Il Lazio ha svoltato, recuperando ricchezza ai livelli pre-Covid. Lo conferma, da ultimo, il dossier di Banca Intesa sui distretti industriali e poli tecnologici del Lazio, curato dalla Direzione studi e ricerche e presentato in tandem con la Camera di Commercio.
I dati ci dicono che la ripresa e’ in via di consolidamento sebbene a ritmi meno accelerati rispetto ai mesi scorsi. Si e’ riaccesa la fiducia e si sono riattivati gli investimenti.
A fare da traino proprio i distretti, da quelli maturi come l’agroalimentare del pontino e il ceramico di Civita Castellana, a quelli piu’ innovativi, dall’aerospaziale alla presenza di un forte nucleo di star up innovative: il Lazio e’ la seconda regione italiana, dopo la Lombardia con 1800 presenze sul territorio.
Il terziario la fa da padrona, assorbe infatti l’84 per cento del valore aggiunto regionale, contro una media italiana del 73 per cento. La consistente presenza di servizi influisce sulla propensione all’export, pari al 16 per cento contro una media nazionale del 30. Un export in gran parte assorbito dal farmaceutico: nel 2022 le esportazioni del comparto hanno superato i 12 miliardi di euro con un peso di oltre il 40 per cento del totale delle esportazioni regionali.
In forte crescita, anche se con valori decisamente piu’ contenuti, anche l’ICT. Buone la performance di ricerca e sviluppo che assorbe in regione il 2 per cento del PIL, contro una media nazionale dell’1,5 per cento.
Digitalizzazione, investimenti in fonti rinnovabili, il passaggio generalizzazione e la scommessa sul capitale umano, queste le sfide che le imprese mettono sul banco. E si dicono pronte a raccoglierle, purche’ il decisore pubblico faccia la sua parte. E tra le prime occasioni da cogliere ci sarebbero il rilancio del sistema dei Tecnopoli, Tiburtino e Castel Romano, lasciati languire.
Rossana Livolsi
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