John Fogerty, classe 1945, si è esibito per la prima volta a Roma ieri, sabato 25 luglio, presso la cavea dell’auditorium Parco della Musica nell’ambito della manifestazione “Luglio suona bene”. Nonostante gli spalti presentassero diversi sedili vuoti, il cantautore e chitarrista statunitense, insieme alla sua ottima band, ha regalato al pubblico un concerto spumeggiante e coinvolgente, ripercorrendo per quasi due ore il repertorio country-rock dei Creedence Clearwater Revival e presentando otto brani della sua produzione solista.
Si comincia con Hey Tonight e gli spettatori sono già conquistati da questo vecchio rocker che, appena può svincolarsi dal microfono, si muove lungo il limitare del palco per guardare negli occhi ed incitare il pubblico venuto ad ascoltarlo. Il brano d’apertura è tratto da Pendulum (1970), unico disco dei Creedence senza cover e l’ultimo nel quale suona la chitarra rtimica il fratello maggiore di John, Tom Fogerty, che alla fine delle registrazioni lascerà il gruppo e che morirà nel 1990 a causa dell’AIDS.
Si prosegue con Green River, estratto dall’album omonimo del 1969 , l’anno migliore dei Creedence nel corso del quale pubblicano ben tre dischi strepitosi (Bayou Country, Green River e Willy & The Poor Boys) e si esibiscono al festival di Woodstock (la loro performance non verrà inclusa nel film-documentario ufficiale in quanto ritenuta sotto tono dagli stessi componenti della band) . Green River raggiunge il numero 1 della classifica USA e marca in modo netto l’allontanamento dal blues, avendo una duplice connotazione folk e rock.
Suzie Q, acida e tirata, ci riporta all’album d’esordio Creedence Clearwater Revival (1968), album che mostra più di ogni altro il carattere distintivo e originario del gruppo: il blues revival. Questa cover fu il primo singolo estratto dal disco ed è legata in modo inscindibile ad alcune immagini di Apocalypse Now, uno dei capolavori di Francis Ford Coppola.
E’ la volta di Who’ll stop the rain – da Cosmo’s Factory (1970), album della consacrazione dei CCR anche in Europa che vende 3 milioni di copie in tutto il mondo – brano scritto da Fogerty pensando alla guerra in Vietnam, viene spesso eseguito da Springsteen come pezzo d’apertura dei suoi concerti nelle serate di pioggia (l’ultima, memorabile, versione live del rocker del New Jersey, accompagnato dalla E Street Band, lo scorso 11 luglio alla RDS Arena di Dublino).
Si continua con Born on the Bayou (Bayou Country) e Lookin’at my Backdoor (Cosmo’s Factory), entrambe gemme firmate dallo stesso Fogerty.
La band che accompagna il cantautore californiano in concerto mostra fin da subito la sua energia e il suo valore: ci sono le chitarre taglienti e puntuali di Hunter Perrin e Billy Burnette (quest’ultimo ex-Fletwood Mac ), la sezione ritmica (David Santos al basso e Kenny Aronoff alla batteria) è compatta e poderosa, i pezzi più marcatamente country sono impreziositi dal violino di Don Hochhalter, mentre alle tastiere c’è Matt Nolen.
Il pubblico della cavea è sempre più estasiato, molti si alzano in piedi, tutti battono le mani a tempo, gli applausi scrosciano fragorosi alla fine dei brani. Fogerty continua a “lavorarsi” la gente delle prime file e a battere il bordo palco. Regala plettri, incitamenti e sorrisi, salta, si muove agilmente, non perde un colpo, alla fine suona almeno 12 chitarre differenti.
