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The trip magazine, quando viaggi e storie si incontrano. Ce ne parla Veronica Gabbuti

Galvanica Bruni

Sono giovani, carini, determinati, ma soprattutto hanno un progetto, una passione e un sacco di cose da raccontare. Stiamo parlando del team che ha dato vita ad una nuova realtà del nostro territorio. Si chiama “the trip”, un free magazine bimestrale nato proprio nel cuore di Roma Nord con lo scopo di “stimolare il lettore attraverso l’utilizzo di foto, interviste, reportage e racconti di chi i viaggi li ha fatti, vissuti, amati ma anche odiati”. “the trip”, un nome scelto non a caso.

La traduzione dall’inglese di the trip, infatti, è “il viaggio”, ma la parola “trip” è associata anche al “viaggio mentale”. Non necessariamente bisogna spostarsi fisicamente per scoprire e conoscere realtà diverse e lontane dalla nostra. Grazie a strumenti come “the trip” è possibile venire a contatto con esperienze, storie e tradizioni lontane. Perché si sa, “l’importante non è la meta, ma il viaggio”.

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Il magazine affronta argomenti di varia natura. Come si legge sul suo sito web si va dalla musica all’arte, dalla letteratura al cinema, dalla moda al design, dall’architettura a vecchie e nuove forme artistiche, tutto trattato nell’ambito del viaggio, scovando il particolare, il personaggio o l’evento di nicchia. La trip66.jpgredazione di “the trip” è composta da Valentina Diaconale, direttore responsabile; Lorenzo Verrecchia direttore editoriale; Veronica Gabbuti, vicedirettore; Francesca Rosati, capo redattore; Andrea Bennati, art director; Luca Salice, responsabile Marketing.  Con una grafica accattivante, immagini che catturano l’attenzione e che di per sé sono vere e proprie opere d’arte, articoli veloci ricchi di notizie ed aneddoti, il magazine si prepara a conquistare persone di tutte le età e di tutte le culture.

Partito da Roma Nord, “the trip” punta lontano e noi,  attenti alle vive e promettenti realtà del territorio, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione: VignaClaraBlog.it a tu per tu con Veronica Gabbuti, vicedirettore del magazine.

Come è nato “the trip”?  Ci siamo ritrovati una sera intorno a un tavolo, insoddisfatti di quello che facevamo o stanchi di aspettare l’occasione giusta, e ci siamo domandati: ‘Cosa sappiamo fare davvero?’. È stato a quel punto che abbiamo notato che ognuno di noi sapeva fare qualcosa che, unita alla capacità dell’altro, poteva dar vita a una realtà editoriale. Una passione, poi, accomunava tutti: viaggiare. E così è nata l’idea di “the trip”. Siamo in sei in redazione, ma l’anima di “the trip” è molto più vasta. Amici, collaboratori.

E quando è nato? Il magazine è nato il 28 gennaio del 2010. Dobbiamo compiere il primo anno. “the trip” è un magazine bimestrale, quindi siamo quasi al sesto numero. E’ una bella sfida. Volevamo nascere come mensile, ma abbiamo preferito essere cauti e puntare da subito sulla qualità. Vogliamo che la rivista ogni volta contenga articoli interessanti e coinvolgenti e così, al momento, abbiamo prediletto la formula del bimestrale. Ma l’obiettivo è quello di crescere e migliorare sempre di più, quindi in futuro speriamo di trasformare “the trip” in un mensile e poi chissà…

Da quando avete dato vita a questo progetto avete incontrato delle difficoltà? La difficoltà maggiore è chiaramente sopravvivere in un momento di crisi generale per l’editoria italiana ma anche europea. La formula della free press è stata la nostra scelta perché volevamo rispettare la nostra idea originaria e quindi dare la possibilità ai nostri lettori – che sono anche i nostri autori – di usufruire di un prodotto creato soprattutto grazie alla loro collaborazione. Siamo ancora molto giovani e si sa, in questo senso e in questo Paese le possibilità di crescita sono ridotte all’osso. Ma stiamo riscontrando un successo quasi inaspettato e siamo sicuri che nell’arco del prossimo anno riusciremo ad inserirci nel mercato pubblicitario…

Dove si può trovare il magazine? In diversi locali, luoghi di incontro e di interesse della città. A Ponte Milvio si può trovare da Jarro e al Dulcamara. Non solo. “the trip” viene distribuito qui a Roma, ma anche a Milano e New York. E poi è possibile trovare il magazine online. Il nostro sito web, curato in modo straordinario da Sup3r Studio, offre tutte le informazioni ed anche l’intera rivista in formato pdf. In più ci appoggiamo a una piattaforma, che si chiama “issuu”, grazie alla quale raggiungiamo 80mila lettori al mese in tutto il mondo. A gennaio proporremo un nuovo sito che sarà aggiornato ogni quindici giorni e, quindi, conterrà anche articoli diversi dalla rivista cartacea. Puntiamo poi molto sugli eventi, uno degli ultimi è quello che si è svolto un paio di settimane fa al Chiostro del Bramante, “the trip. Il mondo a Roma”. Una mostra fotografica itinerante, realizzata con il patrocinio del Comune di Roma, in collaborazione con TAM e Nikon, nell’ambito della quale sono stati presentati gli scatti dei venti finalisti del concorso fotografico promosso dal magazine. Per il lancio della rivista abbiamo organizzato un evento in una piccola galleria, la Creative Room Art Gallery.

