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    La Banda Faclò, clown per amore dei bambini

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    Galvanica Bruni

    Portare sollievo al bambino, al genitore e allo staff ospedaliero. Trasformare le classiche emozioni dell’ospedale – paura, rabbia, tristezza – in qualcosa di positivo. Comunicare la serenità e stimolare il divertimento.

    Sono questi gli obiettivi perseguiti dai volontari che decidono di approfondire le tecniche della clownterapia e prodigarsi per infondere il buonumore nelle persone, per migliorare la qualità della vita di bambini, genitori, personale medico e infermieristico all’interno delle strutture sanitarie.

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    Ma come diventare un volontario? E quali sono i benefici della clownterapia? Lo ha spiegato a Vignaclarablog.it Maria Botticchio, vicepresidente dell’associazione “La Banda Faclò”, con sede in via di Valle Muricana 179, il cui fine è quello di promuovere la terapia del sorriso e la forza della fantasia per aiutare i bambini malati e le persone in situazione di disagio.

    Clownterapia, che cos’è

    La clownterapia, chiamata anche terapia del sorriso, si basa sugli studi della psico neuro endocrino immunologia (Pnei) e della gelotologia. La prima disciplina, in particolare, studia le relazioni esistenti tra comportamento, risposta neuroendocrina agli stimoli dell’ambiente esterno o provenienti dallo stesso organismo e attivazione del sistema immunitario; mentre la seconda indaga le potenzialità terapeutiche del ridere.

    L’applicazione delle tecniche di clownerie in ambito sanitario è tutt’altro che un gioco. Ecco perché è fondamentale un’adeguata formazione, indispensabile per diventare un volontario capace di far scaturire un sorriso sul viso di un bambino bisognoso di cure. E a sottolinearlo a Vignaclarablog.it è la stessa vicepresidente dell’associazione “La Banda Faclò”.

    L’importanza della formazione e come funziona il volontariato

    Quando e come è nata l’associazione?

    “La Banda Faclò è nata a maggio del 2015 dallo spin off di un’altra associazione che si chiamava ‘La Carovana dei Sorrisi’. Per volontà di alcuni amici che insieme avevano scoperto la clownterapia e la fiabaterapia grazie all’esperienza precedente ha preso vita ‘La Banda Faclò’, come onlus. La nostra organizzazione di volontari è partita con otto soci fondatori e oggi conta più di trenta volontari”.

    Come diventare volontari dell’associazione?

    “Noi abbiamo molto a cuore la formazione. Teniamo dei corsi durante i quali i volontari vengono a conoscenza di quelle che sono le discipline che caratterizzano la clownterapia, quindi le tecniche di clownerie, l’improvvisazione teatrale, la palloncineria, la micromagia. Abbiamo poi degli incontri per comprendere la psicologia del bambino ospedalizzato e l’igiene ospedaliera.

    Il corso si suddivide in una parte teorica e in una parte pratica di diverse ore. Da questi corsi di formazione escono nove volontari. Poi c’è un training on the job, un tirocinio molto lungo che prevede una parte iniziale in cui si entra in ospedale da terzo clown, imparando dalla coppia di clown. Successivamente, andiamo piano piano a inserire il volontario in coppia, dando modo di diventare indipendente. Il percorso è molto lungo, dall’inizio del corso all’indipendenza generale ci vuole circa un anno.

    Per il modo in cui si sviluppa il corso, ovviamente un po’ di persone si perdono per strada, ma abbiamo questo bel magnete rappresentato da un’amicizia solida fra di noi che porta poi le persone a unirsi e a integrarsi. Siamo una grande famiglia”.

    Qual è il vostro obiettivo?

    “L’obiettivo dei nostri interventi è quello di portare sollievo al bambino, al genitore e a tutto lo staff ospedaliero. La nostra finalità è quella di cambiare le emozioni. Noi tendiamo a trasformare quelle che sono le classiche emozioni dell’ospedale – quindi la paura, la rabbia, la tristezza – in sensazioni positive. Cerchiamo di far canalizzare le energie negative in qualcosa di positivo.

    Con la clownterapia o terapia del sorriso e con la fiabaterapia vogliamo infondere il buonumore nelle persone e migliorare la qualità della vita dei bambini, dei genitori e del personale medico e infermieristico. Aiutiamo il bambino a superare la paura del camice: andiamo vestiti da clown, ma abbiamo un camice colorato da noi proprio per aiutare questi bambini a migliorare il rapporto con il camice medico.

    Favoriamo poi la socializzazione tra il medico, l’infermiere, il paziente e il genitore del paziente, perché creiamo situazioni comiche all’interno della stanza da cui tutti ne traggono beneficio. Dove è possibile, cerchiamo sempre di comunicare la serenità e di stimolare il divertimento”.

    In che modo operate e dove principalmente?

    “Lavoriamo sempre in coppia perché la clownerie di solito consta di un clown rosso e di un clown bianco. È proprio la dinamica che si instaura tra i due clown che fa scaturire il sorriso. La coppia, inoltre, tutela anche il nostro momento di sconforto quando ci troviamo davanti a situazioni difficili.

    È importante sottolineare che non ostacoliamo mai il lavoro del personale sanitario, chiediamo sempre il permesso ed entriamo solo nelle stanze in cui il bambino e i genitori ci vogliono. La prima cosa che facciamo quando entriamo in reparto è il briefing con gli infermieri, riunione nella quale ci vengono indicate le stanze in cui possiamo entrare e quelle in cui non possiamo.

    Attualmente la Banda Faclò opera all’Ospedale ‘Bambino Gesù’ di Roma nei reparti di fibrosi cistica e nefrologia e ci stanno per dare il via libera per tornare nel reparto di oncoematologia. Operiamo anche in alcune case-famiglia, come la ‘Casa di Kim’, e abbiamo collaborato con ‘Amàca Onlus’’. Alla ‘Casa di Kim’ andiamo una volta ogni due settimane, mentre in ospedale andiamo tutte le settimane. Facciamo anche progetti in una casa protetta per madri detenute con figli minori, la ‘Casa di Leda’.

    Di recente infine abbiamo realizzato una cosa molto carina in un centro anziani del Municipio XV. Si tratta di uno spettacolo di fine corso, il cosiddetto ‘Fritto misto’, in cui i nuovi volontari entrano in contatto per la prima volta con bambini non ospedalizzati. Una piccola manifestazione in cui il clown nuovo fa i palloncini e le piccole magie che ha imparato per i bambini ospiti dell’evento”.

    Qual è l’impegno previsto per un volontario?

    “Noi teniamo molto al corso di formazione, che è fondamentale. La presenza al corso deve essere assidua; eventualmente proponiamo altre date, perché cerchiamo di accogliere tutti, ma il corso deve essere fatto. Poi, a regime, dipende molto dagli impegni individuali, rispettiamo molto il singolo. Soprattutto all’inizio, però, consigliamo un impegno di almeno due volte al mese”.

    In base alla vostra esperienza, quali sono i benefici della clownterapia e della fiabaterapia?

    “Grazie alla clownterapia e alla fiabaterapia è possibile constatare come migliora il rapporto tra medico, bambino e genitore; come si crea un clima più sereno; come riescono a calare la tensione e lo stress. Il sorriso poi è la dimostrazione dell’efficacia di queste tecniche. Quanto è bello vedere come cambiano i volti dei bambini tra il momento in cui entriamo nella stanza e quello in cui usciamo: se all’inizio magari esprimono rabbia e tristezza, poi sono più sereni. E il momento in cui scocca il sorriso è il più bello”.

    Stefania Giudice

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