Via Flaminia parte dal centro autentico di Roma, dalla porta del Popolo. All’angolo di Piazzale Flaminio, su di una targa commemorativa dei carbonari portati al patibolo dal papa Re e ripresa dal film “Nell’Anno del Signore” si legge “La Storia inizia da qui”.
La stazione capolinea dei treni che portano verso Viterbo, è incastrata tra gli edifici ottocenteschi e villa Borghese. Da qui saliamo su uno dei treni della ferrovia Roma-Viterbo che nei giorni feriali sono utilizzati dai pendolari. Ma facciamo un poco di storia sulle origini della ferrovia.
La linea Roma Viterbo che attraversa con un percorso tortuoso e lento le località che si diramano lungo la consolare Flaminia, fin dall’inizio del servizio di collegamento tra la Capitale e la città di Civita Castellana risale agli inizi del ventesimo secolo, quando, fu creata la tramvia Roma – Civita Castellana, in seguito unita con la ferrovia in sede propria Civita Castellana – Viterbo. La linea partiva da Piazza Libertà sul lungotevere in corrispondenza di via Cola di Rienzo e di Ponte Margherita nel rione Prati. Seguiva il lungotevere Michelangelo, poi girava per viale delle Milizie e per viale Angelico. Si dirigeva poi verso Ponte Milvio sul lato destro del Tevere, passava nell’attuale via di Tor di Quinto e seguiva il tracciato della via Flaminia fino a Civita Castellana dove entrava in città terminando alla stazione situata in corso Umberto I. (Attualmente si chiama Via della Repubblica).
Il primo servizio tramviario urbano (Piazza della Libertà – Ponte Milvio) fu effettuato il 10 ottobre del 1906 mentre l’intera tratta fino a Civita Castellana fu aperta il 27 dicembre dello stesso anno. Il 1 gennaio dell’anno seguente i primi viaggiatori poterono effettuare il viaggio da Roma a Civita Castellana con un percorso di circa 50 chilometri.
La linea attuale effettua per il primo tratto alcune fermate urbane, Piazza Euclide, Acqua Acetosa, Campi sportivi, Tor di quinto, Due Ponti e Grottarossa. Uscendo da Roma la linea passa per la fermata di Saxa Rubra (sassi rossi in latino, ovvero il tufo) e prosegue per il centro RAI ultima fermata prima del GRA. Da qui partono diversi pulmann del COTRAL per varie destinazioni. Siamo all’interno del Parco di Veio caratterizzati da crostoni tufacei. Poco tempo fa nel parco sono stati ritrovati resti di antichi edifici di primaria importanza, la cui attribuzione non è ancora certa; ne parleremo in un altro momento quando le notizie saranno più precise.
La linea prosegue e nella successiva fermata di Labaro già si percepisce di essere altrove, in un luogo che è una terra di mezzo, tra l’Urbe e la provincia. Esiste qui, simbolicamente, un ponte romano, costruito in età repubblicana, ad un arcata in travertino che scavalca il fosso della Valchetta, oggi incastrato tra i nuovissimi viadotti e rampe del GRA allargato a tre corsie.
Altri resti si incontrano alla fermata de La Celsa, un mausoleo detto appunto Tomba Celsa, con cisterna attigua e tombe rupestri del I e II secolo avanti Cristo. Nella stazione di Prima Porta, una targa apposta da papa Pio X, è lì a celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio, di cui parleremo anche più avanti. In via della Villa di Livia al 126, si accede per le visite guidate alla Villa della moglie di Tiberio Claudio Nerone, madre dell’imperatore Tiberio e successivamente moglie di Augusto.
Se il tempo a vostra disposizione ve lo consente è consigliabile visitare questi siti archeologici.
Volgendo lo sguardo verso l’orizzonte senza che nulla si frapponga si possono scorgere le catene montuose a sud est della Capitale, dai Colli Albani ai Lucretili. Approfittando della lentezza del treno che in questo tratto effettua continue curve inoltrandosi per alcuni tratti in campagna vera e propria siamo in grado di ammirare boschetti, campi coltivati con cura e corsi d’acqua.
Segue poi la recente fermata di Montebello, ed infine la fermata di Sacrofano, ipotetico capolinea per la nostra escursione. Dalla fermata è possibile raggiungere la ciittadina di Sacrofano famosa per la sagra del Cinghiale, animale che non manca da queste parti. A chi scrive è capitato di incontrarne alcuni cuccioli proprio in questa zona, a ridosso della Via Flaminia, come pure istrici, volpi, rapaci.
Vicino a Sacrofano trovate un sito a parer mio meraviglioso, Malborghetto. Uno dei miei luoghi prediletti, una vera oasi di pace e serenità ben custodita ed intatta, invisibile dalla strada consolare se non per le indicazioni turistiche marroni che ne indicano l’esistenza. Qui gli eserciti di Costantino e Massenzio combatterono fino alla vittoria definitiva del primo, colui che tradizione vuole ebbe la visione della croce con il celebre motto “In hoc signo vinces“.
Qui, imponente e di assoluta suggestione, sorge un edificio a base quadriforme in cui si notano successive modificazioni. Si nota alla base, un arco a quattro lati risalente al quarto secolo, con tutta probabilità eretto a celebrare la vittoria militare di Costantino.
Fu poi in età medievale trasformato in stazione di posta e successivamente in luogo di ristoro per i viandanti ed i viaggiatori che transitavano di lì. E’ visitabile anche la splendida area verde dove, con sapiente mano, sono distribuiti frammenti con bassorilievi e tronchi di colonne lavorate in mezzo ad enormi cespugli di rosmarino ed ulivi luogo ottimale per una sosta.
Da qui potrete visitare Pietra Pertusa. Ci si arriva seguendo una strada in discesa dall’altro lato della Flaminia, che se non ricordo male sorge in un area privata, in una valle detta della Torraccia. Vi sono una torre, dei resti un villaggio medievale, grotte adibite ad abitazioni ed un ninfeo romano.
A questo punto il nostro breve itinerario si conclude. Proseguiremo la prossima settimana alla scoperta di luoghi misconosciuti quanto meravigliosi, inoltrandoci ancora di più verso la provincia di Viterbo.
Roberto Agostini
Si ringraziano: G.Furno “In treno alla scoperta del Lazio” Iter edizioni 1994 per l’ispirazione, il Touring Club Italiano, la Regione Lazio, la Provincia di Roma, Wikipedia.org enciclopedia libera per le notizie storiche.
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