Fuksas, figlia dell’architetto romano, Francesca Muci e Lucrezia Le Moli e suddiviso in tre parti che corrispondono ai colori della nostra bandiera. Nel primo capitolo (Verde – Ambiente), l’occhio di Elisa Fuksas si focalizza soprattutto sulla cementificazione selvaggia e la devastazione del paesaggio che caratterizzano tutte (o quasi) le periferie urbane, con interviste a persone comuni, professori e personaggi noti ed apprezzati come il fotografo Oliviero Toscani. Nel secondo (Bianco – Giovani), Francesca Muci intervista numerosi ragazzi cercando di tracciarne un ritratto che spazzi via i cliches attraverso i quali si ha spesso la tendenza di descrivere le nuove generazioni. Nel terzo ed ultimo (Rosso – Politica), Lucrezia Le Moli, intervistando anche due politologi, parla della percezione che gli italiani, giovani e meno giovani, hanno della politica di questo periodo e del perchè compiono determinate scelte all’atto delle votazioni.
Esiste oggi la speranza che l’Italia del nostro scontento si possa tramutare in una luminosa estate neorinascimentale?

Dopo esserci concessi dieci minuti di tregua, una passeggiata nei pressi del tappeto rosso e aver scambiato due chiacchiere, muoviamo i nostri passi verso un’altra sala dove siamo curiosi di vedere il nuovo film di James Ivory, straordinario autore di pellicole indimenticabili (leggi: capolavori) come Camera con Vista (1985), Casa Howard  (1992) e Quel che resta del giorno (1993).

Dopo il solito annuncio (“operatori antipirateria vigileranno sullo spegnimento di ogni apparato elettronico”) si fa ancora buio in sala e comincia The city of your final destination. Omar Razaghi (Omar Metwally) è uno studente di origini iraniane, diplomato all’università del Colorado, al quale viene assegnata una destination.jpgborsa di studio per scrivere la biografia ufficiale di Jules Gund, autore di un solo e venerato libro. Ma gli eredi dello scrittore negano ad Omar l’autorizzazione per le ricerche. Su consiglio dell’ambiziosa fidanzata Deirdre (Alexandra Maria Lara), il ragazzo va in Uruguay per incontrare gli eredi – il fratello (Anthony Hopkins), la moglie (Laura Linney)e l’amante (Charlotte Gainsbourg) – con l’intenzione di far loro cambiare idea, trovandosi tuttavia coinvolto in un vortice di intrighi, relazioni improprie e stravaganze. Punti forti di questa pellicola sono, in primo luogo, la recitazione (gli attori sono bravissimi e tutti concentrati sui rispettivi ruoli), i dialoghi ben congegnati e l’atmosfera decadente della casa in cui vivono gli eredi dello scrittore. E’ un film che si lascia seguire, lasciandosi anche intuire nei successivi sviluppi (questo ci sembra il suo punto debole). Non avvince, ma ci convince. Sotto traccia, un messaggio: quando ti proponi un obiettivo e ti attivi per realizzarlo, strada facendo puoi scoprire che le tue prospettive e i tuoi scopi sono cambiati.Il film è tratto dal libro Quella sera dorata di Peter Cameron, edito in Italia da Adelphi.

Come dicevamo all’inizio, attendiamo con curiosità di vedere il nuovo film di Jason Reitman con George Clooney, oltre che l’anteprima di Alza la Testa con Sergio Castellitto e l’ultima interpretazione di Heath Ledger in Parnassus – l’uomo che volva ingannare il diavolo del visionario Terry Gilliam.

Giovanni Berti

Dawson Isla 10 Cile, Brasile, Venezuela (2009) Durata: 117′ Regia e sceneggiatura: Miguel Littin con: Benjamin Vicuna Cristiàn de la Fuente Pablo Krogh Josè Bertrand Sergio Hernandez   SELEZIONE UFFICIALE – IN CONCORSO Ulteriore proiezione nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma: domenica 18 ottobre ore 20.00 Metropolitan sala 1 (Via del Corso, 7)

L’Italia del nostro scontento: Verde Bianco Rosso Italia 2009 Durata 85′ Regia: Elisa Fuksas, Francesca Muci, Lucrezia Le Moli   L’Altro Cinema Extra- Documentario in concorso   Prossime proiezioni nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma: domenica 18 ottobre ore 15.00 Teatro Studio (Auditorium Parco della Musica) lunedì 19 ottobre ore 17.30 Metropolitan sala 1 (Via del Corso, 7).

The City Of Your Final Destination USA (2009)
Durata 117′ Regia: James Ivory cast: Anthony Hopkins (Adam Gund) Laura Linney (Caroline Gund) Charlotte Gainsbourg (Arden Langdon) Omar Metwally (Omar Razaghi) Hiroyuki Sanada (Pete) Alexandra Maria Lara (Deirdre)   SELEZIONE UFFICIALE, FUORI CONCORSO Altra proiezione nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma: domenica 18 ottobre ore 22.00 Metropolitan sala 2 (Via del Corso, 7)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome