Home ATTUALITÀ Ponte Milvio: cronaca di una sera di ordinaria follia

Ponte Milvio: cronaca di una sera di ordinaria follia

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<B>Roma, scoppia la guerriglia ultrà<br>assalti alle caserme, Coni devastato</B>I particolari di una sera di ordinaria follia. Due ore di vandalismo gratuito nella nostra zona che non può avere alcuna giustificazione, due ore nelle quali delinquenti d’ogni risma hanno messo in ginocchio una città, un quartiere, il vivere civile. Questa è la valutazione che VignaClaraBlog da dei fatti accaduti. La nostra redazione non era presente e non possiamo raccontarveli in prima persona. Abbiamo però trovato una cronaca di quanto accaduto a ponte Milvio e dintorni pubblicata da un’accreditata ed affermata agenzia stampa. Ve la riportiamo qui di seguito con la dovuta premessa che non è detto che la nostra valutazione e la nostra presa di posizione sia la stessa dell’autore di quanto segue. 

(autore Matteo Bonetti, fonte ASGMedia.it) Domenica 11 Novembre 2007

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Sono le ore 20.03 ed è impossibile raggiungere la zona antistante l’obelisco dei Fori Imperiali, subito si incontrano le barricate per strada che impediscono il passaggio alle autovetture e i giornalisti con macchine fotografiche e telecamere che da lontano tentano di catturare le immagini degli scontri. La situazione è inverosimile: centinaia i tifosi schierati davanti al palazzo del Coni, assenti totalmente le forze dell’ordine, la tensione si percepisce all’istante.

Ore 20.07, c’è una grande quantità di tifosi a volto coperto, circa 800, che costringono le guardie di sicurezza del Coni a barricarsi dentro gli edifici. Fuori, davanti al ponte Duca D’Aosta continuano le urla di rabbia dei manifestanti. Questa volta la scena è particolare, al collo ognuno porta la sciarpa della propria squadra con i propri colori, quelli della Roma e della Lazio, come se la tragedia di questa mattina fosse riuscita ad annientare completamente una rivalità che esplode in cori e striscioni durante ogni “stracittadina” della Capitale.

Ore 20.24, il traffico continua ad essere bloccato, nessun lampeggiante blu all’orizzonte, e mentre gli ultimi tifosi infrangono alcuni vetri, tutto il gruppo si sposta in blocco verso ponte Milvio, qualcuno con gli occhi tristi e la rabbia nel viso urla “ce l’hanno ucciso, sono loro che ce l’hanno ucciso”.

Ore 20.55, tre gruppi distinti di tifosi giungono nella piazza di ponte Milvio, volti coperti e aste di bandiera in mano. I commercianti si sbrigano a chiudere i propri esercizi tirando dentro tavolini e ombrelloni. Si aspettano le forze dell’ordine che continuano a mancare all’appello, nessun gesto di devastazione, ma immediatamente viene deciso il nuovo obbiettivo: il comando dei carabinieri.

Ore 21.02 inizia l’attacco al comando. Molti i petardi lanciati, i bastoni che colpiscono le inferriate mentre sono decine le torce che vengono lanciate all’indirizzo delle finestre. Contemporaneamente viene data alle fiamme un’auto dell’arma dalla quale si innalza un fumo denso e acre.

Ore 21.12 si sentono in lontananza le sirene e dopo qualche istante appaiono immediatamente i lampeggianti blu sul piazzale di ponte Milvio; sono centinaia i tifosi che inizialmente si ritirano, ma subito dopo inizia il fronteggiamento. Continuano ad essere innalzate barricate davanti alla chiesa e sulla Cassia che parte in salita dal piazzale. Gli scontri avvengono in modo intenso, molti i lacrimogeni lanciati come le torce e le bottiglie che colpiscono i mezzi e gli agenti della polizia senza arrecare grossi danni.

Ore 21. 15, la polizia sembra non voler arrivare al contatto diretto fino a quando non parte un’improvvisa carica. Le decine di blindati partono in direzione dei manifestanti a sirene spiegate costringendoli ad arretrare in salita verso piazza Giochi Delfici. Gli scontri continuano per alcune centinaia di metri con un susseguirsi sempre dello stesso copione: cassonetti e transenne spostate in mezzo alla strada per innalzare barricate e i blindati che procedono, anche se con difficoltà, inseguendo i tifosi.

Ore 21.23, continua ad essere quasi insopportabile l’odore dei lacrimogeni. I tifosi di tutte le età, con volto coperto e sassi e bottiglie alla mano, si incoraggiano a vicenda, probabilmente identificando in ogni agente in divisa colui che ha sparato questa mattina al tifoso della Lazio. Le cariche si susseguono intense sulla via Cassia fino all’angolo con via di Ronciglione dove svoltano i tifosi dileguandosi tra le vie del quartiere.