Arriva il primo brano della produzione solista di John : Comin’Down the Road, un pezzo del 1974 nel quale il rocker si diverte un mondo ad alllungare all’infinito l’assolo di chitarra. Si torna brevemente ai Creedence con Midnight Special (Willy & The Poor Boys), prima di una sequenza di quattro canzoni tratte dai dischi solisti di Fogerty: Big Train From Memphis, tratta dall’ottimo Centerfield (1985) e nella quale è bravissimo Hochhalter a rispondere con il violino alle schitarrate di John, Don’t You Wish It Was True (da Revival, 2007), Joy Of My Life, la sola track (Blue Moon Swamp, 1997) che il cantante esegue sedendosi su uno sgabello, dedicandola alla moglie Julie (“un arcobaleno nel mio cuore, un arcobaleno nella mia vita”) e Workin’On a Building, una lunga tirata rock estratta dal primo album solista The Blue Ridge Rangers (1973), nel quale Fogerty, oltre a cantare, suona tutti gli stumenti ed esegue principalmente cover di brani altrui di stampo country-rock.
E’ di nuovo tempo di Creedence con Have You Ever Seen The Rain (Pendulum), Keep On Chooglin’ (Bayou Country) durante la quale le chitarre di Burnette e Perrin si alternano in assoli formidabili insieme all’armonica di Fogerty, e I Put A Spell On You (CCR), martellante, sinistra, immensa reinterpretazione del classico blues di Jay Hawkins.
Prima di eseguireThe Blue Ridge Mountain Blues (sempre da The Blue Ridge Rangers), Fogerty parla del nuovo disco che uscirà a settembre, che conterrà cover dei suoi classici preferiti e il cui titolo rimanda al concept che animava il suo primo album da solista. Il cd infatti si chiamerà The Blue Ridge Rangers Rides Again ed includerà, tra le altre, canzoni del repertorio di John Denver, Buck Owens e John Prine, prevedendo la partecipazione in un paio di tracce di Don Henley e Timothy B.Schmit (Eagles) e Bruce Springsteen.
Subito dopo Commotion (Green River), assistiamo al momento migliore della serata: l’esecuzione poderosa, prepotente ed infinita di I Heard It Through The Gravepine, inclusa in Cosmo’s Factory e testimonianza del fatto che i Creedence ancora nel 1970, pur virando decisamente verso il folk-rock, continuavano comunque a tener fede al carattere di blues revival indicato nel loro nome. La versione live che ascoltiamo al Parco della Musica è strepitosa, tutti i chitarristi (Fogerty incluso, naturalmente) fanno un lavoro superbo, le tastiere di Matt Nolen producono un assolo affascinante, la sezione ritmica martella incessantemente. Tutti apprezzano senza riserve.
Rock & Roll Girls (Centerfield) è leggera come una piuma e Down on the Corner (Willy & The Poor Boys) fa ancheggiare a destra e a sinistra.
Siamo alla fase finale dello show con Bad Moon Rising – da Green River – un altro capolavoro scritto da Fogerty e cinematograficamente legato ai fotogrammi de Il Grande Freddo, Old Man Down The Road (Centerfield) e Fortunate Son, da Willy & The Poor Boys, un ironico,essenziale e violento atto d’accusa contro i figli dei ricchi, dei politici e dei militari che grazie alla loro situazione familiare di figli fortunati evitavano l’arruolamento per il Vietnam (e lo evitano oggi per l’Iraq).
Fogerty e la band lasciano il palco, ma solo per un paio di minuti: è il solito rituale rock del bis. Gli spettatori, tutti in piedi ed entusiasti, chiedono che si continui. Il cantautore e il suo gruppo li ripagano con Rockin’all over the world (John Fogerty, 1975) e Proud Mary, della quale, oltre alla splendia versione originale dei Creedence in Bayou Country, ricordiamo la cover cantata da Ike & Tina Turner.
Il concerto è finito dopo quasi due ore di musica rock e country, con venature blues e folk. E’ stato bello, coinvolgente, suonato bene in un posto in cui la visuale e l’acustica sono eccezionali. Ha soddifatto le attese e fatto ballare tutti. Grazie al talento e all’energia di John Fogerty: autore, cantante e chitarrista eccezionale, performer stupefacente.
