C’è sempre una prima volta. Per esempio quella di esequie vissute all’interno della Camera dei Deputati. Quella di un funerale laico, ma con un pontefice che comunque va ad omaggiare il defunto.
La prima volta di un ex Capo dello Stato che chiamavano, forse in maniera beffarda e austera, “re Giorgio”. La prima volta in cui alla morte di qualcuno non si esterna il laconico “era tanto buono”, ma subentrano nei discorsi anche critiche più o meno velate. Perfino il figlio Giulio, fra le righe, ne sottolinea una: “Ha sostenuto buone battaglie e a volte cause sbagliate”.
Giorgio Napolitano non è certo stato il presidente più amato dagli italiani. Tutt’altra pasta rispetto al partigiano Sandro Pertini, picconatore come Francesco Cossiga ma con tempi sbagliati.
Forse ha pagato lo scotto nel corso dei suoi due mandati – uno da sette anni, l’altro durato un paio di stagioni – d’essere uno degli ultimi figli del partito comunista italiano, forse l’ultima anima di quella corrente legata a Enrico Berlinguer, Nilde Jotti e Pietro Ingrao.
Lui, Napolitano, in lotta perenne con Silvio Berlusconi e i grillini, e pure con una frangia della magistratura. In politica la verità mai sta nel mezzo, così restano interrogativi sui suoi legami con la Russia e pure quelli con i Servizi.
Misteri all’italiana, mentre resta un interrogativo quel suo dito puntato contro Bettino Craxi quando in Italia imperava Mani pulite. Seguito da quella lettera scritta e inviata alla vedova dell’ex leader del partito socialista dieci anni dopo esilio e morte.
La morte accantona tutto, è vero. Ma a volte si accantona anche la polvere sotto il tappeto.
Massimiliano Morelli
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Napolitano fece parte dei GUF poi disse di aver fatto quella scelta per combattere il Fascismo dal suo interno…..anche Dario Fo, Ufficiale nella RSI, disse la stessa cosa…..entrambi poi, dimenticato il passato, diventarono comunisti..
Il primo fu due volte Presidente della Repubblica.
Il secondo ricevette un Premio Nobel.
Italiani…..”strana gente”…..