Quando i nostri articoli suscitano dibattiti ci sentiamo sempre soddisfatti. Perché dibattere vuol dire essere attivi, partecipi e far partecipare i nostri lettori alla vita della comunità è il nostro primo obiettivo. Sul tema trattato alquanto duramente nel nostro articolo Ponte Milvio: solo barbari e cavallette si è aperta una vivace discussione ed è quindi con piacere che ora ospitiamo le riflessioni notturne del nostro affezionato lettore Alvise di Giulio. Siamo certi che dopo averle lette il dibattito sarà ancora più vivace. Ci scrive dunque Alvise: Considerato che i tanto disprezzati barbari possedevano una loro cultura e regole sociali molto civili, dare a degli stupidi graffitari del “barbaro”, da come la vedo io, è un complimento.
Le popolazioni barbariche hanno prodotto importanti testimonianze, manufatti, oreficeria, letteratura. Ma il “popolo dei lucchetti e degli imbrattamenti” che cosa ci può lasciare se non il degrado, brutture e rovine ? Tanto – pensano gli imbrattatori – chissenefrega, le spallette del ponte erano già sporche da fare schifo e ci penserà il Comune a pulire e la mamma a pagare il conto con le tasse. A sentire e a vedere in azione questi nuovi barbari, cascano le braccia, c’è da pensare che non c’è più limite al degrado, che non ci sono più regole certe e principi. E’ colpa della società, non possiamo farci niente, sono ragazzi, dice qualcuno …..
E invece no, c’è da fare, c’è tanto da fare e, soprattutto, lo dobbiamo fare noi. Dobbiamo puntare i piedi e dire che non ci sta bene, che non si fa. Dobbiamo dirlo a voce alta, ripeterlo; dobbiamo pianificare un nostro rinascimento. impegnarci, rischiare. Tutto inizia da “noi” adulti e genitori; non possiamo fare da sponda ai comportamenti incivili (barbari ?) ed essere noi stessi il ventre molle della società.
Se tutto questo succede (gente che imbratta i muri di Ponte Milvio oppure cittadini che non raccolgono gli escrementi del proprio cane) è perchè noi non abbiamo il coraggio di dire che questi comportamenti sono sbagliati e che non si fanno, punto. Cosa che le persone per bene, “una volta” (ma anche oggi, in paesi a nord delle Alpi) avevano il coraggio di dire, anche a costo di prendersi un vaffa o anche litigare di brutto. Ma vale la pena di rischiare di prendersi un pugno in faccia per aver redarguito degli imbrattatori ? per me, si. E’ questo il punto: per me vale la pena difendere i valori in cui si crede, vale la pena combattere contro il degrado, difendere la libertà e i principi di civiltà e di democrazia; questo lo dobbiamo, a noi stessi e alle nostre famiglie ed alla comunità in cui viviamo. La difesa dei principi e della libertà comincia qui, dalla vita di tutti i giorni, da quello che facciamo e da come viviamo.
Roberto Saviano in un recente articolo apparso su L’Espresso e parlando di camorra, ricordava la leggenda di Beowulf e scriveva. “(…) Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l’eroe epico che strappa le braccia all’Orco che appestava la Danimarca: “il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla“. Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.”
Con le dovute correzioni e aggiustamenti del caso, parliamo di comportamenti incivili di una piccola parte della popolazione giovanile che arriva a Ponte Milvio da tutta Roma, non di delinquenti professionali. Però ritroviamo in piccolo gli stessi ingredienti di prepotenza, sopraffazione, degrado civile, menefreghismo e impotenza dei territori del napoletano. Allora, un suggerimento, un pensiero ad alta voce: ripartiamo dai fondamentali, non combattiamo una battaglia persa chiudendo la stalla quando i buoi sono ormai usciti. Non lavoriamo soltanto sui danni che questi “figli di mammà ” hanno provocato senza poi aggredire il vero problema. I “barbari” sono molti e le loro “non motivazioni” sono più forti e graficamente visibili delle nostre flebili voci. Allora ripartiamo da quello che manca, dal vuoto che sta risucchiando tutti e tutto, mettiamo delle ancore, rinforziamo gli ormeggi e partiamo da questo.
