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Triplice omicidio in Prati, un solo killer

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Due i fascicoli aperti in procura sul triplice omicidio di ieri mattina in zona Prati, a poche centinaia di metri da palazzo di Giustizia. Entrambi per omicidio volontario aggravato. Entrambi senza indagati.

Si passano al setaccio le telecamere di sorveglianza, molto presenti in zona. Al vaglio cellulari e chat di incontri a pagamento. Una chat in particolare era frequentata da Marta Castano Torres e dai suoi clienti. Da un forum gettonato dai clienti della casa di via Riboty 28 segnalavano la presenza assidua del portiere. E il forte turn over di ragazze assicurato dalla  casa.

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Insomma un’attività intensa che va analizzata e approfondita per riuscire a ricavare il profilo dell’assassino. Che secondo gli investigatori avrebbe prima ucciso la escort colombiana, con un’arma da taglio. Probabilmente uno stiletto. Una decina di minuti più tardi era in via Riboty. Si appartava con la più giovane delle due cinesi nell’appartamento e l’aggrediva.

Richiamata dal trambusto interveniva la più adulta, la maitresse che veniva accoltellata a morte. Stesso destino toccava alla 20enne; inutile il suo tentativo di sfuggire al killer uscendo dall’appartamento, nuda. Era colpita sul pianerottolo come la collega al torace, alla gola e alla schiena. Con furia ed impeto. Le ferite sono numerose ed imprecise. Segno che l’assassino non ha potuto operare con calma come con Marta Castano Torres.

Benché i fascicoli aperti siano due, gli inquirenti sono sempre più convinti che la mano assassina sia una e che l’ordine degli omicidi sia inverso rispetto al ritrovamento dei cadaveri.

C’è da dare ancora un nome alle due vittime cinesi. La più anziana, la titolare era molto riservata, non dava confidenza agli altri inquilini. Si faceva vedere poco ed anche l’amministratore sa poco di lei: “quell’appartamento era un muro”.
Forse qualche notizia in più dai proprietari, quando saranno rintracciati.  Da recuperare anche l’arma dei delitti. I cassonetti sono stati ribaltati ma il coltello o stiletto non è stato recuperato.

La scientifica al lavoro per isolare eventuali tracce di DNA. Nell’appartamento di via Riboty e nel sottoscala di via Durazzo. Il killer conosceva le sue vittime. Gli hanno aperto la porta. Lo hanno accolto. Ma lui, il killer, aveva già in mente il suo piano. Uccidere.

Ma perché? Delitti all’apparenza senza movente. Se non un disturbo dell’omicida che gli ha scatenato la volontà punitiva.

Le case di Prati sono frequentate da professionisti in cerca di relax; in zona sono tante e molto gettonate. Forse il cliente assassino veniva da fuori quartiere.

Rossana Livolsi

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