Quando un bel libro è scritto anche da un amico, la soddisfazione è doppia. Conosco Frédéric da molti anni e ora che arriva la traduzione italiana del suo romanzo “Le Miroir de Charco Verde”, per merito dell’editore Artemide, faccio una notevole scoperta.
Il romanzo, uscito anni fa in Francia, in Italia viene – piuttosto enigmaticamente – intitolato “Le cose che sappiamo”, un titolo ingannatore, perché le cose che “si sanno”, al termine dell’avventura cui ci conduce il libro, sono provvisorie, ambigue, e tutt’altro che acquisite. Sollevano anzi molti, molti interrogativi.
E credo che questo sia proprio il pregio maggiore di questa storia. Frédéric vi dipana la sua personale esperienza di vita e di lavoro, in America Latina – più in particolare nel Nicaragua subito dopo la rivoluzione sandinista – che lui conosce assai bene, essendosi occupato per decenni dei programmi alimentari dell’Onu.
Qui, il protagonista, francese come l’autore, che si chiama Hector Ruetcel, dopo essere stato ferito nella capitale, Managua, giunge nella meravigliosa isola di Ometepe, una sorta di paradiso terrestre, entro due laghi su cui svettano due vulcani (uno dei quali l’alto e attivo Concépcion), in mezzo a un mondo edenico, popolato di gente povera, legata alla coltivazione della terra e alle leggende arcaiche del luogo.
Si imbatte così nel Charco Verde, uno stagno nelle cui acque la leggenda popolare crede abiti un demone, disposto a fare patti con chi gli vende l’anima.
Comincia dunque un viaggio nel mistero che soggioga lentamente il razionalista Ruetcel, esponendolo alle ambigue lusinghe di un notabile del luogo, don Eugenio, che sembra legato all’origine e allo sviluppo della leggenda del Charco Verde.
Leggenda o realtà? Perché gli abitanti sono così spaventati? Perché sono così disposti a vendersi a un demone e ad accettare di essere trasformati in animali? Perché nessuno indaga? Cosa nascondono i registri di Don Eugenio?
Con prosa limpida e avvolgente, Dévé ci conduce per mano dentro il mistero che non si scioglie mai del tutto, fino alle ultime e ultimissime sorprendenti pagine.
Tra Conrad e Herzog, “Le cose che sappiamo” è un romanzo di qualità piuttosto rara nel panorama contemporaneo. Che merita di essere letto, e le cui domande non smettono di interrogare, anche dopo l’ultima pagina.
Fabrizio Falconi (fabriziofalconi.blogspot.com/)
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