Educazione, cultura, amore per Roma. Ripartiamo da questo. Partiamo da un progetto educativo e culturale. Progettiamo insieme “il Ponte Milvio che vorrei“, affrontiamo i temi del degrado, da una parte, e dell’impegno civico dall’altra, nelle scuole e nei licei. Portiamo gli studenti e le scuole sui luoghi del degrado. Facciamo vedere ai giovani a cosa è ridotta la LORO città. Apriamogli gli occhi. Facciamoli discutere in classe non solo del Leopardi e del Manzoni ma della loro responsabilità nella vita di tutti i giorni. Chiediamo a LORO cosa possono fare per salvare il LORO futuro, coinvolgiamoli, coinvolgiamoci. Organizziamo in tutte le scuole (compitino per il prossimo consiglio del Municipio XX) dei concorsi artistici, grafici e multimediali sui mondi possibili, sul mondo del degrado e, alternativamente, su quello dell’impegno civico, della solidarietà sociale. Questa primavera e questa estate, organizziamo un concerto o, meglio, una serie di concerti sulla piazzetta antistante alla torretta di Ponte Milvio in difesa del ponte stesso, chiamiamo la banda di Piazza Vittorio a suonare, quella del Testaccio, quella dei giovani del quartiere, chiamiamo attori, comici a partecipare, il comico Mazzocca della Cassia, ad esempio. Invitiamo i cittadini a unirsi in associazione per difendere a colpi di fischietto e sorriso gli aspiranti imbrattatori, allontaniamo con decisione e fermezza i venditori di pennarelli. Spieghiamo con il cuore e con cartelloni le nostre ragioni.
Proiettiamo il problema in alto e facciamone argomento di discussione e soprattutto di impegno per tutti quelli che amano Ponte Milvio, i monumenti e la storia di Roma. Insegniamo ai giovani (e a noi stessi) che possiamo scegliere come impiegare la nostra intelligenza e che, salvando Ponte Milvio, possiamo salvare noi stessi; i risultati della nostra scelta, a parità di sforzo e di tempo impiegato potranno essere alternativamente disastrosi o fantastici a seconda della direzione che avremo imboccato. Ma per favore, non aspettiamo che vengano gli alieni o le truppe francesi o spagnole a toglierci dai guai e, soprattutto, a dirci che non si scrive sui muri.
Alvise Di Giulio, Comitato Cittadini Villaggio dei Cronisti (ccvcronisti@live.it)
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Sono perfettamente daccordo su quanto scritto dal sig. Di Giulio, purtroppo anche e soprattutto le istituzioni locali hanno cavalcato la popolarità del “ponte” e zone limitrofe indotta dalle note “opere cinematografiche di questi ultimi anni e ne hanno approfittato per inserirsi in un modo o nell’altro nel tessuto commerciale del quartiere.
Si parla spesso di regole, soprattutto ora, di legalità, di rispetto…..invito chiunque a fare un giro nella piazza di P.Milvio, via Flaminia Vecchia, via Riano e v.le Tor di Quinto(è un giro di isolato) per contare 28 tra Pub, ristoranti, wine bar, e quant’altro di simile che attirano migliaia di persone dalle 18 di ogni giorno fino a notte fonda, creando un vero problema sociale per i residenti .
Che dire poi di un w.bar che si è appropriato di 20 metri di marciapiede, coprendolo e limitandolo in modo definitivo e permanente con il beneplacido delle istituzioni….?
Parliamo di legalità….? di intelligenza…? dove girano soldi c’é solo opportunismo e sopraffazione ma si può fare ancora qualcosa….occorre che ognuno di noi esca fuori da quel torpore che ormai si stà impadronendo delle persone per bene , di quelle che hanno ancora un’idea giusta di ciò che è il rispetto per gli altri…e finalmente si cominci a pretendere che le istituzioni facciano il lavoro per il quale vengono pagate e garantiscano “veramente” il bene di tutti e non solo dei “loro amici” altrimenti piano piano faremo tutti la fione della rana che , messa in una pentola piena d’acqua fredda posta sul fuoco, si compiace sempre di più del tepore…..fino a che, non riuscendo più a reagile al calore, finisce bollita.
Saggio e colto l’intervento di Alvise Di Giulio.
Ha detto molto bene quello che io, evidentemente, non riesco a far capire nonostante lo scriva e lo ripeta da anni. Per lo meno dal 25 ottobre 2001, quando costituimmo il Comitato per il Tevere (tre associazioni culturali, Hermes 2000, Voce Romana e Nuova Ellade, e ora sono diventate ventuno). Nominato presidente per i miei trascorsi di Romanista (storico e saggista, intendo, per evitare equivoci) e di fiumarolo (per la mia continua navigazione del Fiume), scelsi come logo del Comitato proprio Ponte Milvio con un airone cinerino che lo sorvola (e l’airone c’è davvero, nidifica a dieci metri dal Ponte, ma nessuno lo sa e lo vede, tutti intenti a guardare i lucchetti).