Se all’auditorium ci fossero state 6 o 6000 persone, avrebbe fatto lo stesso concerto. Non è venuto a prendersi il cachet, è arrivato a Roma a fare musica con lo stesso piglio e la medesima vitalità di un esordiente che vuole farsi conoscere nonostante abbia 64 anni suonati e ne siano passati 40 dai fasti dei Creedence Clearwater Revival. Non è un caso che molti spettatori indossassero le magliette del concerto di Springsteen della scorsa settimana allo Stadio Olimpico: Fogerty e Springsteen sono della stessa pasta: inesauribili, immensi ed entusiasti rockers.
Giovanni Berti
Discografia consigliata
CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL
1969 BAYOU COUNTRY, 1969 GREEN RIVER, 1969 WILLY & THE POOR BOYS, 1970 COSMO’S FACTORY, 1976 CHRONICLE VOL.1: 20 GREATEST HITS , (ottima summa della produzione CCR)
JOHN FOGERTY
1985 CENTERFIELD, 1997 BLUE MOON SWAMP, 2004 DEJAVU ALL OVER AGAIN, 2006 THE LONG ROAD HOME – THE ULTIMATE JOHN FOGERTY/CREEDENCE COLLECTION (CD che è una riuscita combinazione di materiale in studio e live, di canzoni dei CCR e di Fogerty solista), 2006 THE LONG ROAD HOME – IN CONCERT, in formato cd e dvd, contiene la registrazione del concerto tenuto da John Fogerty e la sua band al Wiltern Theatre di Los Angeles nel settembre 2005
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Una recensione eccezionale, questa di Giovanni Berti, da veri intenditori e per intenditori: chi non c’era (come me, purtroppo) sembra ci sia stato.
Fossero tutti così, quelli che scrivono (e commentano) di musica e di spettacolo!
Certo, Fogherty, figura emblematica del Country, del Blues, del Folk e del Rock (quello vero) meritava un oceano di pubblico solo per la sua storia, non solo per la sua arte. La sua energia è inesauribile e solo tre dei suoi pezzi sono monumenti.
Ma ricordo quando, negli anni Ottanta, venne a Roma Jerry Lee Lewis, e ci precipitammo al Palazzo dello Sport per paura di non poter entrare… C’erano quattro gatti, che tra l’altro erano andati lì non tanto per sentire uno dei re del Rock, ma per agitarsi montando sui sedili, e fummo costretti a stare in piedi per ore per vedere qualcosa in una acustica pessima e demenziale. Anche Fats Domino aveva tenuto in quell’epoca un concerto sul Tevere nell’estate “nicoliniana”, di fronte a un grande pubblico: eravamo un centinaio! E Ray Charles si era esibito a … Cisterna di Latina, in un campo da gioco, e non dico altro!
Non mi meraviglio quindi che ieri ci fossero posti vuoti.
La gente fa a botte per vedere e sentire altre cose.
Da quando a ripreso a fare tour sono stato, insieme a mio figlio, a cinque concerti di Fogerty in giro per l’europa. Che dire , è une vera forza della natura. Non si risparmia mai. Ci da dentro come fosse un ragazzino e trascina tutti. A Stoccolma ha fatto venir giù dagli applausi l’arena dove suonava. Quindicimila persone in piedi a ballare, cantare in coro. Rock puro e semplice. Niente effetti , niente palchi semoventi, ma musica coinvolgente . Punto e basta. Le persone che erano ieri con me, e non l’avevano mai visto dal vivo e lo conoscevano a malapena, solo qualche ricordo, sono rimaste a bocca aperta. Da vero professionsita ha passato il pomeriggio a controllare di persona l’acustica dell’ auditorium metro per metro. E non gli è interessato , come diceva Giovanni, se c’erano dieci, mille, o centomila persone a sentirlo. Ieri sera ha fatto un a grande performance. Peccato per qualche pezzo che è manacto tipo Travelli’ band, Cotton fields, etc… ma va bene così.