 A chi è rivolto “the trip”? E’ rivolto a tutti. Non ci piace identificare il nostro target con una fascia d’età. Crediamo che il ragazzo di 18 anni e il signore di 70 anni abbiano lo stesso diritto di sognare leggendo “the trip”. Ovviamente, poi, per logiche di mercato e per il target di distribuzione che abbiamo scelto siamo costretti ad identificare i nostri lettori all’interno di una fascia medio giovane, medio colta. Ma per noi non è importante rientrare in un target, non è quello che vogliamo e a cui puntiamo. Il nostro scopo è vedere “the trip” tra le mani di tutti; di chi non si ferma mai e passa da un Paese all’altro; di chi non viaggia spesso, ma vuole conoscere nuove realtà; di chi è più giovane e di chi è più avanti con l’età. Anche i nostri articoli non sono focalizzati su un solo tema, ma spaziano dalla moda all’arte, dalla cultura agli eventi, ai racconti di vita.

A tal proposito, da dove nascono le storie che si leggono su “the trip”? Dai racconti vissuti in prima persona. Il nostro scopo è raccontare l’esperienza del viaggiatore. Il nostro non è un giornale di viaggi, è un giornale di viaggiatori. Loro sono l’anima. I viaggiatori che entrano in contatto con le realtà che vanno a visitare, cercando di apprendere il più possibile e di tornare nel proprio Paese arricchiti. Il tutto nel pieno rispetto delle realtà che si vanno a scoprire e a conoscere. Ci piace raccontare tutti gli aspetti di un viaggio, quelli più belli, ma anche quelli meno piacevoli. Non pubblicizziamo un viaggio, lo raccontiamo. trip1.JPGNon vogliamo parlare di ciò di cui parlano le altre riviste. Non ci interessano gli stereotipi. Ci piace parlare del dettaglio che sta dietro al grande monumento. Ci piace il mercatino. Ci piace la piccola realtà. Siamo noi i primi a raccontare le nostre esperienze, ma poi siamo contattati da persone di tutto il mondo desiderose di far conoscere le proprie storie. Come quel ragazzo che è partito alla volta di Tokyo con il biglietto di sola andata ed è tornato in Italia impiegando sei mesi senza mai volare, utilizzando quindi tutti i mezzi, dalla bicicletta al treno, tranne l’aeroplano. Oppure siamo noi a scovare viaggiatori dalle storie interessanti attraverso i blog. Ci piace raccontare storie di vita. Spesso poi gli articoli diventano spunto per organizzare delle mostre, come quella in cui sono state esposte alcune delle intense immagini scattate ad Haiti dal fotografo Marco Dormino. Ci piace essere anche una vetrina.

 L’obiettivo a cui punta il magazine? Vogliamo crescere, offrire sempre articoli di qualità, ma con frequenza maggiore. Vogliamo, con il tempo, riuscire ad aumentare il numero di pagine e il numero di uscite, senza però per questo andare a discapito della qualità. Il nostro è un prodotto curato nei minimi dettagli e tale desideriamo resti. Vogliamo che il magazine rimanga free, ma proporremo la possibilità di abbonarsi. Un domani, poi, ci piacerebbe riuscire ad organizzare veri e propri viaggi per fotografi ed inviati.

Il viaggio più bello? A livello personale me ne vengono in mente due: il viaggio in Perù fatto due anni fa e il viaggio a Panama di quest’anno. Panama è una realtà in crescita, un Paese che ancora non ha struttura e forse proprio per questo così affascinante. Uno dei viaggi più belli tra quelli raccontati, invece, è quello intitolato “Soy Cuba” (clicca qui). Un bel racconto, poi, è quello sulla Tunisia apparso nel quarto numero del magazine e il servizio sui Saharawi, un popolo apolide che vive nel deserto del Sahara e che ha creato un proprio efficientissimo sistema di leggi e regole, pubblicato nel secondo numero. Ma il “viaggio più bello” nel concetto di “the trip” in realtà non esiste. Ognuno di noi può vivere lo stesso luogo in maniera completamente diversa e raccontare esperienze uniche. Il viaggio più bello è quello che vivi in prima persona. E’ il racconto di te stesso.

Stefania Giudice

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

A Roma è possibile trovare il magazine nei seguenti locali: clicca qui

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1 commento

  1. condivido il giudizio di Veronica sull’articolo Soy Cuba, splendide le foto ma soprattutto il racconto che ci trascina fin laggiù immergendoci nelle atmosfere, i suoni e gli odori di un mondo così particolare.
    auguri Veronica, auguri ragazzi.

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