La sera del 3 settembre Viterbo pare città incantata, fiabesca. Si agghinda e diventa sontuosa per il Trasporto della Macchina di santa Rosa.
Neanche a dirlo, chi non è nato nel viterbese non può capire perché ci sia tanto affiatamento fra la popolazione e la sua patrona. Ma vivendo la città, specie nei giorni che precedono il Trasporto, qualcosa si può intuire.
Stavolta c’era una Macchina nuova (“Dies Natalis”), perché ogni cinque anni c’è il cambio della guardia; stavolta c’era anche un nuovo capofacchino, perché lo storico Sandro Rossi a quattro giorni dall’evento è stato colpito da infarto e, dopo essere stato operato, adesso scalpita per tornare dai suoi uomini, quei cento facchini che rappresentano il vanto della città. Ma il sostituto, Luigi Aspromonte, è stato comunque bravo.
Ieri sera c’è stata la classe politica ad ammirare lo spettacolo, soprattutto c’è stata gente in lacrime. Di commozione, di gioia, comunque spontanee.
E anche chi non ha natali viterbesi s’è accorto di avere la pelle d’oca, quando la Macchina è apparsa davanti ai suoi occhi. Cercare di capirne il motivo, resta un mezzo mistero.
Leonardo Morelli
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