Alla soglia dei sessant’anni capisco perché il nostro è definito “Paese di Bengodi”. Perché ognuno si alza la mattina e detta le regole, anzi, pretenderebbe di dettarle. Perché chi sbaglia non vuole pagare, mai. Soprattutto vuole sempre trovare una giustificazione, magari arrampicandosi sugli specchi.
Lo prendi con le mani nella marmellata e ti risponde che “così fan tutti”; lo prendi con le mani nella cioccolata e risponde “ma no, è cacca”; e giù scuse d’ogni tipo, giustificazioni come quando non avevi studiato e alla prof giuravi che “è morta povera nonna”.
Da un fatto di cronaca riportato dalla nostra testata (e per lo meno da altre quindici testate, nda) è nato un putiferio di email di protesta per aver leso la maestà di un determinato luogo reo di non aver seguito le regole di uno Stato che le emana, ma a volte non può farle rispettare perché bisognerebbe avere mille occhi, mille teste, mille mani, mille cuori.
A ruota è seguita la richiesta-sfida di cancellare immediatamente la “nera” con epistola di rimando utile per raccontare i fatti a mò di Cicero pro domo sua. Sottolineando, nel “rimando”, storie, storielle e passaggi del fattaccio che neanche conoscevamo, pensa tu il destino di certe notizie.
Ecco, abbiamo capito che la verità non sempre paga e serve girarsi dall’altra parte, fingere di non vedere, perché ci si rende conto i guappi di cartone sbucano da ogni angolo della strada. Pora nonna (la mia è deceduta davvero) diceva sempre “chi ha più sale in zucca lo usi”. Ecco, preferiamo lasciarlo in testa che per sorseggiare l’ennesima tequila bum bum.
Massimiliano Morelli
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Gentile Massimiliano, mi scusi ma stavolta non ho proprio capito nulla: è un mio grave difetto!
A quale “fatto di cronaca” si riferisce? Grazie.