io al concerto ci sono stato, è il mio 5° concerto di john fogerty e chiaramente la serata è stata indimenticabile solo che a causa di pocha pubblicità, quasi nulla se non per radio è normale che ci sia stato così poco pubblico ad assistere a questo dio del rock, altra cosa sconvolgente sono stati gli uomini della sicurezza a bordo stage che non ti permettevano di avvicinarti al palco per scatenarti ma alle ultime 3 canzoni si sono arresi vista la furia del pubblico, nel complesso comunque gran bel conccerto, peccati per alcuni classici assenti come travelin’ band, cotton fields che sarebbe stata suonata con un bell intro di violino alla bluegrass style e alla epica up around the bend ma per richieste discografiche fogerty si è dovuto buttare più sul nuovo.
PS: Io sono il ragazzo che ha fatto partire il coro intorno a metà concerto chiamando il suono nome ritmato dalle mani JOHN JOHN JOHN 😉 io ero nel parterre
PPS: nel pomeriggio attorno alle 5 ho avuto la fortuna di conoscere i membri della band, simpaticissimi
ragazzi che pezza!!!!!!!!65 anni,vogliamo commentare?!voce stratosferica,sound stratosferico e band stratosferica,un complimento in particolare a kenny(il batterista),vero fustigatore di tamburi.sabatoc’era tutto:sudore professionalità e soprattutto tanto tanto amore e dedizione per quello che si suona,che poi corrisponde a ciò che si è!ho pianto di emozione come un bambino.thank you john.god bless you!!
Ho visto John il giorno dopo al Summerfestival di Lucca.
E’ stato uno dei piu’ affascinanti concerti che abbia visto nella mia vita, e ne ho visti tanti !!! (54 anni ed ho cominciato a 17 con gli Who al palaeur di Roma per finire, prima di John con i Lynyrd Skynyrd a giugno a Milano).
Mi sono emozionato , John mi ha dato molto di piu’ di quello che mi aspettassi e sono ritornato a casa felice di appartenere ad una generazione che ha prodotto la musica classica moderna : “il ROCK degli anni 60/70”.
Auguro a tutti di emozionarsi e stare bene come me durante quel formidabile concerto e complimenti per la recensione dell’evento di Roma.
Rock n roll can never died .
Salvatore
jhon è il più grande di tutti all’età di 65 anni ha una voce pazzesca inimitabile rimane una leggenda !e anche se mi è dispiaciuto non poco vedere quei posti vuoti ,il concerto è stato comunque coinvolgente e indimenticabile !come si può non emozionarsi ascoltando quelle canzoni?
jhon ti ringrazio perchè le tue canzoni mi fanno piangere come una bambina!
Chiara86
Innanzitutto complimenti per l’ottima recensione
bè che dire ascolto da sempre la musica di springsteen e di fogerty
potete immaginare che settimana è stata per me
per la prima volta ho visto un concerto del Boss e per la prima volta ho visto un concerto di john fogerty
LA SETTIMANA PIU’ ROCK DELLE MIA VITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono tornato a casa sabato con la convinzione di aver visto (ascoltato) un pezzo (enorme) della storia del rock. Un vero genio della musica. Spari tutto quello che hai e sei più carico di prima……….è il rock.
Avrei voluto ascoltare Lodi ma va benissimo così
Non mi sorprende la recensione di Giovanni, (lo conosco da quando eravamo bambini), un vero animale da concerto, lui la musica la ascolta, la respira, la mangia, la percepisce……………..
paolo71
Per Sandro di bari , ray Charles si esibì in piazza a cisterna e non nel campo di calcio fu gratuito ed era la festa patronale 🙂 tanto per…… dire