La cultura e la saggezza non fanno la storia, però.
Dal 25 ottobre 2001, periodicamente, abbiamo organizzato manifestazioni culturali sul Ponte. Ho tenuto personalmente una serie di conferenze storiche, dentro la Torretta, sotto la Torretta, al centro del Ponte, sulla banchina, accanto al chiosco bar, da Pallotta, nella sala teatro della chiesa, al teatro De Filippo, al Foro Italico, in altri luoghi che neanche ricordo più. Spettatori, pochissimi in relazione alla folla di coatti che bivacca sul Ponte in attesa dello svolgimento del Nulla.
Eppure abbiamo organizzato proiezioni di immagini, con documentazione storica invidiabile, abbiamo proposto manifestazioni di folklore, abbiamo dato premi ai ciclisti, abbiamo portato i gruppi cinofili per le dimostrazioni, la Protezione civile per le esercitazioni, abbiamo presentato libri e ogni anno abbiamo allestito mostre di pittura e consegnato premi, abbiamo allestito mercatini di beneficenza…
Abbiamo presentato progetti architettonici, urbanistici e ambientali, abbiamo proposto percorsi naturalistici e didattici. Ho navigato il Fiume in lungo e in largo per documentare con le immagini il degrado e l’abbandono, la proliferazione delle baracche e la vita assurda che vi si svolge, annunciando (inascoltato soprattutto dal “gabinetto del sindaco”) la possibilità di disgrazie e aggressioni (come poi è stato).
Cos’altro potrebbe fare un povero disgraziato innamorato della sua Roma e dei suoi beni storici, architettonici, ambientali per convincere individui che non hanno altri interessi se non i piagnistei in diretta televisiva, e parlano e vestono in fotocopia, e non rispettano regole perché nessuno gliele ha insegnate, e non hanno mai preso due sganassoni se sgarravano, né alcun rimprovero da un insegnante coraggioso?
I buonisti, che abbondano sempre fin quando non toccano i loro interessi, si scandalizzano a sentir denigrare questi poveri ragazzi innocui. Allora teniamoceli e non ci lamentiamo.
Perché, ricordate Cassandra, se verrà apposta una sorveglianza da vigili o polizia o carabinieri, o tanto più da agenti privati, al primo piccolo incidente, alla prima tenerissima repressione, si scateneranno tutti i difensori dei deboli e degli oppressi ad accusare la violenza delle forze dell’ordine contro imberbi innocenti che, in fondo, non fanno altro che manifestare il loro dolcissimo amore.
E la colpa, attenzione, sarà non dei genitori distratti e incapaci o di un sistema educativo fallimentare e fallito, ma… della società e dei retaggi di un atteggiamento incomprensivo e repressivo verso le giuste istanze dei giovani.
Sento sempre ripetere che manca la cultura che bisogna educare prima di reprimere, che bisogna sensibilizzare… Sì, sono d’accordo, io ci ho provato e ci provo da anni. Adesso qualcuno insegni a me come si fa, o almeno mi insegni un altro sistema che io non conosco.
Bè, ogni tanto bisogna sfogarsi…
Caro Antonio, sono Brando serra, titolare del wine bar al quale molto ignorantemente ti stai riferendo…ti voglio ricordare una cosa, prima di muovere accuse, cerca almeno di documentarti. Non mi sono appropriato proprio di nulla, ho chiesto secondo le norme vigenti , ho proposto un progetto, è stato discusso ed accettato. Ti ricordo inoltre che pago fior di quattrini che vanno a finire nelle casse del municipio…quindi s edevi muovere accuse, chiediti dove vanno a finire quei soldi. inoltro ti informo che sono stato l unico a cercare di fare qualcosa per questa zona.. comunque vedremo se riuscuiremo a soddisfare la tua cattiveria nei mesi a venire. E ‘ veramente un peccato che esistano persone del genere che aprono bocca senza neanche essere documentati..ma si sà L Italia è il paese dell invidia sociale e qui ne abbiamo proprio un bell esempio.