Ore 22.14, la zona che va dallo stadio Olimpico a ponte Milvio è totalmente deserta. Rimangono solo cassonetti e transenne in mezzo alla strada; sassi, lacrimogeni consumati e alcuni san pietrini sul selciato, una carcassa di auto data alle fiamme davanti al comando dei carabinieri. Ci sono ancora gli ultimi assembramenti delle forze dell’ordine e alcuni gruppi di ragazzi con gli occhi arrossati che si allontanano per riprendere i motorini, le macchine, i propri mezzi e tornare a casa con la tristezza nel cuore: oggi è morto un ragazzo.

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3 COMMENTI

  1. Se il ragazzo fosse stato estraneo al tifo sarebbe stato solo un altro tragico fatto di cronaca, solo un numero in più nelle statistiche, solo un’altra vita bruciata dal fatto di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.. Invece viene a suo malgrado eletto a martire e nel suo nome si sfoga quel malcontento che riflette il vuoto sociale in cui viviamo e scatta la follia che tutti abbiamo visto.. Bisognerebbe riflettere sul fatto che in Italia solo il calcio muove la reazione popolare e che tutto il resto passa in secondo piano.. Il fatto di pagare la guerra di Abissinia sull abenzina sta bene a tutti ma siamo pronti a fare barricate per qualcosa legato anche marginalmnte al calcio con forze politiche di estrema destra che sono pronte a soffiare sul fuoco del malcontento.. Situazione davvero pericolosa che esige la massima vigilanza..

  2. Mi congratulo con Francesco..
    In poche righe è riuscito a spiegare esattamente cio che anche io penso. Condivido la tua stessa amarezza nel vedere che i ragazzi della mia eta sono pronti alla sommossa per fatti legati al calcio ma non per questioni che magari ci riguarderebbero piu da vicino (il lavoro precario,per esempio???). Mi vergogno per come queste persone in qualche modo rappresentino i giovani di oggi, e mi vergogno anche per come si stia facendo passare per eroe un ragazzo ucciso accidentalmente da un poliziotto..intendiamoci: la morte di gabriele mi ha lasciata sgomenta, nessuno merita di morire,tanto meno in questo modo ridicolo. Ma mi chiedo: possibile che il fatto che avesse una sciarpa al collo renda il suo omicidio piu grave di tanti altri? Cosi grave da generare tutta questa rabbia e violenza? Ripeto:sono amareggiata anche io per la perdita ingiustificata di gabriele,ma non credo che gli atti di vandalismo di domenica vadano ricondotti solamente a questo. Penso che tutto cio sia stata solo la scintilla,la goccia, il pretesto per sfogare una rabbia a mio parere immotivata. La giustizia pensera a prendere provvedimenti nei confronti del poliziotto,ma le istituzioni dovrebbero pensare seriamente e in breve tempo a risolvere definitivamente la questione “tifo”. Avanzo un’idea:ma se si cercasse in qualche modo di ridurre il giro di soldi che ruota intorno a questo mondo? Se si ridimensionasse in qualche modo l’attenzione per questo sport ormai da troppo tempo degenerata? …mi rendo conto che gli interessi delle società sono alti,ma questa situazione sta diventando insostenibile! …e non solo per chi come me abita vicino allo stadio e la domenica teme di uscire da casa…

  3. Aggiungerei anche gli interessi politici in mezzo alle curve…
    Se ci rifacciamo alle chiacchiere dei mass media, allora non andremo molto lontano e purtroppo, come dice il fratello di Gabriele, i giornalisti, in gran parte, hanno paura di puntare il dito contro le istituzioni.
    Lo sfogo degli ultràs, da condannare secondo me, si è scatenato per un’evidente disorganizzazione sia nell’informazione che nelle misure di sicurezza (Matarrese è il primo responsabile).
    Lo slogan a Parma “La morte è uguale per tutti” sta a significare che Gabriele Sandri non è diverso da Raciti, anch’esso morto tragicamente a Febbraio fuori dallo stadio a Catania.
    Nel caso di Raciti furono sospese tutte le partite. Nel caso di questo ragazzo, hanno voluto far disputare lo stesso tutte le gare.
    La diversità di trattamento ha fatto sfociare rabbia e purtroppo atti ingiusitificabili.
    Gli ultràs, e non tifosi (tengo a specificarlo), avrebbero dovuto disertare gli stadi, facendo più bella figura e dando un forte segnale di distacco a quest’accanito interesse mass mediatico e politico sul mondo del pallone.
    Vergognose numerose trasmissioni che hanno strumentalizzato questa tragedia.
    Ho apprezzato esclusivamente tre trasmissioni che della tragedia di Gabriele Sandri ne hanno fatto un’informazione obiettiva e sono quelle di Guido De Angelis, Marione ed il noto giornalista Michele Plastino.
    Gli altri nemmeno meritano un commento.
    Saluti,
    Mat

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