Chi dice che era nato di gennaio, chi dice di febbraio, l’unica cosa certa è che era del 1937 e che in questi giorni Franco avrebbe compiuto 85 anni.
Franco, il clochard di Ponte Milvio, l’amico di tutti, per anni istituzione della piazza che ci fosse il sole o la pioggia, di notte e di giorno.
Comparve a Ponte Milvio intorno al 1980, o forse anche prima, e vi rimase fino al 2010, poi se ne persero le tracce. Viveva all’aria aperta sull’aiuola centrale, lì cucinava, lì mangiava e lì dormiva, sotto le stelle e non sempre del tutto sobrio.
In breve divenne il beniamino della piazza. I negozianti lo aiutavano, i residenti gli regalavano cibo e indumenti. Era innocuo, simpatico. Chiunque, passando con l’auto, lo salutava, riceveva in cambio un ciao, un sorriso, spesso una levata di calice, un bicchiere di plastica.
Amava la sangria Franco. La preparava in un contenitore poggiato su un muretto. Con le sue mani, a dire il vero non sempre pulitissime, sbucciava mele, pesche, arance, le innaffiava con abbondante vino rosso e poi girava girava, prima di immergervi il bicchiere con le mani. Una volta me ne offrì uno, declinai con gentilezza per non offenderlo.
Era di origini siciliane Franco, era nato e vissuto a Messina prima di arrivare a Roma dove trovò lavoro in una nota pasticceria di Ponte Milvio. Era bravo nel suo mestiere, mise su famiglia, vivevano in zona.
Poi un giorno, per non si sa quali problemi familiari, abbandonò moglie e figli e divenne un clochard.
A chi gli chiedeva il perché rispondeva, come fece nel corso di una nostra intervista, “Non ho voglia di pensare al mio passato, avevo una moglie, tre figli, uno l’ho perso per le sue brutte compagnie, il mondo è perfido. Ora la mia vita è questa, su questa piazza, qui mi sento un re, sono libero, non do fastidio a nessuno e ho tanti amici, tutti mi salutano e mi vogliono bene”.
E’ vero, tutti gli volevano bene. A Ponte Milvio era un po’ come il Remigio di piazza Barberini, il pazzerello con le antenne in testa che strappava sorrisi ballando, strillando, rincorrendo le auto blu e apostrofandone in malo modo i passeggeri riservando invece delicati complimenti à tout ce qui portait joupon, per dirla alla Moustaki.
Anche Remigio, come Franco, ci ha lasciati nel 2010. Il primo se n’è andato per un ictus, del secondo non si sa più nulla. Ovunque tu sia Franco, buon 85mo compleanno.
Claudio Cafasso
© RIPRODUZIONE RISERVATA