Meglio ancora il silenzio.Tombale. Al punto che Alberto Piperno, il padre di Alessia che con un post su Faceboook aveva reso pubblica la detenzione di sua figlia nelle carceri della repubblica islamica, ha rimosso quel post.
Nella libreria di famiglia in via dei colli Albani, al Tuscolano, bocche cucite. La situazione è seria ed è meglio lasciar lavorare la diplomazia.
A rendere noto il fatto che tra i 9 stranieri arrestati a Teheran, ci fosse anche Alessia Piperno, era stato il padre su Facebook dopo una telefonata disperata della ragazza. Non la sentivano da quattro giorni e in famiglia erano preoccupati. Poi la telefonata, in lacrime e la disperata richiesta di aiuto. Di farla uscire dal carcere. “Dove c’è gente rinchiusa da mesi e non sa neppure perché”.
Alessia teme di finire nel buco nero dell’universo carcerario iraniano da dove potresti non uscire mai più. La Farnesina è al lavoro, affiancata dalla diplomazia dell’Unione. Con lei altri giovani europei.
Alessia nei suoi interventi sui social si era schierata al fianco delle ragazze e dei ragazzi iraniani che ogni giorno mettono in gioco la vita per avere un po’ di libertà.
“Questa terra mi è entrata nel cuore” aveva scritto confessando nel post pubblicato nel giorno del suo compleanno, “di non riuscire a lasciare il paese”. Dove il clima dopo la morte di Masha è diventato incandescente.
La travel blogger romana aveva già in mente la prossima tappa del suo viaggiare nel mondo: l’amato Pakistan, sconvolto da un’ondata senza precedenti di maltempo con migliaia di vittime. Adesso bisognerà tentare il tutto per tutto per tirarla fuori dalla galera della polizia morale di Theran. (red/RL)
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