Per ulteriori informazioni o documenti ti prego di contattarmi al 329.1644942 o direttamente qui da me. E no ti azzardare mai più a parlare di legalità e di rispetto visto che posso dimostrarti in tutta tranquillità la mia onestà e serietà. Sono quelli come te che rovinano questo paese. Brando serra Titolare del Wine Bar RERE
Permettetemi ancora una cosa, non vorrei diventare noioso, ma con tutti i problemi veramente seri che affligono questo angolo di paradiso (cosi vedo pontem.), e mi riferisco a furti, extra comunitari,zingari, sporcizia, assenza parcheggi, furti…il sig Antonio evidenzia una situazione che vive nel pieno rispetto delle leggi vigenti e di quelle del quieto vivere? Come mai non ha mosso neanche un commento verso il colosso del centro comm. che ha creato non pochi disagi, e che a stento rientra nei parametri di legge?…signori miei, non è che questo sig. mi conosce? Per questo lo invito pubblicamente ad aprire un dibattito costruttivo su di me se vuole e su questa zona ma allo stesso momento lo invito anche a documentarsi prima di muovere accuse pubbliche su un blog visitato da migliaia di persone ogni giorno. Non vedo miglior sede. Nonostante tutto lo invito con piacere a prendere un aperitivo per fargli vedere con i suoi occhi forse una delle poche cose carine di questa zona,commercialmente parlano si intende.
Sig. Serra, se l’invito è esteso verrei anch’io a prendermi l’aperitivo ! Scherzi a parte abbassiamo però un po’ i toni. Io conosco il suo locale, è carino e da un tono a via Flaminia ma non credo che Antonio ce l’avesse con lei personalmente, nessuno pensa che lei abbia fatto un abuso o che si sia appropriato illecitamente di 20 metri di marciapiede. Lei li ha chiesti, paga le relative tasse e glieli hanno dati. L’indignazione, se così vogliamo chiamarla, è per il fatto che qualcuno le ha concesso di farlo. Perchè diciamocela tutta, lei 20 metri di marciapiede li occupa proprio e quando tutti i tavolini sono occupati quello che resta per il passaggio pedonale è veramente minimo, si passa solo in fila indiana e ad esempio un portatore di handicap con carrozzella avrebbe serie difficoltà a passare. Insomma, siamo sempre in via Flaminia, mica a via Veneto o sugli Champs Elysès !
Me lo offre sempre l’aperitivo ? saluti.
Roberto
Ho apprezzato molto le riflessioni del signor Di Giulio, soprattutto l’invito a progettare insieme “il Ponte Milvio che vorrei” e al signor Bari voglio dire di non scoraggiarsi, anzi di rilanciare quel suo bel progetto sulla Piazza che mi sono andato a rileggere nell’intervista pubblicata su questo blog qualche mese fa.
Forse il momento comincia ad essere maturo, ora noi cittadini ci parliamo di più grazie a questo blog, ci confrontiamo e ci conosciamo e poichè sembriamo essere tutti delle persone sensate ed innamorate di questa zona di Roma forse riusciamo a creare un movimento di opinione in grado di smuovere qualcosa. Approfittiamo che al Comune e al Muncipio si saranno nuovi amministratori, provate a mettere insieme le idee del suo progetto con quelle di Di Giulio, vedrete che la gente vi seguirà.
Mauro
Le parole del Sig. Di Giulio sembrano essere piene di buon senso e sincera passione. Anch’io, nel mio piccolo – e quando posso – non mi faccio scrupolo di richiamare, l’imbrattatore, il proprietario di cane che sporca… ma… mi sto stancando, mi sento talmente “soverchiato da preponderanti forze nemiche” che mi domando davvero se non sia più “salutare” girarsi dall’altra parte. Anche perchè quello che agli occhi del Sig. Di Giulio (ed ai miei) è “degrado”, perchè entrambi sappiamo, ricordiamo…, che è possibile vivere civilmente… per molti è la norma, uno stato “naturale“… è pacifco che si arrivi a Ponte Milvio per un aperitivo, o per la spesa la mattina e si lasci la macchina dove si vuole, intralciando il traffico.
Esemplare la risposta del Sig. Serra, che con arroganza rintuzza rilievi non esclusivamente a lui diretti, e che definisce la sua attiività commerciale come “una delle poche cose carine di questa zona, commercialmente parlan(d)o si intende.” Proprio questo è il punto: la sopraffazione delle attività commerciali in un’area urbanisticamente non in grado di sopportarne tante. Ed il vero problema non è il Sig. Serra – che è in regola con quanto richiede la legge – il problema è chi quella legge (o regolamento) emana ed è poi tenuto a farla rispettare. E non lo fa, per incapacità od interesse.
