Dal 17 al 21 dicembre, al Teatro Eduardo De Filippo in Via Antonino di San Giuliano 1 al Foro Italico, proprio davanti al Ministero degli Esteri, ‘Kind of Blue’, un spettacolo omaggio all’omonimo album ed al grande jazzista Miles Davis.
Dello spettacolo Kind of Blue ne parla il regista, Alex Cantarelli, sul suo sito.
“Kind of Blue è uno spettacolo nato come spettacolo di danza. Si prendeva l’intero disco di Miles Davis e si faceva un esperimento con dieci danzatori di tango. Uno stimolo per me a coreografare musica non “tipica”, cosa che di solito mi apre movimenti coreografici nuovi, innovativi – se non altro per me. Poi sono accadute cose inaspettate – anche se io in fondo non mi aspetto mai nulla.Fra tutte l’idea di far co-produrre la cosa al Teatro Ateneo. Di qui l’inserimento di ragazzi, attori, che per ora stanno lavorando molto bene. Ne abbiamo scelti sei, su trenta circa. Una ragazza molto valida fa da assistente e si occupa, assieme ad un nostro collaboratore, dei contributi video. Questo evento, unitamente ad un’evoluzione naturale delle idee, ha quindi modificato la struttura stessa dello spettacolo, che ha mantenuto il titolo – “Blue” in fondo sta per malinconia, nostalgia, ‘saudade’ – e un brano solo “So What” dal disco di cui sopra. E’ diventato invece un affresco emozionale dell’America, una cronologia non didascalica di eventi della sua storia. Il perché della scelta mi è sconosciuto, e ovviamente non del tutto. Ogni cosa che penso (non vorrei dire pensiamo, non mi interessa creare una regola) ha a che fare con intenzioni profonde, con l’infanzia, con i simboli, con la madre, l’amore, l’affettività. In questo senso, chissà cosa significa America, per me”.
“Lo spettacolo si apre con una messa in scena della traccia voce della poesia “America” di Allen Ginsberg, come una dichiarazione d’intenti. Poi si apre il video, da un film di Gardel dal titolo inequivocabile: El Tango in Broadway ! La prima parte dello spettacolo tenta di ricostruire un ponte, un filo rosso tra la nascita del Tango e la nascita del blues. Molti simboli, suoni sono in comune. L’apporto dei neri, il comune ricorrere al mondo dei bianchi per fare successo. Gardel si sveglia, chiama quattro ragazzette americane, apre la finestra e dice “look, New York!”, poi si arrabbia con il cameriere che gli parla americano, dicendogli “hablàme criollo !”. E’ un dato di fatto: Gardel in patria non sarebbe stato Gardel. E’ una sorte comune ai fenomeni culturali argentini. In questo senso il “mito argentino” è intrinsecamente un “mito americano”. E la radice comune di entrambi è in quel documentario di Scorsese in cui un musicista africano dice ad un altro musicista nero, americano: “non ci sono neri ‘americani’, ci sono neri ‘ in America’ “.
Sulle note di qualche standard jazz facciamo qualche esperimento di videodanza, del tipo che i danzatori danzano con loro stessi, o con altri in video, si salutano, creando una sincronia che dovrebbe abituare ala fruizione disincantata di questi diversi livelli. La seconda parte “be-bop” si chiude con un brano che i ragazzi inscenano e che tratta dell’episodio del “pestaggio” di Miles Davis, picchiato da un poliziotto che lo chiama “negro di merda” fuori da un locale, senza motivo. L’episodio condiziona la sua vita, la sua fede nell’America, nella società in genere. Balliamo Miles – e vi assicuro che di per sé è monumentale (!). La terza parte si apre con una versione molto sopra le righe, caratteristica, di “With God on our side” di Dylan – gli attori sono sei, caratterizzano (sono santoni, ufficiali, ninja) per preparare al messaggio finale. Ma non voglio spiegare troppo nè togliere a nessuno la forza dello stupore e dell’immaginazione”.
Attenzione: l’ingresso è libero ma è obbligatoria la prenotazione telefonica al numero 349.2621186 o inviando una mail all’indirizzo tango@meditango.com
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