
Diego Fusaro è un filosofo, saggista ed opinionista; laureatosi a Torino con una tesi su Karl Marx ha fatto il ricercatore all’Università “Vita Salute San Raffaele”, è stato spesso il protagonista in incontri e dibattiti televisivi oltre a essere autore di numerosissime pubblicazioni.
Fusaro torna in libreria con un volume dal titolo “La fine del Cristianesimo” (Ed. Piemme, 450 pag., 20 euro), un impegnativo volume dal sottotitolo “La morte di Dio al tempo del mercato globale e di Papa Francesco”.
Fusaro affronta una problematica complessa che già in passato ha coinvolto altri scrittori ma che con il papato di Papa Francesco sembra aver raggiunto l’apice: il cristianesimo, dopo secoli di vita sempre più tormentata, rischierebbe oggi, secondo Fusaro, di “evaporare” a causa del diffuso nichilismo di questa società marcatamente “tecno-consumista”.
La mercificazione del mondo modernista e globalista starebbe soffocando, in nome del progresso e dei consumi, qualsiasi aspirazione trascendentale relegando il “sacro” in un limbo che non è più alla portata dell’uomo-consumatore.
Il tentativo di Benedetto XVI di ostacolare questo processo di mercificazione del trascendentale secondo l’autore è stato vanificato dall’arrivo di Papa Bergoglio, il papa delle “aperture” che, nell’intento di offrire una chiesa al passo con i tempi, avrebbe – stando alle tesi di Fusaro – accelerato questo processo di “evaporizzazione” e dispersione dei principi della cristianità lasciando gli uomini sempre più preda della società tecnonichilista.
Nel libro ci sono inoltre diversi richiami al pensiero e agli scritti di Pier Paolo Pasolini che, nonostante le sue posizioni politiche, era una persona di spiccata spiritualità e che già in passato aveva intuito il tragico bivio a cui si trovava il cristianesimo.
Ne “La fine del cristianesimo” Diego Fusaro affronta argomenti complessi con il linguaggio della filosofia; un libro difficile dunque, ma con risvolti molto interessanti.
Francesco Gargaglia
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No, vi prego, Fusaro no…