Leggo di speranze nella nuova classe dirigente (Sic!) che dovrebbe uscire dalle urne di domenica prossima… la volete una notizia? Dieci minuti fa, mentre tornavo a casa, l’ho vista – la nuova classe dirigente – al gazebo all’angolo di via Flaminia e Piazza di Ponte Milvio, che – lasciate le sue auto in doppia e tripla fila ad intralciare il traffico se ne stava lì ad aggiungere caos al caos.
Auguri.
Caro Antonio,
Ti parlo da residente. Non so Tu, ma io vivo esattamente nel bel mezzo del quartiere che hai descritto nella Tua mail. E non sono assolutamente d’ accordo con Te. Come tutti i quartieri anche il nostro ha i suoi pregi e difetti. Fra i difetti elencherei sopratutto la delinquenza che indipendentemente dalla esistenza dei locali e “localetti” esiste. Ti parlo di episodi d’ aggressione alle donne da parte degli extracomunitari che sono accaduti nei mesi scorsi…questa è una cosa da risolvere in primis. La nostra sicurezza è fondamentale.
La seconda cosa è la mancanza dei parcheggi. Anzichè prendersela con un marciapiede di 20 mt “rubato”(che poi 20 non sono) e che cmq rimane sempre pulito e ordinato e non come il resto del percorso di Via Flaminia invaso da sporcizia, pensiamo con chi dobbiamo prendercela per risolvere il problema delle doppie file di macchine e del continuo rumore dei clecson.
La popolarità del ns. quartiere poi, potrebbe anche non essere un difetto, se Tu, gentil Antonio, la vedessi con un’ altra prospettiva. Qui la gente viene attirata dai numerosi localini e ristoranti e non vedo cosa cè di male? Fai una prova: una sera di queste, dopo cena, vai a bere un buon bicchiere di vino in uno di Winebar di zona, magari seduto in uno dei deliziosi tavolini nel marciapiede “rubato”. E rilassati. Guardati intorno e vedrai delle tranquilissime persone ( a volte anche persone educati- caro Roberto, suppongo amico di Antonio, che troverebbero velocemente modo di far passare una carozzina – handicap) , come Te, bere e conversare, divertendosi. Quindi non fare il tragico. Il nostro è un quartiere caratteristico, movimentato, giovane…. Questo non è un difetto.
Ti mando un saluto. Monika
P.S per Roberto. Con la Tua finta simpatia non credo che “rimedierai” un aperitivo. 1 saluto anche per Te.
Invitiamo Antonio, Roberto e Monica a non fare di questi dibattiti un fatto personale. Siamo convinti della buona fede di tutti e tre così come lo siamo di quella di Brando Serra ma i particolarismi, i personalismi e le personalizzazioni teniamole fuori.
Non ce ne vogliate ma su questo blog è bello e propositivo discutere di fatti e misfatti di costume e non di quello che ha fatto o malfatto una persona, un privato (diverso sarebbe se fosse stato un amministratore pubblico).
Se volete chiarirvi fra di voi incontratevi da Brando Serra che, essendo a noi noto come persona garbata ed ospitale, sicuramente vi offrirà un aperitivo consentendovi di mettere a confronto i vostri pareri de-visu.
Noi, anzichè l’aperitivo, vi offriamo uno spazio per discutere, ma di temi d’interesse generale.
Siamo certi che vorrete condividere questa impostazione. Grazie,
VignaClaraBlog
Se quello di cui Vi ho parlato , a parte il locale RèRè, non sono cose importanti Vi chiedo scusa.
Pensavo che la sicurezza dei cittadini e la mancanza di parcheggi fossero problemi pubblici, beh…non ci resta che prendere un aperitivo da Brando.
E come se lo sono ! Non lo è invece il singolo caso ed il singolo soggetto privato del quale è buona norma discuterne a 4 occhi, magari con l’interessato, non credi ?
Resta inoltre fermo il fatto che il cuore del problema offerto al dibattito con queste riflessioni dell’amico Alvise era la salvaguardia, il recupero ed una moderna visione di fruizione di Ponte Milvio inteso come monumento di massima valenza storica, artistica ed architettonica e non di Ponte Milvio visto come piazza o quartiere.
Ma non poniamo limiti ai dibattiti, dal confronto delle idee, delle tesi e delle antitesi, nascono sempre delle buone sintesi.
Vai pure, cara Monika, a prendere l’aperitivo dal simpatico Brando ma, quando avrai finito, torna di nuovo su VignaClaraBlog ! Grazie, ciao.
VignaClaraBlog