
Capita a volte di leggere un libro e di provare grande incredulità su quanto vi è scritto, come se si trattasse di un gigantesco inganno. E’ quello che si prova nel leggere “Dossier Afghanistan” di Craig Whitlock (Ed. Newton, 364 pag.16 euro).
I contenuti del libro sono di tale portata che si stenta a credere siano reali: l’amministrazione USA nella persona del presidente, dei consiglieri e dei generali avrebbe mentito spudoratamente e per un ventennio sugli esiti di una guerra persa in partenza.
Come accaduto per la guerra nel Vietnam dove i documenti fatti redigere da McManara, i famosi “Pentagon papers” nei quali si diceva che la guerra non poteva essere vinta, furono tenuti nascosti agli americani, lo stesso sarebbe avvenuto per la più lunga guerra combattuta dall’America. Allora gli scottanti documenti furono resi pubblici solo dopo un lungo processo alla Corte Suprema che affermò il diritto dei cittadini di “sapere”.
“Dossier Afghanistan”, secondo l’autore, è di fatto la lunga narrazione di un inganno portato avanti con spudoratezza e cinismo da parte di chi aveva il dovere di informare il popolo americano.
2300 miliardi di dollari e quasi 250.000 morti è costata la guerra dei venti anni combattuta dagli USA contro il terrorismo internazionale, senza peraltro ottenere la benché minima vittoria. Una guerra spacciata per vinta i cui esiti infausti sono stati volutamente tenuti nascosti.
Craig Whitlock si è avvalso nella sua inchiesta di documenti e testimonianze inoppugnabili che hanno mostrato al mondo intero come anche in una democrazia l’inganno viene gestito dal potere politico senza alcun scrupolo. Un libro inchiesta dai contenuti appassionanti e che si legge come un romanzo.
Francesco Gargaglia
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